

l`autore racconta come, dopo vent`anni di ricerca medica, egli scelse di lavorare da indipendente nella sua casa. qui ha svolto negli ultimi trentacinque anni ricerche sullo spazio e sulla radioattivita` delle sostanze chimiche, fino a inventare l`"electron capture detector", che consenti` di rilevare la presenza diffusa di pesticidi e altri prodotti pericolosi. la sua scoperta dell`accumulazione di clorofluorocarburi nell`atmosfera apri` la strada allo studio del buco nello strato di ozono. ma la sua fama e` legata soprattutto all`ipotesi su gaia, che ha modificato il nostro modo di vedere il pianeta su cui viviamo e di cui stiamo minando gli equilibri.


si tratta del primo reportage sul campo di prigionia di guantanamo dove sono reclusi oltre seicento uomini di quarantadue paesi, ritenuti affiliati di al qaeda catturati nella guerra al terrore. bonini, giornalista di "repubblica", ha qui ripreso i reportages pubblicati sul quotidiano integrandoli con un`ampia narrazione inedita. ne risulta un quadro contraddittorio e vivissimo, dove nulla appare scontato e tutto e` da scoprire, dal dettaglio sulla confezione del cibo alle confessioni dei carcerieri. ogni capitolo contiene un`appendice documentale spesso inedita. "guantanamo e` il non-luogo dove l`america ha imprigionato l`incubo di un nemico inafferrabile, dandogli un volto. non e` terra di redenzione, ma laboratorio di punizione senza speranza."


sui muri di nanterre, della sorbonne, dell`ode`on gli slogan della rivolta del maggio francese, raccolti allora da testimoni, sono il diario di un radicale bisogno di rinnovamento: la testimonianza di un desiderio di liberta` disposto a superare ogni limite. rilette trent`anni dopo, le scritte apparse sui muri di parigi, dettate dalla spontaneita` o citate da grandi autori, restituiscono meglio di tante memorie, di molti documenti ideologici, il clima inventivo e provocatorio di una stagione indimenticabile. il libro e` illustrato con alcuni dei piu` famosi manifesti usciti allora.










alla fine di tutto, per tutti, l`inverno diventa primavera. quando ha ascoltato per la prima volta i versi di "in memoriam" di tennyson, gaunt era all`ultimo anno di scuola. ricorda perfettamente la voce baritonale del suo migliore amico sidney mentre li recitava nel cortile del collegio, in un pomeriggio plumbeo. e stata una bella giornata, quella, pensa, sdraiato su una brandina cigolante, con la testa bendata e la mascella rigida. rigida come la bocca spalancata del soldato che ha calpestato fuggendo per trovare riparo in trincea. non riesce a toglierselo dalla testa e le uniche cose che lo tengono ancorato alla realta` sono tennyson e le lettere che sidney gli ha inviato dall`inghilterra, dandogli notizie sui compagni, sulle lezioni, sugli studi. gaunt darebbe l`anima per tornare a quei giorni, a discutere di metrica e poesia greca, invece di indossare la divisa. in collegio l`eco delle bombe e dei proiettili era pioggia, qui e` tuono insondabile. eppure ci sono quei versi. eppure ci sono due braccia che lo stringono forte e un corpo caldo con cui condividere il misero spazio della brandina. il respiro di sidney, accanto a gaunt, lo rassicura e, lentamente, lo rende consapevole del cuore che batte. d`altronde, la letteratura lo insegna: la tragedia della guerra non puo` annientare l`amore. una storia che racconta ombre e luci dell`inizio del novecento, attraverso gli occhi di due giovani uomini che trovano l`uno nell`altro la forza di superare l`insensatezza del conflitto e consolazione nell`immortale lezione dei classici, appresa tra i banchi di scuola.