

quale spazio e dunque quale senso si dischiude al di la` di una porta? quale funzione puo` avere la dicotomia spazio chiuso/spazio aperto nel contesto della scena teatrale? questo il punto di partenza del lavoro di indagine condotto su alcuni testi teatrali appartenenti alla grande tradizione occidentale, alla ricerca degli spazi e dei significati nascosti che si celano dietro precise strutture sceniche. dallo spazio "aperto" del teatro greco classico, alla scena del teatro rinascimentale, dal primo esempio di spazio scenico "chiuso" del dramma borghese tardo settecentesco e ottocentesco, per arrivare sino a ibsen, a pirandello e al teatro di kantor, alla ricerca degli spazi e dei significati nascosti che si celano dietro precise strutture sceniche.


la condanna tutta umana al lavoro inizia per vitaliano trevisan a quindici anni, quando una sera a cena chiede al padre una bicicletta nuova, da maschio, perche` girare con quella della sorella maggiore significa essere preso in giro dai compagni. per tutta risposta, il padre lo porta nell`officina di un amico che stampa lamiere per abbeveratoi da uccelli: "cosi capisci da dove viene", gli dice, alludendo al denaro. inizia per l`autore una "carriera" che e` un succedersi di false partenze: dal manovale al costruttore di barche a vela, dal cameriere al geometra, dal disoccupato al gelataio in germania, dal magazziniere al portiere di notte, fino allo spaccio di droga e al furto, "un commercio che obbedisce alle stesse fottute regole di mercato". trevisan racconta gli anni settanta schiacciati tra politica ed eroina, cui sembra essere sopravvissuto quasi per caso, la storia di un matrimonio e della sua fine, le contraddizioni del mondo della cultura - dove per ironia della sorte la frase piu ripetuta e` "non ci sono soldi", la stessa che gli propinava il padre - e la sofferenza psichica, il percorso pieno di deragliamenti di un ragazzo destinato a fare lo scrittore.





