pubblicato nel 1749, "tom jones" racconta la storia di un trovatello, abbandonato in circostanze misteriose nella dimora del giudice allworthy, l`adolescenza spensierata, l`amore corrisposto per sophia, ma anche le peregrinazioni del giovane in giro per l`inghilterra.
l`inconfondibile impasto di mistero e quotidianita` e la trasparenza della parola che li dice hanno subito fatto riconoscere in charles simic uno dei maggiori poeti contemporanei. e in questo libro, che raduna my noiseless entourage e una scelta dai selected poems, il suo universo - fisico e mentale - si mostra con una vividezza abbagliante. un universo di interni desolati e di periferie hopperiane abitate da gente anonima, dove gli oggetti sembrano giacere spaesati dopo aver perduto ogni funzione. un`america di luoghi e immagini di memorabile intensita` - cinematografi abbandonati, bische clandestine, biblioteche di quartiere, diner notturni, giardini deserti, polvere, specchi, strade senza fine, cicli di un azzurro perenne -, dove si affacciano ombre e presenze indecifrabili, sospetto di metafisica subito soffocato dallo scetticismo e dall`ironia.
"diario russo" e` il testamento morale di anna politkovskaja, ma anche la spiegazione implicita del suo assassinio, avvenuto il 7 ottobre 2006 e rimasto impunito. il libro ricostruisce infatti in dettaglio, su basi rigorosamente documentarie, anni cruciali della storia russa, contemporanea. rispetto alla russia di putin, questa volta la verita` sul paese non si rivela attraverso un affresco polifonico, storie convergenti che solo alla fine individuano il loro motore immobile nella figura di putin. qui la prospettiva e` rovesciata: si parte dal centro stesso del potere, documentando giorno per giorno il gioco politico che ha portato alla morte della democrazia parlamentare russa e al progressivo contrarsi della liberta` di informazione. una morte annunciata gia` nel 1999, ma divenuta palese con l`elezione pilotata della quarta duma nel dicembre 2003 e l`indebolimento del fronte democratico. l`esplosione nella metropolitana di mosca, il crollo del parco acquatico di jasenevo, l`insabbiamento dell`inchiesta sull`eccidio al teatro dubrovka, l`assassinio del presidente ceceno achmet kadyrov e l`intervista a suo figlio ramzan, le testimonianze sul sequestro di beslan, le cosiddette "azioni terroristiche di al-qaeda nel caucaso": sono solo alcune tappe di un viaggio perturbante nella storia di ieri. e la formula del diario permette di ricostruire i passaggi intermedi di avvenimenti che hanno sconvolto la russia e insieme le loro connessioni con la politica, spesso sfuggite ai media occidentali.
apparso nel 1972, "l`oro delle tigri" si inscrive in uno dei periodi piu` intensi dell`attivita` poetica di borges e ne documenta un volto nuovo. la meditazione sui temi del tempo, dell`identita`, del sogno e` percorsa da un sentimento elegiaco di rimpianto e di nostalgia meno dissimulato e controllato e le domande sul mistero dell`esistenza, della morte, della divinita` esprimono ora un senso di profonda desolazione piu` che un`urgenza speculativa. il borges di questi anni e` meno restio ad abbandonare la sua "estetica del pudore" e piu` incline a parlare di se`, delle sue tristezze, della sua solitudine, delle assenze, degli amori mancati.
otto anni dopo essere stato consacrato sovrano di un regno che abbracciava quasi tutta l`india, asoka condusse una guerra di conquista nel kalinga, sul golfo del bengala. vinse. ma, dopo aver vinto, senti` rimorso. e volle esprimere quel rimorso con parole incise sulla roccia: "centocinquantamila uomini sono stati deportati; centomila sono stati uccisi, in numero ancora maggiore sono periti... il rimorso possiede l`amico degli de`i (asoka) da quando ha conquistato il kalinga. infatti la conquista di un paese significa l`uccisione, la morte o la prigionia per la gente: pensiero che l`amico degli de`i sente fortemente che gli pesa."
