


il libro ripercorre il cammino tracciato dal creatore di don chisciotte osservando in prima istanza gli aspetti piu` significativi della sua esistenza e della sua attivita` artistica, dai primi esperimenti poetici e prosastici (la golotea) all`euforia del narrare (nel chisciotte, nelle novelle esemplari e nel persiles), con accenti piu` marcati sui due prodotti (chisciotte e persiles). l`immagine cosi` costruita si staglia, poi, su uno sfondo di smalti italiani per evidenziare alcune questioni di traducibilita` del linguaggio cervantino nell`universo linguistico italiano antico e moderno e per osservare il dialogo intertestuale che cervantes stabilisce con ludovico ariosto e con torquato tasso.

il libro di klinkhammer vuole offrire una completa ricostruzione storica del periodo in cui l`italia, o parte di essa, venne a trovarsi nella paradossale condizione dell`alleato occupato. la peculiarita` di questa condizione determino` la forma che assunse il dominio tedesco in italia. l`autore parla di "policrazia" che identifica la rivalita` e concorrenza tra piu` centri di potere autonomi. questo concetto viene qui applicato alla politica estera con risultati innovativi per quel che riguarda la conoscenza dei reali meccanismi decisionali, al di la` della presunta onnipotenza del fuhrer. l`analisi si rivolge anche alla specifica forma di potere che venne a crearsi in italia e al ruolo affidato al governo di mussolini nel quadro della politica di occupazione.

architetto dalla folgorante carriera, abilissimo disegnatore, nel corso dell`ottocento diviene inoltre il punto di riferimento piu` autorevole in materia di restauro architettonico in francia. intorno alle sue teorie e alla sua complessa personalita` si e` sviluppato un ampio dibattito con studi e interpretazioni a volte opposti. per ritornare a leggere l`autore viene proposta questa raccolta di testi pubblicati sulle principali riviste del tempo, che riunisce tutti gli articoli riguardanti l`architettura.












la citta` del nord che ospita i personaggi di "desideri deviati" e` anche la sua protagonista, con i suoi uffici, le sue fabbriche dismesse e le sue passerelle. chi la abita e` animato da forze molto diverse: amore, cultura, successo, giustizia politica. e dunque, cos`e` che vuole veramente, qual e` il desiderio piu` profondo di nico quell, inquieto "ragazzo senza qualita`" che avevamo gia` incontrato in "cuori fanatici"? attorno e insieme a lui, si muovono gli altri personaggi di questo romanzo, che a cavallo tra realismo e fantasia gotica racconta con uno sguardo affilato l`editoria e la moda, miniere di sogni e frustrazioni, all`inizio di un decennio, gli anni ottanta, in cui tutto e` in mutazione: l`editore minaudo e il deforme coboldo, la modella sheila b., misteriosa amazzone nera, gli ambigui architetti igor e vera macchi, irene, sorella persa e ritrovata, il maestro chirone ognuno ingaggiato in duelli intellettuali o amorosi, fatui o violenti, dove ci si gioca il senso della vita. ma il desiderio non si compie mai, e` per sua natura deviante: nella capitale del lavoro - fotografata un istante prima che si trasformi in citta` delle attrazioni - si smania sempre per qualcosa, e si finisce per ottenere o perdere qualcuno. e sotto la sua superficie scintillante, come nel film metropolis, c`e` un popolo che vive nelle sue viscere, un`energia barbarica, selvaggia, pronta a ribellarsi per riconquistare la citta`.

ottantaquattro disegni, quasi tutti di proprieta` familiare, rivelano un sironi inedito, volto a cogliere con immediatezza le fisionomie delle persone amate o lo spazio appartato dello studio. i disegni, databili dalle prime prove del 1903 fino al 1930 e affiancati dalle riproduzioni dei quadri a essi riferibili, vivono di un linguaggio proprio e intenso. oltre alla sequenza dei ritratti delle figlie, emerge un consistente gruppo di autoritratti. sironi, variando pose, tecniche e tratto, vi attua un`impietosa scrittura autobiografica, non immune nella proposta costruzione d`immagine dall`assumere identita` elettivamente ricercate nella storia della pittura.


dopo la "geo-filosofia dell`europa", che tracciava il profilo di quella singolare figura a cui, sin dall`inno omerico ad apollo, fu dato il nome di europa, cacciari si inoltra ora nel paesaggio europeo, che gli si mostra appunto come arcipelago, irriducibile pluralita` dove i singoli elementi convivono in quanto inevitabilmente separati. e le isole dell`arcipelago sono le declinazioni d`europa: in molte forme ha combattuto se` in se stessa, ma comune e` l`interrogazione. percio` anche il suo declino, o il suo necessario tramonto, assumera` nomi diversi. il senso del tramonto d`europa dovra` contrarsi nei volti dello "homo democraticus" di tocqueville, dell`"ultimo uomo" di nietzsche, dell`"uomo del sottosuolo" di dostoevskij? il senso del tramonto dovra` arrestarsi sul meridiano dell`affermazione inospitale della propria `insularita``, dell`empia commistione tra `anarchica` richiesta di autonomia ed esigenza servile di protezione e tutela? l``ideale` del gregge che non tollera alcun pastore sara` l`ultima parola del tramonto d`europa, la sua ultima declinazione? queste sono le domande poste al centro di l`arcipelago. e la figura stessa dell`arcipelago invita a una possibile risposta.

art keller pensava che una volta scomparso adan barrera avrebbe trovato pace. si sbagliava. a prendere il posto che e` stato di adan, e prima ancora di suo zio don miguel angel, ci sono gia` los hijos, la terza generazione. e ora, a capo della dea, art si rende conto che in realta` i nemici sono dappertutto: nei campi di papavero messicani, a wall street, alla casa bianca. gente che cerca di farlo tacere, di sbatterlo in galera, di distruggerlo. gente che vuole ucciderlo. con "il confine" don winslow tira le fila di una storia di violenza e vendetta, corruzione e giustizia, ormai divenuta leggenda. e dipinge un ritratto di straordinaria potenza dell`america d`oggi.