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si dice che raccontare la propria vita serva a comprenderla. ci sono esperienze, pero`, su cui le parole non hanno presa: si puo` solo "soffrirle" una seconda volta sulla propria pelle. i criminali siberiani le loro vite se le portano addosso, incise dalla mano esperta del kol`sik: sacerdote e custode della tradizione, il tatuatore e` l`unico a comprendere fino in fondo la lingua arcana dei simboli. ma i tatuaggi, mentre raccontano delle storie, ne creano altre: generano incontri ed equivoci, stabiliscono legami, decidono, a volte, della vita e della morte. ed e` attraverso questo vortice di storie che nicolai lilin ci conduce dentro la tradizione dei "marchi" siberiani. sei racconti diversissimi - comici o disperati, violenti, romantici, rocamboleschi - nei quali ritroviamo alcuni dei personaggi memorabili di "educazione siberiana" la banda di minorenni capitanata da gagarin, il colossale mei, nonno boris e gli altri vecchi fuorilegge di fiume basso - e ne incontriamo di nuovi: oliva, che spara come un sicario e si porta sempre appresso la foto di una donna; styopka con il suo amore impossibile; pelmen, che paghera` caro un tatuaggio sbagliato nel posto sbagliato; e ancora kievskij, criminale di seme nero; il vecchio hippy batterista in perenne lotta con una direttrice dittatoriale; il terribile treno e la virginale cristina. a fare da filo rosso, c`e` la voce inconfondibile di nicolai "kolima" e la storia della sua formazione da tatuato.

la prima poesia della nuova raccolta di strumia e` una precisa dichiarazione d`intenti: "flesso appena in un inchino / si congeda dai lampioni / anche l`ultimo passante. / e la` dove non siamo / la parola cede al sasso, / il luogo torna cio` che e`". l`intento di strumia e` proprio quello di raccontare quel sasso quando l`uomo non lo guarda piu`, quando le categorie umane per percepirlo si sono dissolte. e un paradosso, perche` ovviamente - kant insegna - la realta` che possiamo descrivere e` conformata alle nostre categorie di pensiero, ma alla poesia si chiede proprio, attraverso paradossi e metafore, di operare qualche miracolo, se no a che cosa serve? e dunque i versi di strumia si aggirano nelle varie sezioni come in uno scenario homeless (cartacce, gatti, panchine...). una vista rasoterra, piu` bassa di una testa umana, per immaginare una realta` diversa, forse piu` vera. strettamente intrecciato a questo percorso e incredibilmente non in contraddizione con esso, il libro e` anche un resoconto esistenziale e si conclude con la sezione tombini (che evoca tombe) in un dialogo con i propri morti e in diverse immagini di fine corsa. il tutto versificato in un ritmo incalzante, prevalentemente ottonario, spezzato ogni tanto da un improvviso cambio di metro, da una dissonanza, da un`aritmia, forse da una sincope, un`assenza temporanea, ed e` spesso li, proprio in questa pausa di coscienza, che si concentra lo scavo di strumia, il suo sguardo alternativo sul mondo.

oppressa da una frenetica gestione del tempo, la nostra epoca ha un grande bisogno di pazienza, virtu` protagonista in questo libro di paolo pejrone, senza alcun dubbio nostro "giardiniere" per eccellenza, principale responsabile della nuova attenzione culturale che circonda piante e giardini. il lavoro del giardiniere richiede un senso diverso del tempo e del vivere: "in giardino non c`e` fretta", come recita uno dei capitoli del libro. il tempo della natura non puo` essere forzato e costretto. e, in questo modo, l`astuzia della ragione ci conduce a una sorta di "piccola ecologia del bello": il bello diventa un mezzo per raggiungere il buono. il curare i fiori, il crescere con delicatezza e attenzione piante e alberi si rivela, nella sua necessaria lentezza, un modo per cambiare il nostro atteggiamento verso il tempo. "la pazienza del giardiniere" vuole chiarire e ribadire la concezione, imperniata sulla semplicita`, che pejrone ha del giardino, aborrendo e esecrando ogni sofisticazione, sia concreta che metaforica. il libro evidenzia poi il rapporto che la societa` civile deve avere con il verde pubblico, denunciando il dilettantismo e l`arroganza con i quali spesso si agisce nel costruire e curare giardini e altri spazi comuni. con una nuova premessa dell`autore.

federico ii di svevia, imperatore del sacro romano impero, re di sicilia, re di gerusalemme, stupor mundi, e` sempre stato considerato uno dei personaggi piu` affascinanti della storia europea, celebre per la sua cultura, per la volonta` di stabilire un governo illuminato e per la determinazione con cui contrasto` il potere papale. le cose pero` non stanno esattamente come vuole una certa tradizione storica: abulafia tratteggia in questa biografia una figura molto diversa, meno tollerante e piu` tradizionalista, meno coraggiosa e combattiva, timorosa di due papi aggressivi e sospettosi. una ricostruzione decisamente contro corrente da leggere come un affascinante romanzo storico. completano il volume le carte storiche relative al periodo considerato, la bibliografia, le note e l`indice analitico.

dal 1890 al 1936, anno della sua morte, luigi pirandello non ha mai smesso di scrivere racconti. le varie raccolte via via pubblicate (che nel 1922 confluiranno, dopo opportune scelte d`autore, nelle novelle per un anno) ne comprendono oltre duecentocinquanta. questa antologia ne propone al lettore trentadue. e una scelta rigorosa, che ambisce offrire una chiave di lettura molto precisa dell`"archivio dell`inventivita`" pirandelliana, all`insegna dei conflitti non risolubili, delle istanze non conciliabili, dei valori contrapposti, che simultaneamente guidano le azioni dei protagonisti di questi racconti. prima fra tutte, la contraddizione, sommersa e profonda, tra la vita e la morte. introduzione, bibliografia, commento a cura di lucio lugnani.

investita da una tormenta di neve, la citta` e` un miscuglio di etnie e fazioni politiche. ci sono turchi, curdi, georgiani, nazionalisti laici e integralisti religiosi. c`e` la polizia segreta, c`e` l`esercito e ci sono i terroristi islamici. ka inizia la sua indagine, mentre la neve continua a cadere e le strade vengono chiuse. kars e` isolata. in citta`, ka rivede dopo diversi anni ipek, una compagna di universita` molto bella. ka se ne innamora e sogna di portarla con se` in germania. per realizzare questo sogno, fara` di tutto. la situazione precipita quando una compagnia di teatro mette in scena un dramma degli anni venti, scritto in sostegno della laicita` dello stato fondato da atatu`rk, dove una donna, coraggiosamente, brucia il chador in pubblico. durante lo spettacolo alcuni giovani del liceo religioso inscenano una protesta. e la serata finisce nel sangue. ka viene coinvolto suo malgrado. e uno spettatore imparziale, ma molto confuso. non sa nemmeno rispondere alla domanda: credi in dio? sostiene che a kars ha ritrovato allah, ma poi l`unica cosa che gli interessa e` la ricerca, molto occidentale, della felicita`. il dilemma di ka ruota intorno al confronto tra occidente e islam.

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