in una notte di mezza estate si intersecano, come in una fe`erie, due storie di seduzione, separate da piu` di duecento anni e oscillanti vertiginosamente fra l`inebriante e l`esilarante.
nietzsche, kraus, robert walser, adorno, bazlen, ce`line, benjamin, freud, benn, brecht, schreber, wedekind, bloy, reich, le`autaud, heidegger, michelet, stendhal, marx, weininger, simone weil, stirner, flaubert, hofmannsthal: di loro - e di altri (tutti appartenenti a quell`eta` arcaica che fu chiamata ) - si parla in questo libro. sono incontri che hanno lasciato traccia in saggi, indagini, articoli composti nel corso di piu` di vent`anni e qui presentati nell`ordine in cui sono stati scritti. le connessioni sono molto fitte - e dovrebbero affiorare strada facendo. cosi`, se all`inizio incontriamo la tesi di nietzsche su , alla fine le rispondera` un saggio su quel terrore delle favole che sta sul fondo della disputa teologica di platone contro omero e ancora oggi opera fra le quinte della nostra mente. come anche: percorre il libro da capo a fondo, ma gia` e` accennato nel titolo, un simultaneo omaggio ai mani di walter benjamin e di alfred hitchcock.
l`ultima avventura di casanova, un feroce scontro tra amore e morte. (alfredo giuliani)
protagonista di questo romanzo e` un professore universitario che intraprende un viaggio nel salento, la terra delle "tarantate", incuriosito da una tradizione che conosce attraverso le pagine di ernesto de martino, il maggiore antropologo italiano del novecento che al salento ha dedicato la fondamentale opera "la terra del rimorso". ma chi sono le tarantate? sono le contadine che, morse da un ragno (la "taranta") durante la raccolta del grano, colte da lancinanti dolori e smanie, sarebbero curabili solo con la musica ritmata di tamburelli e violini che le fa danzare senza sosta. la narrazione corre pero` anche su un secondo binario: siamo nel 1959 e questa volta protagonista e` proprio ernesto de martino, ritratto, insieme alla sua e`quipe, negli stessi luoghi e nelle stesse circostanze. nell`alternanza fra la prima e la seconda narrazione, molti sono i confronti impliciti: il salento come luogo di transito dei disperati del mondo e il salento come pezzo del sud chiuso e immobile, il disturbo psichico senza tutele efficaci e quello gestito nel nucleo parentale, un certo disfacimento della struttura universitaria e una diversa concezione del sapere accademico, una sessualita` all`insegna dell`omoerotismo che dirompe e un`altra sessualita` all`insegna del ritegno.
un paese della sicilia, trent`anni fa. vito e` un solitario, soprannominato "ombra", anche se la sua vita ombre non ne ha. una sera subisce un attentato. un errore di persona? secondo il maresciallo e` un avvertimento, ma vito non capisce. cosa si vuole da lui? perche` e` minacciato? lo capira` tardi, e l`amara verita` gli dara` il coraggio che non pensava di possedere. primo romanzo di camilleri il cui titolo prende spunto da una frase di merleau-ponty, "il corso delle cose e` sinuoso", frase che si adatta a una certa realta` siciliana, una realta` che sembra sfuggire dalle mani dell`osservatore, intessuta di moventi umani elementari ma oscuri, di gesti cerimoniali che alludono a una seconda natura, a un`ipotesi dell`uomo non misurabile con i parametri della logica.
chesterton apre questa raccolta di scritti con una doppia ironia: che nel giallo la tecnica e` tutto e che lui stesso ha scritto alcuni dei peggiori gialli del mondo. chesterton spiega come si scrive un giallo, come si lavora nella officina del mistero e della sorpresa. in realta` chesterton spiega anche come si debba leggere un giallo, come scoprirne la qualita`, come cedere al suo incanto razionale senza cadere nel vizio della serialita`.
