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"osservare freddamente dio - caldamente, lo fu gia` abbastanza". per questa impresa, che e` gia` di per se` un`empieta`, sgalambro si e` scelto come invisibili protettori quei grandi teologi dimenticati, come suarez o melchor cano, che sapevano trattare di dio con cupa professionalita`. qui, come ancora in spinoza e in schopenhauer, dio torna a essere il mondo nella sua profonda estraneita`, nella sua avversione al soggetto, che attacca fino a ucciderlo, nella sua controfinalita`.

chesterton apre questa raccolta di scritti con una doppia ironia: che nel giallo la tecnica e` tutto e che lui stesso ha scritto alcuni dei peggiori gialli del mondo. chesterton spiega come si scrive un giallo, come si lavora nella officina del mistero e della sorpresa. in realta` chesterton spiega anche come si debba leggere un giallo, come scoprirne la qualita`, come cedere al suo incanto razionale senza cadere nel vizio della serialita`.

non una storia del fascismo e del nazismo, bensi` un bilancio puntuale dei tratti che li apparentarono, e delle singolarita` rispettive. grande attenzione e` data anche al parallelo sul governo dell`economia, incluse l`agricoltura, l`autarchia e la mobilitazione economica; al rapporto dei due regimi con la cultura e la societa`, al rispettivo grado di consenso, infine al modo in cui nazismo e fascismo affrontarono la sfida della guerra. l`autore reca un utile contributo conoscitivo sui caratteri del totalitarismo di destra. questa edizione si arricchisce di nuove informazioni sull`organizzazione sociale e sul ruolo dei militari nei due regni.

per quanto grandi siano le speranze e le supposizioni umane," scrive severino sulla soglia di questo suo nuovo libro "esse si accontentano di poco, rispetto a cio` da cui l`uomo e` atteso dopo la morte e a cui e` necessario che egli pervenga". nel proseguire, con ammirevole rigore speculativo, quel temerario percorso filosofico che da "destino della necessita`", attraverso "la gloria", e` approdato a "oltrepassare", severino procede qui "risolvendo un problema decisivo, lasciato ancora aperto": se "la terra isolata dal destino e` oltrepassata dalla terra che salva e dalla gloria", nondimeno su "`questa nostra vita` - si potrebbe dire - incombe la morte, e continuamente vi irrompe". sorge quindi un interrogativo ineludibile: "l`attesa della terra che salva continua anche dopo la morte (e che cosa appare in questo prolungarsi dell`attesa? sonno, sogni, incubi?), oppure con la morte ha compimento anche l`attesa?". nell`architettura del grandioso edificio teoretico che il filosofo e` andato solitariamente costruendo nel corso degli anni, "la morte e la terra" appare dunque un vertice dal quale lo sguardo si spinge oltre ogni confine, giacche` severino non teme di consegnare risposte definitive: "avvicinarsi alla morte e` avvicinarsi all`immenso della terra che salva della gioia".

riuscire a prevedere le intemperie finanziarie, cosi` come ormai riusciamo a fare con gli uragani e le tempeste, forse restera` solo un sogno; tuttavia le teorie scientifiche adoperate per le previsioni in campo meteorologico e per la prevenzione dei terremoti in geologia, se applicate all`analisi del sistema economico, possono offrire un riparo dalle turbolenze che ciclicamente si abbattono sul sistema capitalistico odierno. il crollo finanziario del 2008 non ha minato soltanto le fondamenta del sistema economico mondiale, ma ha anche sancito la crisi del pensiero economico finora dominante. i concetti di stabilita` ed efficienza dei mercati sono stati disattesi dagli effetti di quegli stessi meccanismi che avrebbero dovuto garantirne l`attuazione. derivati, leva finanziaria, hedge funds, scambi ad alta frequenza, contrariamente a quanto previsto dalla teoria economica dell`equilibrio, hanno invece contribuito, nel momento della crisi, ad amplificare i risultati negativi dei crolli di borsa. nel raccontare la storia economica di questi ultimi anni, mark buchanan trasmette un nuovo modo di pensare che potrebbe rivoluzionare le scelte di politica economica. prefazione di paolo sylos labini.

quale cosa attinge, "in ultimo", l`anima dopo essersi aperta, attraverso l`angoscia, alla ricerca di se`? e questo l`interrogativo che sottende l`originale articolarsi del nuovo libro di massimo cacciari. tre voci in dialogo tra loro e con i `maggiori loro` - da platone a husserl, da tommaso a cusano a karl barth - cercano di rispondere a tale domanda, ognuna seguendo il proprio : la voce portatrice di un autentico e radicale scetticismo dell`intelletto, la voce che incarna l`atto di fede in lotta contro se stesso, e infine quella dell`autore, che agli amici si rivolge anche attraverso due lunghe serie di lettere, riprendendo, sviluppando - e se necessario criticando - le idee della sua piu` importante opera teoretica: "dell`inizio". infatti, dopo aver indagato, in "geofilosofia dell`europa" e nell`"arcipelago", l`irriducibile pluralita` delle radici culturali presenti nel paesaggio europeo, l`attenzione di cacciari torna a volgersi a quel che e` il problema filosofico fondamentale. la cosa ultima, quindi, non e` che l`inizio: qui pero` non e` piu` semplicemente inteso come indifferente insieme di tutte le possibilita`, bensi` come l`infinita` stessa della cosa nella sua inalienabile e intramontabile singolarita`. solo attingendo alla cosa ultima, `toccandone` l`essenza divina, l`anima esprime la propria unica, possibile liberta`. e il fare filosofia si manifesta allora per cio` che sempre, e ancora una volta, dovrebbe essere: movimento di liberazione.

thomas, una delle figure piu` coerenti e riuscite che la letteratura italiana abbia offerto negli ultimi decenni: in un unico volume i primi tre di un autore di culto che raccontano lo sbriciolamento di un paese senza morale, senza bellezza, senza piu` tradizione. scritte come un`improvvisazione jazzistica, le prime tre opere di trevisan sono l`elaborazione letteraria dell`incessante ruminare di pensieri, ricordi, immagini che affollano la mente di thomas. a caratterizzarle e` la scrittura: uno standard che prende, via via, la forma del soliloquio, in un intreccio serrato tra processo mentale e linguistico. cosi`, in "un mondo meraviglioso", il moto senza pace di thomas, nei dintorni di vicenza, apre squarci su una provincia italiana ormai putrescente, mentre ricordi dolci/amari lo conducono a un padre dall`insopportabile filosofia di vita. "i quindicimila passi" sono invece la distanza che thomas conta, con una precisione metodica, da casa alla questura, da casa al tabaccaio, da casa allo studio del notaio strazzabosco: gesti esatti, netti, che rincorrono il vano tentativo di attenuare il senso di vuoto e di morte che lo opprime. infine "il ponte", ultimo atto, alfa e omega, inizio e fine dei conti con un passato ancora troppo presente. thomas ha visto, sognato, immaginato cio` che non c`e` o non c`e` piu`, attraverso un racconto del mondo, il suo, che rende organica l`esistenza, cosi` come la scrittura di trevisan ha strutturato il mondo, il nostro, in uno scenario mitico e tragico in grado di portare piu` avanti e piu` a fondo la riflessione sull`umano destino. postfazione di emanuele trevi.

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