
"il grande vetro e` una sorta di assunzione, un passaggio dal mondo terreno al cielo delle realta` superiori. ma questa assunzione non ha niente di religioso; e` una speculazione metafisica. e un poema d`amore, una sorta di epopea erotica e cosmica, in cui i grandi sconvolgimenti dell`universo accompagnano le miserie umane. lo e` perche` e` ancora riconducibile al simbolismo della fine del xix secolo, di tutto un clima particolare. e proprio perche` ci troviamo spesso in pieno simbolismo, e`, al limite, indifferente se, incessantemente spinti dal demone dell`analogia, propendiamo per un`esegesi piuttosto che per un`altra."

il saggio di baudelaire su wagner e` una meditazione sulla musica, sui riverberi e le corrispondenze che trascorrono tra il linguaggio musicale e gli altri linguaggi dell`arte. e allo stesso tempo una appassionata difesa del nuovo, dell`invenzione e dell`azzardo che definiscono e rendono vivo il lavoro dell`artista, qualunque sia il suo linguaggio specifico. l`occasione e` data da due eventi parigini: i concerti wagneriani al the`a`tre des italiens, diretti dallo stesso compositore (1860) e la "prima" del tannha`user all`ope`ra nel marzo del 1861, il cui terzo atto e` sommerso dal tumulto della contestazione. presenti alla "prima", con baudelaire e gautier, molti poeti e artisti difensori di wagner, ma anche musicisti come gounod, offenbach, berlioz.



in "inquisizioni" borges privilegia autori e motivi legati alla cultura argentina - sul versante della cultura avanguardistica come su quello dell`ispirazione popolareggiante - e sullo sfondo si staglia il controverso rapporto che lega lo scrittore alla letteratura spagnola e all`eredita` barocca in particolare, ma non mancano i segni di una capacita` precoce, spesso folgorante, di misurarsi con le grandi questioni letterarie e culturali: basti pensare al saggio sull`"ulisse" di joyce, probabilmente il primo apparso in america latina o a quello su sir thomas browne, dove borges disegna un autoritratto in fieri.


il ballo, i suoi luoghi e i suoi riti si confermano come metafora dell`esistenza umana. perche` quando si entra in una sala da ballo ci si esibisce, ci si confronta, si lotta con se stessi e con i rivali, si cerca di far brillare il meglio di se`, ma senza rivelarsi troppo. perche`, come nella vita vera, quello che conta e` mantenere tutto su un piano di non-compromissione. si impara molto in balera, si impara a conoscere se stessi e il proprio genere, a fidarsi e a diffidare, a osservare e essere osservati.


sono passati ottant`anni dall`ottobre 1928 in cui un giovane prete spagnolo, josemaria escriva de balaguer, fondo` l`opus dei. nonostante la grande forza vitale e i riconoscimenti che ha avuto in questi anni (come la canonizzazione del fondatore nel 2002 da parte di papa giovanni paolo ii), e forse proprio a causa del successo riscontrato presso persone di ogni paese e di ogni ceto sociale, ancora oggi l`opera e` considerata con sospetto da molti. sono centinaia gli articoli di giornale e i libri scritti per dimostrare che la prelatura fondata da san josmaria sia una specie di societa` clandestina, ricchissima e potentissima, custode di segreti terribili e in grado di influenzare in maniera occulta il corso della politica e della storia. pippo corigliano, da quarant`anni portavoce dell`opus dei in italia, conosce meglio di ogni altro la difficolta` di presentare il messaggio di san jose` maria al mondo dei media di oggi: "e` evidente che la cultura dominante tollera tutto ma guarda con freddezza chi ha fede in dio. e altrettanto evidente che l`opus dei parla di fede, una fede operativa, proprio quella che - e` il caso di dirlo ha una cattiva stampa. la cultura dominante e il messaggio dell`opus dei non sono quindi fatti per capirsi subito. se poi pensiamo al sistema mediatico cosi` com`e`, appare evidente che colui che ha il compito di gettare un ponte fra queste due posizioni diventa un personaggio interessante".

il grande uther, re della dumnonia, e` morto. come erede ha lasciato un bimbo di pochi mesi, nato nel cuore dell`inverno, debole e inerme: il nipote mordred. solo artu`, generoso guerriero, potra` proteggerlo dalle forze avverse e condurlo al regno. solo lui potra` opporsi con la magica spada all`assalto dei sassoni da oriente. ma quando il valoroso reggente rifiuta un matrimonio di stato per inseguire la bella ginevra, la guerra con i vicini della dumnonia si fa inevitabile. dentro la britannia la forza si raccoglie su excalibur per la prima sfida. con il re d`inverno ha inizio l`avvincente saga del medioevo celtico, magica e avventurosa.