"tutto e` bene quel che finisce bene" e` l`avventura tormentata della bella elena, accolta nella ricca dimora dei conti di rossiglione dopo la morte del padre, uno stimato medico e fedele servitore della prestigiosa casata. ispirandosi liberamente alla nona novella della terza giornata del decameron di boccaccio, shakespeare racconta le intricate peripezie d`amore della giovane elena per bertram, il figlio ed erede del conte, che pero` non intende nemmeno prendere in considerazione l`eventualita` di una relazione con una donna di rango inferiore.
per quanto grandi siano le speranze e le supposizioni umane," scrive severino sulla soglia di questo suo nuovo libro "esse si accontentano di poco, rispetto a cio` da cui l`uomo e` atteso dopo la morte e a cui e` necessario che egli pervenga". nel proseguire, con ammirevole rigore speculativo, quel temerario percorso filosofico che da "destino della necessita`", attraverso "la gloria", e` approdato a "oltrepassare", severino procede qui "risolvendo un problema decisivo, lasciato ancora aperto": se "la terra isolata dal destino e` oltrepassata dalla terra che salva e dalla gloria", nondimeno su "`questa nostra vita` - si potrebbe dire - incombe la morte, e continuamente vi irrompe". sorge quindi un interrogativo ineludibile: "l`attesa della terra che salva continua anche dopo la morte (e che cosa appare in questo prolungarsi dell`attesa? sonno, sogni, incubi?), oppure con la morte ha compimento anche l`attesa?". nell`architettura del grandioso edificio teoretico che il filosofo e` andato solitariamente costruendo nel corso degli anni, "la morte e la terra" appare dunque un vertice dal quale lo sguardo si spinge oltre ogni confine, giacche` severino non teme di consegnare risposte definitive: "avvicinarsi alla morte e` avvicinarsi all`immenso della terra che salva della gioia".
opera giovanile di shakespeare, preannuncia temi e situazioni sviluppati in successivi capolavori, anch`essi ambientati in italia. l`opera e` considerata il prototipo delle commedie "romantiche" che coniugano felicemente la fantasia e l`inventiva con la riflessione sulla complessita` e l`ambiguita` delle azioni umane. incentrata sulla rivalita` di due amici per ottenere i favori della stessa donna, la commedia e` ambientata tra milano e verona nelle corti principesche dell`epoca. si intrecciano tre temi: l`amore, l`amicizia e l`educazione del gentiluomo.
all`era dei pirati della finanza e dell`industria, degli imperi economici costruiti sui campi di battaglia e` succeduto lo scenario desolante degli anni trenta: la borsa in caduta libera, la crisi, la disoccupazione, e "tutti quegli scandali ignobili, quei processi, quei tracolli privi di grandezza"... come molti della sua generazione, christophe bohun non ha ne` ambizioni, ne` speranze, ne` desideri, ne` nostalgie. e un modesto impiegato nell`azienda che suo padre, il bohun dell`acciaio, il bohun del petrolio, e` stato costretto, dopo un clamoroso fallimento, ad abbandonare nelle mani del socio. si lascia svogliatamente amare da una moglie di irritante perfezione e da una cugina da sempre innamorata di lui. "e la pedina" annota la ne`mirovsky sulla minuta del romanzo "che viene manovrata sulla scacchiera, che per due o tremila franchi al mese sacrifica il suo tempo, la sua salute, la sua anima, la sua vita". alla morte del padre, pero`, christophe trova in un cassetto, bene in evidenza, una busta sigillata: dentro, un elenco di parlamentari, giornalisti, banchieri a cui, nel tentativo di evitare il crac, il vecchio bohun aveva elargito somme ingenti affinche` spingessero il governo ad accelerare i preparativi bellici. riuscira` questo bruciante retaggio, questa potenziale arma di ricatto, e di riscatto, a scuotere christophe dal suo "cupo torpore"? difficile trovare un romanzo cosi` puntualmente applicabile a temi e fatti di ottant`anni dopo.
