
durante la battaglia di solferino, il luogotenente di fanteria joseph trotta salva la vita al giovane imperatore francesco giuseppe. ma questo gesto eroico, travisato dalla retorica del potere, sancira` il declino della famiglia e diventera` lo specchio della fine dell`impero. parallelamente al dissolvimento della dinastia asburgica, i protagonisti del romanzo saranno attraversati dalle inquietudini di quegli anni, che finiranno per compiersi fatalmente nella tragedia della grande guerra. prefazione di claudio magris.

"era calmo, freddo, imponente, maestoso. i marinai si erano avvicinati e stavano alle sue spalle. sovrastava il piu` alto di mezza testa. rispose: `faccio parte dell`equipaggio.` scandi` le parole con sicurezza e decisione. il tono profondo e sonoro della sua voce si diffuse sul cassero nitidamente. era beffardo per natura, come se dall`alto della sua statura, avesse contemplato tutta l`entita` della follia umana e si fosse convinto di voler essere tollerante."





Come molti adolescenti formati nelle scuole dei gesuiti, anche il quindicenne Daniello che bussò alla porta del noviziato di Novellara nel 1623 vi fu condotto dal desiderio di una missione tra i pagani, dalla volontà di diventare un apostolo e di trovare magari il premio supremo del sacrificio nelle remote terre d'oltreoceano. Ma anche nel suo caso, come in tanti altri, i superiori decisero altrimenti. E a giudicare dal risultato, l'averlo destinato al compito di scrivere non fu l'ultima delle scelte giuste che fecero." (dall'Introduzione di Adriano Prosperi)

"nell`incipit delle metamorfosi ovidio dichiara con lucida concisione l`argomento del poema: subito dopo, nel corso dello stesso v. 2, si saggia lo spettro semantico di mutare. invocando l`ispirazione divina sui suoi progetti (coeptis) il poeta insinua, con un rapido slittamento metalinguistico (), che di origine divina sia anche il mutamento della propria attivita` e della propria carriera poetica. sara` bene ricordarsi di questo lampo polisemico, quando nel libro xv si approssima il termine del carmen perpetuum, che dai primordi del caos giunge fino all`impero di augusto, e proprio la categoria del mutamento e` collocata al centro del discorso di pitagora, che ne fa il puntello di due forti posizioni ideologiche, tra loro collegate: la metempsicosi, o rinascita dell`anima dopo la morte novis domibus (xv, 159), cioe` in un nuovo corpo, proprio come recitava l`incipit, e il vegetarianismo, misura prudenziale contro il rischio che il nuovo corpo sia quello di un animale. ma nel potente respiro di un linguaggio indebitato con lucrezio, ancorche` divergente per molti contenuti, il principio che omnia mutantur (xv, 165) si allarga alla struttura globale dell`universo: nel tempo, inarrestabile come un fiume, cuncta novantur (xv, 185), a cominciare dall`alternanza tra notte e giorno e tra sole e luna e dalla successione delle stagioni, per poi proseguire con le epoche della vita umana, nel suo processo di sviluppo e successivo declino. (...) non sembra ragionevole dubitare che il discorso di pitagora costituisca nel suo insieme l`attribuzione di un senso unitario all`insieme delle metamorfosi della persona in animale, vegetale o minerale, che sono oggetto del discorso poetico, inquadrandole nel genere prossimo del mutamento; quello che manca e` invece il riferimento alla differenza specifica, consistente nel fatto che, mentre il sistema descritto da pitagora e` governato da un ritmo

insieme a micromegas viene pubblicato l`ingenuo e in entrambi i racconti voltaire mette a confronto realta` diverse: nell`ingenuo un giovane americano approda in europa, in micromegas un abitante di sirio si trasferisce su saturno. scopo dei racconti e` utilizzare, in modo metaforico, il punto di vista di un esterno sul mondo che incontra e di metterne in risalto le contraddizioni, le follie, le superstizioni. piu` narrativo l`ingenuo, piu` filosofico micromegas, in entrambi viene fuori la lucida e disincantata ragione volteriana che si misura sgomenta con le follie del mondo. testo francese a fronte.