l`anabasi, scritta in terza persona e sotto pseudonimo, narra la spedizione (a cui senofonte partecipo` in posizione di rilievo) dei cosiddetti diecimila a favore del persiano ciro contro il fratello artaserse e la difficile ritirata verso il mar nero. l`opera e` una straordinaria odissea in prosa che anticipa il romanzo d`avventure. l`anabasi infatti non e` altro che un viaggio per via di terra, attraverso tremende peripezie, pericoli, incontri con popoli strani, minacciosi, inquietanti. ma senofonte e` un odisseo sui generis: abile in stratagemmi, con il gusto dell`avventura, affascinato da terre remote e sconosciute, e` pero` privo di quell`ansia di conoscenza che ha fatto di ulisse l`archetipo della cultura occidentale. e paradossalmente l`anabasi e` un viaggio senza ritorno e senza neppure una vera conclusione: la lunga vicenda di senofonte e dei mercenari superstiti non si conclude con il ritorno a casa, ne` conosce un punto di approdo definitivo, ma termina come i romanzi salgariani indicando all`orizzonte il profilarsi di nuove battaglie e di altre avventure.



pompei e` la citta` piu` viva delle citta` morte. dal settecento, quando cominciarono gli scavi, ha continuato a parlare, a svelare segreti, a dire l`ingegno, la bellezza, la florida grandezza della civilta` romana. eva cantarella e luciana jacobelli le hanno gia` dedicato un libro illustrato, una "guida" intelligente che e` anche alla base di questa nuova avventura. qui, senza rinunciare a un corredo essenziale di immagini, pompei diventa soprattutto racconto: racconto delle vestigia, dei costumi (i modelli abitativi, i servizi pubblici, gli svaghi), della vita famigliare, dei culti religiosi. ma non solo: complici le testimonianze e i documenti rinvenuti, le autrici risalgono a storie di vita vissuta, di legami amorosi, di relazioni nell`ambito della politica. se jacobelli indaga sul reperto archeologico e da quello trae, con rigore e sapienza, informazioni che accendono l`attenzione, cantarella esplora il tessuto civile, i miti, le leggende. ne esce un libro decisamente "narrativo" - che attinge anche all`ampia tradizione di storie tramandate dalla "scoperta" della citta` in poi, una sorta di germinazione di racconti che e` un`altra parte della ricchezza culturale di pompei. non manca inoltre il quadro (in verita` drammatico) dello stato di conservazione dei reperti, delle losche vicende legate alla gestione del patrimonio, dei tentativi di trovare una soluzione per confermare l`effettiva vitalita` di pompei.





questo libro raccoglie una serie di interventi e di riflessioni sul tema dell`ansia di eugenio borgna, responsabile del servizio di psichiatria dell`ospedale maggiore di novara. il libro e` diviso in quattro sezioni. la prima parte definisce e circoscrive l`ansia nei suoi aspetti patologici, differenziandola dalle esperienze comuni. nella seconda parte viene trattata la dimensione clinica e psicopatologica dell`ansia. nella terza e quarta parte vengono discusse rispettivamente la dimensione esistenziale (con particolare riferimento all`adolescenza e ai vissuti di attesa e nostalgia, di solitudine e timidezza che accompagnano questa eta`), e la dimensione creativa (politica, letteraria, cinematografica)






nel 1947, dopo dieci anni di lavoro e rifiuti editoriali, di sbornie furiose e disavventure assortite (compreso un incendio dove il manoscritto rischio` di andare perduto), usciva sul mercato anglosassone il secondo libro di uno scrittore inglese poco noto. l`autore era malcolm lowry e il romanzo s`intitolava "sotto il vulcano". venne subito acclamato come un capolavoro e, nel giro di poco tempo, divento` prima un classico moderno e poi un film di john huston. raccontava la storia maledetta di un ex console britannico di stanza in una citta` immaginaria del messico e delle sue ultime ore di vita - nel giorno dei morti del 1938 - insieme a una moglie, innamorata ma infedele, e a un fratellastro, idealista ma sleale. ma soprattutto, con uno stile epico e modernista insieme, raccontava una vita in compagnia dei demoni dell`alcol e dei fantasmi del passato, all`ombra di un minaccioso vulcano e del fatalismo messicano.