
il destino di art kane e della sua fama e` piuttosto singolare nel panorama della fotografia americana e internazionale della seconda meta` del novecento. nell`evocare oggi il suo nome, accade - e con immeritata frequenza - di imbattersi nello sguardo interlocutorio di chi dubita di averlo mai udito prima. eppure, se proverete a mostrare alle stesse persone certe sue immagini, quegli sguardi si accenderanno, riconoscendo subito alcune celebri icone gia` viste pubblicate su giornali, riviste, o forse stampate in formato poster e appese alle pareti di qualche locale. non occorrono ulteriori prove per dimostrare quanto le fotografie di art kane abbiano superato la popolarita` del loro autore, diventando parte di un immaginario popolare legato soprattutto al mondo della musica pop, rock e jazz (etichetta questa che gli va senz`altro stretta), ma anche alla moda e ai temi sociali e politici che hanno infiammato la coscienza civile degli stati uniti intorno agli anni sessanta. kane e` stato un mito nei decenni settanta e ottanta per moltissimi fotografi, anche di qua dall`oceano, che ne ammiravano l`approccio libero e visionario all`image making all`uso della fotocamera: valga per tutte la testimonianza di franco fontana, che ne sarebbe divenuto con gli anni grande amico, raccolta per l`occasione in una videointervista da guido harari, fotografo anch`egli, formatosi sulle immagini di kane e oggi tra gli artefici dell`appassionata opera di recupero del suo archivio che ha reso possibile questa mostra.

1972. masayoshi sukita trova la sua musa ideale in david bowie. seguono 40 anni di amicizia e collaborazione, malgrado sukita non abbia mai imparato una parola di inglese e la comunicazione tra i due si sia sublimata in una miracolosa telepatia. in 40 anni di amicizia e collaborazione, sukita e bowie hanno attraversato insieme cambi d`identita` e di look che hanno segnato piu` di un`epoca, da ziggy stardust al duca bianco, per arrivare nel 1977 alla loro immagine piu` iconica: quella della copertina dell`album heroes. bowie ha descritto sukita come "un artista impegnato, un artista brillante, che chiamerei maestro", ma il fotografo non ha mai pensato a bowie come ad un amico o ad un soggetto fotografico. per lui, e` sempre stato semplicemente "david bowie". il segreto delle immagini di sukita e` la naturalezza con cui ha affrontato e interpretato la complessita` in continuo movimento di bowie. il libro si compone di 48 fotografie a partire da una serie di ritratti realizzati a londra nel 1972 e a new york nel 1973, seguita da immagini dal vivo in giappone nello stesso anno. non mancano gli scatti iconici e diverse fotografi e "alternative" del servizio di heroes del 1977, immagini di viaggio a kyoto, in giappone, del 1980 e alcuni ritratti piu` recenti, scattati tra il 1989 e il 2002 per la promozione dell`album heathen, compreso quello di un manichino a grandezza naturale, fatto costruire da sukita per poter realizzare fotografi e sempre nuove senza disturbare il soggetto "originale". un caleidoscopio prezioso per verificare una volta di piu` come solo il cambiamento continuo sia la chiave per rimanere profondamente se stessi.

l`arte dei poster psichedelici ancora oggi e` la migliore rappresentazione visiva della rivoluzione della meta` degli anni sessanta. questo libro ricorda lo spirito della "summer of love" in occasione del suo 50? anniversario, presentando una selezione unica di poster originali americani, britannici ed europei. molte rivoluzioni e rivelazioni del lustro che va dal 1966 al 1970 godono ancora di un enorme fascino transgenerazionale. come cantavano i beatles in all you need is love, si tratto` di una "rivoluzione nella mente" che innesco` un`impollinazione incrociata tra tutte le arti, la musica, il cinema, la moda, il design e i media. la chiamarono psichedelia. immaginazione, anticonformismo, individualismo e liberta` erano le sue linee guida. arte, musica, design, droghe, eventi multimediali e i light-show dei concerti crearono una speciale estetica che promuoveva l`espansione della coscienza, uno stato di sovraccarico sensoriale e una fede utopica in un futuro migliore a portata di mano. all you need is love! imagine! la rivoluzione psichedelica segno` anche una nuova eta` dell`oro per la grafica dei manifesti, che ebbe origine a san francisco. il rock riverberava sui manifesti e viceversa, tra forme libere, caratteri illeggibili, colori acidi, e fonti d`ispirazione che andavano dall`art nouveau alla pop art. il volume raccoglie una vasta selezione di opere di artisti legati ai nuovi templi del rock, come il fillmore west e fillmore east di bill graham, l`avalon ballroom di chet helms o la grande balleroom di russ gibb, a detroit: victor moscoso, rick griffin, wes wilson, stanley mouse e alton kelley, lee conklin, david singer, randy tuten, bonnie maclean, david byrd, gary grimshaw, john van hamersveld. persino milton glaser, il guru della grafica, dette il suo imprimatur al movimento, disegnando nel 1967 un iconico poster dedicato a bob dylan, che fu allegato all`album greatest hits. nel libro anche i britannici michael english e nigel waymouth, meglio noti come h