


nella parigi della belle epoque il poeta jean mortimar succede in seno all`accadeia di francia al monsignor d`abbeville, noto per le sue virulente polemiche contro la scienza positivista. al momento della prolusione, mortimar riceve un biglietto di minacce e, non appena attaccato il discorso, crolla a terra cadavere. a sostituirlo sulla medesima poltrona viene designato il capitano di vascello maxime d`aulnay, cui viene recapitata un`altra missiva minacciosa pochi istanti prima che prenda la parola per il discorso inaugurale. ma, appena finito di pronunciare le ultime parole, il poveretto porta le mani al viso con un gesto disperato e stramazza al suolo...




la tradizione ci ha consegnato questa "legenda aurea" come una monumentale raccolta di storie di santi cui un candore di gusto antico serve a compensare una straordinaria rozzezza intellettuale, degna del medioevo (come piace ancora immaginare) che l`ha prodotta. ma le cose non stanno cosi`. l`autore (1228 ca. - 1298) era persona di qualita` intellettuali straordinarie, le cui responsabilita` che oggi diremmo istituzionali danno chiare indicazioni: vescovo di genova dal 1292, gia` priore dell`intera provincia domenicana di lombardia dal 1297, in momenti di violentissime tensioni religiose, sociali e politiche, ebbe incarichi di notevole responsabilita` in francia e in ungheria, a contatto con alcune fra le persone di massimo spicco culturale e intellettuale del momento. dalla sua "legenda aurea" non ci si puo` dunque aspettare quel tono da "fioretti" di san francesco che tradizionalmente le si attribuisce: anzi tutto il suo sforzo sta nel ricondurre a un principio unificante le disparatissime tradizioni di vite di santi secondo un gusto sistematico che e` proprio della cultura domenicana. le vite non saranno raccolte a caso, o secondo la loro importanza locale, o secondo la loro tipologia formale o culturale, ma ricondotte al circolo dell`anno liturgico, per costruire un solo grande monumento di esempi di vita, che si dispongono con naturalezza secondo le partizioni dell`anno.



una relazione singolarissima quella tra antoinette raphae`l e mario mafai, due tra gli artisti piu` significativi della stagione pittorica, tra gli anni venti e trenta, conosciuta come "scuola romana". ebrea eccentrica, cosmopolita, poliglotta, antoinette studia nella londra di bloomsbury, ma le sue radici affondano nelle pianure sprofondate tra polonia e bielorussia. che cosa poteva nascere dall`incontro tra una donna cosi` europea con un ragazzo di genio ma un po` provinciale, ironico e cosi` romanamente pigro come mario mafai? forse e` proprio il conflitto permanente generato da due anime contrastanti ma fatalmente gemelle, a intrigare siciliano e a colorare le situazioni di questo "romanzo dal vero".

"niente crea tante preoccupazioni e stress piu` dell`essere genitore. lo sanno bene i neogenitori: notti insonni, ansie, malesseri del neonato; e poi lo svezzamento, la necessita` di tornare al lavoro, i sensi di colpa sempre in agguato. come si puo` rimanere calmi di fronte a tutto cio`?" ce lo spiega paul wilson. il volume, frutto di oltre tre anni di ricerche, riporta l`esperienza dell`autore nelle tecniche di rilassamneto e meditazione, unita a quella di centinaia di donne che si sono misurate concretamente con i mille problemi della gravidanza e della maternita`: dalla dieta alla difficolta` di gestire la casa.

la vita e le osservazioni di italo calvino, esule volontario a parigi. le pagine internazionali dell`autore che piu` di ogni altro ha contribuito a sprovincializzare la cultura italiana.






Commedia in due atti scritta nel 1929, e rappresentata per la prima volta dalla compagnia «Teatro Umoristico i De Filippo» il 9 ottobre 1932 a Napoli, al Teatro Sannazzaro, Chi è cchiu felice 'e me! ha - come ha sottolineato Fiorenza Di Franco - «il fondo delle vecchie farse sul tema tradizionale dell'infedeltà coniugale e della cecità del marito tradito. Ma l'accuratezza con cui vengono sottolineati i tratti del protagonista fanno pensare che Eduardo abbia voluto andare oltre alla presentazione caricaturale di un tipo. Mettendo in risalto l'individualismo di Vincenzo, la sua sete di meschina felicità, il suo isolarsi nel suo piccolo mondo, suggerisce una critica alla borghesia italiana - certamente non recepita all'epoca - che proprio con questo modo di concepire la vita ha permesso l'avvento del fascismo e il suo progressivo rafforzamento».







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