Commedia in cinque atti scritta probabilmente a Parigi nel 1582. La commedia, nella sua storia iniziale e nell`apparato di cui si circonda, pare un episodio della guerra condotta dal Bruno contro l`accademismo, il conformismo e la pedanteria. La trama si annoda su tre motivi: "sono tre materie principali, spiega l`autore, intessute insieme... l`amor di bonifacio, l`alchimia di bartolomeo et la pedanteria di manfurio; pero` per la cognizion distinta de` soggetti, ragion dell`ordine et evidenza dell`artificiosa stesura, rapportiamo prima da per lui l`insipido amante, secondo il sordido avaro, terzo il goffo pedante".
benn si improvvisa cronista di una stagione letteraria, trafigge le banalita` imperanti e rivendica l`essenza della letteratura, che e` per lui la letteratura assoluta, come anche appare nell`alto pathos del discorso in memoria dell`amico klabund. due testi a cavallo degli anni venti, dove sembra che l`inchiostro non si sia ancora asciugato.
per l`importanza e la complessita` dell`argomento (che cos`e` la conoscenza?), la profondita` e la sottigliezza dell`analisi, e la straordinaria ricchezza e varieta` dei temi filosofici che vi sono trattati, il teeteto e` indubbiamente uno dei dialoghi piu` importanti dell`opera di platone, e in generale uno dei testi fondativi del pensiero occidentale. ne sia prova il fatto che ha suscitato l`interesse di filosofi del calibro di ludwig wittgenstein e john mcdowell. ma il teeteto e` anche un testo enigmatico, perche` tutte le soluzioni proposte al problema in oggetto sono sorprendentemente demolite: con il risultato di lasciare ai lettori, da piu` di 2000 anni a oggi, il difficile compito di capire il significato di questa scelta. la presente edizione contiene, oltre a un testo greco affidabile e a una traduzione scorrevole ma anche linguisticamente e storicamente accurata, un`ampia introduzione e un ricco apparato di note, dove l`obiettivo di spiegare il testo cercando di ricostruire le intenzioni che potrebbero aver guidato platone nella stesura si accompagna a una attenta e puntuale discussione dei molti temi filosofici che per il loro rilievo teorico continuano a stimolare le ricerche dei pensatori contemporanei.
il "ritratto dell`artista da giovane" e` la storia di una mente creativa: un`educazione intellettuale, insomma, piuttosto che sentimentale. attingendo ampiamente alla propria biografia, joyce racconta, in uno stile mirabile per inventiva e fantasia, la formazione della personalita` del giovane protagonista stephen dedalus, il suo alter ego, dall`infanzia nel collegio gesuita alla scoperta della vocazione per l`arte. sembra proprio che parli joyce per bocca di dedalus, quando dice: "tentero` di esprimere me stesso in qualche modo di vita o di arte, quanto piu` potro` liberamente e integralmente, adoperando per difendermi le sole armi che mi concedo di usare: il silenzio, l`esilio e l`astuzia". (introduzione di mario praz)
edgar degas era schivo, taciturno, intransigente. e molto solo, perche` solo, e isolato (soprattutto dagli artisti suoi contemporanei) voleva essere. frequentava pochissimi amici, andava in pochissime case. una di queste fu, per vent`anni, quella degli hale`vy: tra il 1877 e il 1897 rari erano i giorni in cui non pranzasse o cenasse da loro, perche` li` si sentiva accolto, e finanche protetto, da quello , da quella . ad ascoltare, affascinato, le parole di degas, c`era un ragazzo, che poi le annotava accuratamente nel suo diario. e che nel 1960, quasi ottantottenne, si decise a pubblicarle. grazie a daniel hale`vy scopriamo, di colui che sin dall`adolescenza gli aveva dato , le battute fulminanti e i paradossi acuminati, il rigore scontroso e i furori intellettuali. ma anche lo stupore incantato con cui degas ascoltava, o narrava lui stesso, una fiaba delle "mille e una notte", o la che gli dava leggere agli amici uno dei suoi sonetti. piu` di ogni altro, daniel hale`vy ha saputo cogliere il suono della , soprattutto quando era - quando lasciava affiorare l`ombra tormentosa di quella che aveva segnato la sua esistenza.
