

non sempre un`opera prima segna la nascita di uno scrittore. ma se si tratta di william faulkner, e se la materia del romanzo ha il sapore di un regolamento di conti, o di un risarcimento, il miracolo puo` avvenire. quando "la paga dei soldati" esce per la prima volta, nel 1926, faulkner ha trascorso gli otto anni dalla fine della grande guerra raccontando episodi del conflitto; e l`impressione che il lettore comune ricava dal libro e` che il suo protagonista, il tenente donald mahon, sia un alter ego dell`autore. cosi` non e`, dal momento che faulkner, scartato dall`aviazione americana per un problema di centimetri e poi arruolatosi sotto falso nome in quella canadese, non aveva fatto in tempo a partire per l`europa prima dell`armistizio: dunque non era stato, come mahon, orribilmente ferito in combattimento, ne` aveva dovuto attraversare una tormentosa convalescenza affidandosi alle cure di tre donne la sensuale fidanzata cecily, "insincera come un sonetto francese", la governante emmy, sua amante anni prima per una sola notte, e la giovane vedova margaret powers. il dolore e le passioni di mahon - o di quanto resta di lui si trasformano cosi` in quell`urlo che di faulkner diverra` piu` tardi l`emblema: e in un magnifico furore che investe le passioni e le miserie di un intero microcosmo, su su fino alla "muta cacofonia dorata delle stelle".

i topi sembrano essere la specie meglio attrezzata per sopravvivere a una catastrofe naturale. non a caso, dunque, grass ha scelto una ratta parlante per avviare con lei un serrato dibattito per il futuro dell`uomo e su un processo di autodistruzione che forse e` gia` irreversibile. per completare la sua apocalittica requisitoria, grass ha convocato in questo romanzo a piu` piani e varie prospettive i personaggi dei suoi libri precedenti.


composti tra il 1850 e il 1859, questi testi raccolgono le riflessioni di baudelaire sull`hascisc e sulle droghe leggere, fortemente influenzate da un lato dalla sua esperienza personale, dall`altro dall`esempio dell`"ebrezza" di poe e delle "confessioni di un mangiatore d`oppio" di de quincey. se in un primo tempo il grande poeta francese riflette sul parallelismo emotivo tra lo stato di eccitazione provocato dall`hascisc e l`invasamento lirico, ben presto si accorge pero` che le droghe possono solo limitarsi a scimmiottare l`arte, rivelando l`illusorieta` dei paradisi che sono in grado di creare. il libro contiene uno scritto di jean-paul sartre.





non si puo` dire che il moderno sia veramente nato finche` baudelaire non comincia ad annotare le stenografie del suo . qui, perduta l`antica cornice del verso, parla solo una lingua dei nervi, ogni riga e` un sussulto, un tremore della sensibilita` e dell`intelligenza, mescolate senza rimedio. poe e joseph de maistre furono i padrini metafisici di quella lingua, in una accorta commistione di satanico e di celeste. ogni tasto che baudelaire sfiora, e fosse anche per produrre il suono piu` stridente, e` qualcosa che continua a toccare noi tutti, , che abbiamo imparato a riconoscere in lui un . queste pagine non sono un , che poggi sulla tranquilla convenzione di un io. il dandy e il teologo, il poeta assillato dai debiti, il cronista della betise, l`allegorista: sono questi i personaggi, tutti interni a baudelaire, che qui, volta a volta, lanciano i loro , folgorazioni intermittenti che traversano il cielo fosco della grande citta`. sono segnali rapidissimi, ma non si cancellano dalla memoria. questo e` il libro che, oggi come ieri, ogni sedicenne dovrebbe portare in tasca. aprendolo, vi leggerebbe, per esempio: .





il meridiano offre al lettore un ampio numero di testi, allargando la scelta a tutti i campi in cui si e` mossa la ricerca baudelairiana: poesia, prosa, critica. tutte le traduzioni sono nuove, accomunate dal proposito di restare il piu` possibile fedeli ai toni e ai registri fondamentali della scrittura di baudelaire. le singole sezioni sono precedute da brevi introduzioni.

romanzo epocale, "il tamburo di latta" compie cinquant?anni e conserva tutta la sua carica provocatoria. in modo umoristico e grottesco, narra la vicenda del protagonista oskar matzerath, il tamburino inseparabile dal suo tamburo e con una voce potentissima che manda in frantumi i vetri. dal manicomio dove e rinchiuso oskar rievoca la propria storia, indissolubilmente intrecciata alla storia tedesca della prima meta del novecento. scorrono cosi nel fiume del suo racconto immagini memorabili, a partire da fatti leggendari come il concepimento e la nascita della madre sotto le quattro gonne della nonna, passando per la sua venuta al mondo ricca di presagi, fino all?ascesa irresistibile del nazismo e al crollo della germania. e stato nel giorno del suo terzo compleanno che oskar, in odio alla famiglia, al padre, alla societa ipocrita, ha deciso di non crescere piu. da quell?osservatorio particolare che e la citta polacco-tedesca di danzica e poi da dusseldorf, grazie alla sua prospettiva anomala di nano, puo guardare al mondo degli uomini dal basso e scorgerne cosi meglio le miserie e gli orrori, mentre la sua deformita si staglia contro la ripugnanza della normalita piccolo-borghese. con occhi disincantati e spalancati sulla ferocia e violenza del mondo grida una rabbia che non risparmia la vilta e la corruzione di nessuno, neppure le proprie. di questa pietra miliare della letteratura contemporanea viene ora proposta una nuova traduzione.