
con "piccolo cesare", del 1929, siamo all`origine stessa del romanzo criminale. assieme a "giungla d`asfalto", l`altro capolavoro di burnett, costituisce il modello e l`icona di ogni narrazione della giornata del gangster: "brulicante, sporca, fracassona, freneticamente viva" come la metropoli moderna, suo ambiente naturale. da entrambi i romanzi, infatti, vennero insuperabili classici della cinematografia realistica americana; espressioni gergali nacquero dalle perfette metafore dei due titoli, capaci di sintetizzare in un`immagine l`intero universo criminale. ed e` interessante notare che, nati dall`osservazione dichiaratamente oggettiva, "verista" della realta` sociale, i due romanzi hanno certamente influenzato perfino la saggistica sociologica sull`argomento, almeno nelle scelte espressive e nella ricostruzione delle atmosfere. "piccolo cesare" e` il ritratto di un boss, rico bandello, nell`arco della sua avventura: eccezionalmente capace, inesorabilmente freddo, professionalmente estraneo a ogni valutazione etica, straordinariamente fortunato. l`intenzione dichiarata dell` autore era di descrivere l`immagine del mondo vista con gli occhi di un gangster" raccontando la storia "in modo che l`azione stessa parlasse". ma c`e` anche qualcosa di piu`. tacito ed evidente come una scultura, c`e` un tipo umano in tutto il suo spessore psicologico; e in tutta la sua tragedia: essere comunque sconfitto, dover sempre ricominciare.

storia d`amore che si trasforma in ossessione e sfocia in omicidio, il primo romanzo di sabato, apprezzato tra gli altri da albert camus, thomas mann e graham greene, e` una meditazione sulla condizione patologica dell`artista o, piu` in generale, sulla patologia della conoscenza. la voce narrante e` quella di un pittore, juan pablo castel, un uomo solitario che si sente come imprigionato in un tunnel che lo isola dagli altri. dopo il processo che l`ha condannato a scontare la sua colpa, descrive in pagine di grande e impietosa lucidita` il proprio amore per maria iribarne, la moglie di un altro uomo. lei costituisce per lui l`unica residua possibilita`, sebbene parziale, di contatto con il mondo attraverso la sua arte. almeno fino a quando lui non si accorge che anche questa forma di comunicazione e` irrealizzabile e arriva, in un crescendo drammatico di delirio, a eliminare l`oggetto stesso della sua allucinata e contorta passione. "e esistita una persona che mi potrebbe capire. ma fu, precisamente, la persona che ho ucciso."

