
a due anni di distanza dall`11 settembre 2001, gli effetti dell`attentato ancora incombono sulla vita di tanti americani, impegnati a tentare di immaginare un futuro di guarigione e ritrovata serenita`. questo sforzo, individuale e collettivo insieme, ha bisogno di un simbolo, di un faro, di qualcosa che renda tangibile cio` che solo le parole - e a volte neppure quelle - riescono a evocare. il monumento che dovra` assolvere il compito sara` un luogo di pace, un documento storico, una nuova partenza. viene cosi` indetto un concorso anonimo e aperto a tutti per scegliere il progetto che meglio rappresentera` questa voglia di memoria e rinascita. ma per quello che sembra in tutto e per tutto uno scherzo del destino, il progetto prescelto - il giardino - risulta essere opera di un bravissimo architetto, referenziato e stimato. e musulmano. per un attimo sembra che quel nome, mohammad khan, arrivato in modo cosi inatteso al tavolo della giuria, sia una sorta di de`ja`-vu: una nuova esplosione, un altro attacco kamikaze, quasi un nuovo attentato alla societa` americana. le reazioni dell`opinione pubblica alla notizia sono prevedibilmente di shock e incredulita`. l`architetto vincitore si vedra` costretto a ripensare il suo modo di essere americano e musulmano, di essere figlio e compagno, e finira` con l`abbandonare la battaglia per rivendicare quegli stessi diritti che gli hanno permesso di diventare cio` che e`, un onesto e produttivo cittadino americano.


una misteriosa mademoiselle settantenne che fuma e dipinge nella luce meridiana degli uliveti di mitilene, e un quadro raffigurante un`isola caraibica introvabile sulle mappe: nasce da qui, come un`ecfrasi, il racconto che richiama in vita saint-jacques des alize`s e la ricolloca al suo posto nelle antille, . ascolteremo dunque berthe de rennes rievocare quel piccolo mondo sospeso in cui l`aristocrazia coloniale creola trascorreva la fin de sie`cle fra gite in carrozza, picnic sui fianchi del vulcano, cacce, duelli e feste. su saint-jacques - dove berthe nutre segretamente qualcosa di piu` che un`amicizia per la figlia del conte de serindan suo cugino, bonario signore feudale - incombe pero` un destino sconvolgente, che si compira` proprio durante il gran ballo del mardi gras, organizzato dal conte senza risparmio di musica, delizie e sorprese. se i libri di viaggio di fermor si leggono come romanzi, questa novella ha tutta l`esuberanza descrittiva dei suoi inarrivabili travelogues: la trama melodrammatica (non a caso nel 1966 ne e` stata tratta un`opera lirica) si dipana su sfondi disegnati con la consueta accuratezza visiva, e con il medesimo amore per il dettaglio rivelatore, il genius loci e i suoi riverberi letterari. e ci ritroveremo, nelle memorabili scene del carnevale antillano, circondati - come la fattucchiera maman ze`lie e il re diavolo suo compare - da un vortice di percussionisti scatenati, guitti in groppa a dragoni di carta, zombi, pipistrelli e domino danzanti. fino alle febbrili sequenze finali, nelle quali riviviamo con berthe, attimo per attimo, la notte fatidica di cui restera` la sola, attonita testimone.