yuko e` in grado di vedere cose che gli altri non vedono, e di indovinare i desideri e i pensieri di chi le sta intorno grazie a una sensibilita` fuori dal comune. compiuti quattordici anni, tutto sembra assumere sfumature misteriose, e il mondo si popola di bizzarre creature. yuko sta imparando ad assegnare un colore a ogni stato d`animo e a ogni emozione; a insegnarglielo e` kyu, il suo maestro di disegno, che ha il doppio dei suoi anni. quando dal fusto di una pianta fuoriescono degli strani omini verdi, loro sono gli unici a vederli. nello stesso istante, yuko assapora l`incanto sottile del primo amore. sospesa tra realta` e immaginazione, un`adolescente va incontro alla vita accompagnata dagli affetti piu` cari, e scopre, giorno dopo giorno, i turbamenti del cuore, la tenerezza dei sentimenti e la difficolta` di diventare grande.
1996. Da tempo fuori catalogo
Live 1973: Vassar Clements, Jerry Garcia, David Grisman, John Kahn, Peter Rowan.
Dopo Grown Unknown, edito come questo dalla JagJaguwar, il nuovo lavoro di Lia Ices la pone sulla scia di un'altra compagna di scuderia, Sharon Van Etten. Meno elettrica e più lieve, Lia Ices è una sorta di folk singer moderna: le sue canzoni sono delle metafore che accendono l'immaginazione e che creano un tappeto di sensazioni molto particolare.
Ben Miller e la sua band ( Scott Leeper, Doug Dicharry e, da questo disco, Smilin' Bob e Rachel Ammonds), sono un gruppo emergente che mischia in modo abile rock, blues e radici. Usano le armonie vocali per rendere più ricca la propria musica ( che presenta una strumentazione varia: banjo, chitarre, washboard, percussioni, armonica, mandolino ). Il risultato è una musica contaminata, che non è nè country nè blues, ma mischia elemnti vari rendendo il suono originale, anzi decisamente personale. E poi ci sono anche il folk degli Ozarks e la tradizione antica della propria terra. Da sentire, molto interessanti.
una foresta innevata che si trasforma a natale in un meraviglioso giardino, impervie montagne che rivelano miniere d`argento, schiere di anime perdute che penano tra i ghiacci eterni, accudite da una vecchietta abbandonata che non si rassegna alla solitudine: e` la svezia delle antiche fiabe che rivive in questi racconti di selma lagerlof, quella dei miti e delle leggende, delle storie tramandate al lume di candela nelle lunghe notti nordiche. ma come nei suoi grandi romanzi, lo sfondo fantastico serve a raccontare i desideri, le passioni, le grandi domande morali. la fede nella bellezza di un vecchio abate che fa nascere un fiore nel buio inverno del nord, la giovane che perde il suo amore in mare e trova nei sogni come riportarlo in vita, il violinista presuntuoso che impara l`umilta` dalla musica di un ruscello. dietro un`apparente semplicita` emerge una sottile indagine dell`animo umano: non c`e` mai un "vissero felici e contenti" nelle sue storie, ma il lieto fine e` segnato da una redenzione, l`accettazione di un limite, il superamento di una paura, una ritrovata fiducia nella fantasia. e quasi sempre il "miracolo" avviene attraverso un racconto nel racconto, quell`inesauribile potere dell`immaginazione di far vedere la realta` con altri occhi o di ricrearla, di trasformare uno scrigno nascosto nel tesoro dell`imperatrice maria teresa, e di insegnare a re gustavo come il valore degli uomini superi ogni ricchezza.