
luogo simbolico per il destino di claude monet, giverny e` quello spazio magico dove, negli anni, avverra` la trasformazione alchemica della sua pittura verso una progressiva smaterializzazione del dato reale. il libro raccoglie una scelta di centocinquanta tra le moltissime lettere che monet scrisse a partire dal 1883, anno in cui acquisto` la proprieta` di giverny, fino alla morte. se altri pittori scelsero la scrittura come strumento di indagine interiore da affiancare alla ricerca in campo figurativo non e` questo il caso di monet. la sua scrittura e` tutta protesa a destreggiarsi tra gli assilli economici e una lotta assidua per affermarsi sulla scena artistica parigina. una testimonianza preziosa di uno dei protagonisti della storia dell`arte moderna.



in un libro e un cd audio che raccoglie brani di trasmissioni divenute "storiche", la lunga strada fatta da una radio milanese che ha segnato trent`anni di vita italiana. oggi, e ormai da tre decenni, "radio popolare considera valori irrinunciabili la propria indipendenza e la propria funzione di servizio. e considera un diritto essenziale della persona quello di poter comunicare ed essere informata. "partendo da questi presupposti", citati dalla "dichiarazione d`intenti" della cooperativa che fin dalla creazione guida e forma l`ossatura della radio, quest`ultima "opera in controtendenza, privilegiando la lettura critica della realta`, con l`intento di scoprire, verificare, sollecitare, evidenziare cio` che non appare."

"spesso mi chiedono cosa abbia significato per me aver conosciuto gaber, o cosa mi manchi del signor g. e io non so cosa rispondere. perche` gaber per me era, come per tutti i figli e piu` che ogni altra cosa, mio papa`. il papa` bellissimo che mi accompagnava a scuola, la persona con cui ho giocato, dialogato, discusso, imparato a vivere. ho lavorato con lui, vero. ma anche in quel caso restava, soprattutto, mio padre. di lui mi manca tutto, e parlarne non e` facile. c`e` imbarazzo. pero` non posso fare a meno di battermi per la sua memoria, visto che ci ha lasciato un`eredita` sterminata di opere belle e attuali, di idee che impongono un esercizio permanente del pensiero. nulla di mio padre era facile. non era facile guardarlo, con quella sua espressione quasi impossibile da decifrare. non era facile ascoltarlo ne` capirlo. e non perche` facesse ricorso a un linguaggio inaccessibile: era un uomo piacevole e divertente. pero` confrontarsi con lui imponeva, impone, onesta` intellettuale; la scelta di preferirsi persona piuttosto che maschera. e non e` mai facile accettare chi ci mette di fronte alle nostre finzioni, trasformandosi in uno specchio capace di mostrare esattamente chi e come siamo dentro." (dalia gaber)


i tetti di parigi affascinano da sempre: fanno parte dell`immaginario comune, ma in fondo nessuno li conosce veramente. per dipingerli, fabrice moireau ha suonato alle porte, ha fatto finta di abitare nell`edificio, si e` inerpicato a caso qua e la`, lo sguardo in bilico e la vertigine in agguato. il suo intento? mostrare sotto un`altra luce i monumenti celebri, i luoghi pubblici e anche gli angoli meno conosciuti della citta`. introdurre visioni e scorci inediti.

