che cos`e` il volo, e perche` un pilota - quale william langewiesche e` a lungo stato - deve imparare a fare esattamente il contrario di cio` che l`istinto gli detta. nato negli stati uniti nel 1955, laureato in antropologia alla stanford university. pilota d`aereo gia` dall`eta` di 14 anni, grazie agli insegnamenti del padre aviatore. fino a 36 anni lavora come pilota professionista per poi dedicarsi a tempo pieno alla letteratura di reportage.
nel 1969, dopo vent`anni di esilio (e trentacinque dalla pubblicazione delle "confessioni di un borghese", il primo suo volume di memorie), marai decide di sfogliare "quell`album di immagini morte" che si porta dentro e di raccontare gli anni atroci del dopoguerra. in un montaggio implacabile e sontuoso fa sfilare quelle immagini davanti agli occhi: dall`apparizione dei russi sulla sponda del danubio alle rovine di budapest, ridotta a un cumulo di macerie. e poi il ritorno a una faticosa normalita`, il desiderio di scrivere nella lingua materna...
forse mai come in questo libro del 1953 landolfi si e` azzardato a parlare di se stesso. e naturalmente non poteva farlo che nel modo piu` paradossale, alternando e mescolando la confessione da romanzo russo, la provocazione e la mistificazione. il risultato e` il ritratto di un personaggio, pronto a tutto "pur di non vivere", e disposto a trovare fugaci compromessi per attraversare le lande della noia solo se aiutato dalle complici potenze delle donne e del gioco. potenze soccorrevoli che presto si riveleranno persecutorie e riattizzeranno il desiderio di una perenne fuga.
dopo gli ultimi grandi teorici, da keynes a sraffa, la teoria economica sembra essersi irrigidita in un`ortodossia che pochi vogliono mettere in questione. da una parte si applicano tecniche di analisi sempre piu` sofisticate, dall`altra si da` per scontato che l`era delle grandi proposte teoriche sia chiusa per sempre. ma la dottrina economica, se ha provato in questi anni, al livello empirico, di non riuscire a prevedere alcunche` dei processi in corso, ha anche mostrato, al livello speculativo, di usare come elementi indiscutibili categorie che sono invece peculiari concrezioni storiche. c`e` dunque del marcio nel regno degli economisti... pubblicato per la prima volta nel 1989, questo libro di alvi, per la sua incisivita` polemica, ha fatto molto discutere. qui, infatti, non solo si svela la pochezza e l`inadeguatezza di una certa impostazione dominante del pensiero economico, che continua pervicacemente a proporsi come "un`imitazione fallita delle scienze naturali", ma si rivelano altre vie di quel pensiero che erano state abbandonate frettolosamente e oggi potrebbero tornare a essere preziose, si tratti della scuola storica tedesca o di sombart, di polanyi o di veblen, di simmel o di sorokin, di perroux o di adriano olivetti (del quale viene rivendicata, con argomenti nuovi, l`esperienza di comunita`). e la trattazione e` sinuosa, aforistica, intrecciata con quei fatti della storia e della cultura che gli economisti ortodossi sembrano dilettarsi a ignorare.
luogo deputato a radunare "le deiezioni dell`anima", il diario e` il piu` degradato, il piu` "gloriosamente abietto" dei generi: ma in landolfi, ha scritto manganelli, subisce una radicale metamorfosi. anziche` catalogo di eventi ed emozioni quotidiane, diventa un`invenzione retorica dove passato e futuro si fondono in un "perituro istante" e il tempo risulta annullato; anziche` documento privato, diventa, nella sua instabile tessitura di temi, rifiuto di se`. mutevolmente, in "des mois"- terzo pannello dopo "la bie`re du pe`cheur" e "rien va" - landolfi trascorre infatti dalla particolare coloritura delle immagini di sogno, irriproducibili dalla parola, alla segreta fraternita` con una gatta (i gatti sono per lui i soli animali che conoscano la noia umana, quella legata al vuoto, al "tempo senza fondo"); dal conflitto tra la "lusinga dei miei vizi" (cioe` il richiamo della vita) e la mediocrita` borghese (cioe` l`abiezione) allo stile, che nei grandi scrittori e` distanza, capacita` di considerare frasi e parole meri strumenti e non gia` "sacri arredi" dal naturale stato di sottomissione agli eventi che ci impedisce di adattarci alla desiderata e aborrita liberta` al rapporto con i figli, che, usciti dal "malevolo nulla", lo sfidano con la loro presenza miracolosa e accusatrice, lasciandolo lacerato tra "una tragica sollecitudine e la coscienza della metafisica inanita` di qualsiasi affettuoso intervento". centro di questo simulato e veritiero diario e` del resto - sono ancora parole di manganelli - "il sacrilegio, la violazione, la violenza per diniego, la clandestina e blasfema celebrazione di una irreparabile impurita`, una fessura che ferisce il mondo da parte a parte, e ne annuncia la vocazione catastrofica".
un monello che fa piangere chi gli strappa i capelli e un principe acido, cattivo e poco furbo sono i due attori principali di questo memorabile romanzo del 1951. la posta in gioco dello scontro fra cipollino e limone e` nientemeno che la liberta` di un popolo intero, composto di pomodori, ciliegie, fagiolini e vecchie talpe. incantate come una fiaba, lunghe come un romanzo, divertenti come un cartone animato, "le avventure di cipollino" sono un libro unico, nato nell`atmosfera di entusiasmo e di speranza del secondo dopoguerra. la trama e` lineare: i buoni, vessati dal tiranno e oppressi da regole insensate, guidati dal giovane cipollino riusciranno a sconfiggere i cattivi a colpi di scherzi, beffe e piani geniali, senza mai ricorrere alla violenza. ma l`intento di gianni rodari, non e` mettere in scena una lotta tra il male e il bene: e` quello di dimostrare che una societa` giusta sia possibile, auspicabile e anche piu` divertente per tutti. introduzione di michela murgia. eta` di lettura: da 8 anni.