questo libro racconta una storia che comincia prima di adamo e finisce dopo di noi, attraversando la bibbia da capo a fondo, come un mondo a se`. dove un uomo, che si chiamava saul, puo` diventare il primo re di un popolo perche` il padre lo aveva mandato a cercare certe asine smarrite. dove la regina di un remoto regno africano guida per tre anni una carovana foltissima, composta da giovani e giovanette vestiti di porpora, nonche` da animali e spezie in quantita`, per rispondere all`invito del re di gerusalemme e porgli alcune domande. e dove un altro uomo, che si chiamava abramo, udi` queste parole da una voce divina: . parole che rintoccano in tutta la bibbia, storia di un distacco e di una promessa, seguiti da altri distacchi e nuove promesse. il succedersi dei nomi e dei fatti e` turbinoso, spesso sconvolgente. e ogni volta la grazia e la colpa, l`elezione e la condanna appaiono intessute nelle vite dei singoli e della loro stirpe.
simile a un enciclopedista cinese, borges volle accostare una sequenza di destini tenebrosi come altrettanti . il tono e` quello, impassibile, di chi intende , e ritrovarle tutte in una pura . ma chi cercasse in questi ritratti dati certi e attendibili si ingannerebbe. ispiratore occulto e` qui marcel schwob, che nelle sue inventava le biografie di uomini . procedimento che in borges si inverte: . con la sua usuale sprezzatura, borges defini` una volta queste storie . di fatto erano il primo gioiello di una nuova specie di letteratura.
nel febbraio del 1617, a milano, caterina medici, serva , viene condannata al rogo. in apparenza, uno dei tanti casi di stregoneria depositati nei nostri archivi. ma la scrupolosa, o meglio accanita, ricostruzione che all`atroce caso dedica sciascia in questo libro del 1986 ci mostra che non e` cosi`, giacche` tutta la vicenda nasconde tra le pieghe interrogativi e zone d`ombra. nello sbrogliare l`esasperante con le cadenze e il montaggio di un thriller - consegnandoci una inconfondibile, magistrale miniatura microstorica -, ancora una volta sciascia scrosta dalla storia una delle innumerevoli maschere del potere, sino a svelarne il volto ripugnante e primigenio. e ancora una volta riesce ad assimilarsi sapientemente allo stile dei documenti, affidando la luce del giudizio al contrappunto mentale dei lettori.
maestro del racconto lungo, pritchett e` nel novecento inglese l`inattesa reincarnazione, la piu` convincente, la piu` felice, di charles dickens. bastera` leggere qui, per averne la prova, al ritorno di mia figlia, dove la protagonista, che parenti e amici avevano dato per spacciata o creduto prigioniera in qualche campo di concentramento giapponese, torna in patria alla fine della seconda guerra mondiale. non e` che il primo, grandioso equivoco di una lunga serie, esilarante e atroce, che pritchett squaderna sotto i nostri occhi con la saggezza ingenua e un po` sorniona del grande narratore, di chi sa stanare la vita in tutte le sue ambiguita`. ma pritchett e` capace di sorprenderci anche nei racconti piu` brevi. come il santo, storia dell`improvvisa perdita della fede da parte di un diciassettenne, e ritratto impietoso, nel suo candore quasi agiografico ma proprio per questo micidiale, dello specchiato membro di una presunta . o la caduta, dove ci presenta lo spettacolo grottesco di un uomo condannato ogni volta dalle circostanze a esibirsi, dietro la raggelante maschera di un inerme buster keaton, nella sua specialita`: la gag piu` insulsa, disperata e oscenamente triste cui sia dato assistere.