
"be`be`! che idea chiamarlo be`be`!": sono passati dieci anni dal suo matrimonio e francois donge non e` ancora riuscito ad abituarsi a quel ridicolo soprannome che tutti hanno sempre usato per sua moglie. e nessuno, e tanto meno lui, avrebbe potuto immaginare che una domenica d`estate, servendo il caffe` nel magnifico giardino della loro villa in campagna, proprio quell`essere immateriale, di squsita eleganza, avrebbe versato nella tazzina del marito una dose mortale di arsenico. be`be` donge in prigione! inimmaginabile: eppure eccola avviarsi verso il carcere, tranquilla e disinvolta. e francois avra` tutto il tempo, durante la degenza in ospedale e nel corso del processo, per interrogarsi su quel gesto apparentemente inesplicabile.

non e` solo l`autobiografia di un matematico geniale, e` anche la testimonianza lucida e viva di un intellettuale polacco con profonde radici nella cultura mitteleuropea, di uno scienziato ebreo che ha respirato gli umori e i veleni, ristagnanti sul vecchio continente alla vigilia dell`olocausto. cosi` la storia della vita di kac esemplifica assai bene le vicende di tanti uomini di cultura costretti all`esilio, che cercarono nel nuovo mondo una speranza e un`alternativa. su questo sfondo la matematica appare come una costante ragion di vita: non un`ideale di asettica purezza, ma uno strumento vitale per indagare i misteri della natura.



lettera enciclica di giovanni paolo ii nel centenario della rerum novarum del papa leone xiii, del cui documento si propone una rilettura, invitando a ?guardare indietro?, al suo testo stesso per scoprire nuovamente la ricchezza dei principi fondamentali, in essa formulati, per la soluzione della questione operaia. un invito inoltre a ?guardare al futuro? carico di incognite, ma anche di promesse. il tesoro e` la grande corrente della tradizione della chiesa, che contiene le ?cose antiche?, ricevute e trasmesse da sempre, e permette di leggere le ?cose nuove?, in mezzo alle quali trascorre la vita della chiesa e del mondo.








quando nel 1944 alberto moravia torno` a roma, al seguito delle truppe alleate, era praticamente un autore che ricominciava, anzi cominciava in quello stesso momento. il romanzo breve "agostino" fu il capolavoro che gli consenti` di conquistare i riconoscimenti della critica e del pubblico. agostino e` la storia di un`iniziazione sessuale. da una parte, un ragazzo di tredici anni che e` ancora un bambino; dall`altra la madre, vedova, ma ancora fiorente e desiderosa di vivere. durante una vacanza al mare i rapporti tra il figlio e la madre si guastano, si corrompono d`inquietudine. per il ragazzo sara` necessario approdare a un`autentica crisi, una lacerazione che gli consentira` di ripartire poi a ricomporre il mondo, a farsi una ragione della vita. con "agostino", ritorno alla narrativa vera e propria dopo evasioni e sfoghi surrealisti e satirici, moravia conquisto` il suo primo premio letterario. con testi di umberto saba e carlo emilio gadda.
