Fa parte degli archivi, questo album che, in parte, richiama il leggendario Live At Massey Hall. Young da solo sul palco, voce, chitarra e piano: dolce e triste al tempo stesso, si esibisce in un concerto solista bello quanto prezioso, lasciandoci brani quali See The Sky About to Rain, la lunga Flying on The Ground is Wrong, diversi brani dei Buffalo Springield, Down By The River (voce e chitarra) e Cinnamon GIrl (voce e piano, una chicca). Ci sono diverse canzoni di After The Goldrush ed anche qualcuna che andrà a finire su Harvest. Ma c'è, sopratutto, un performer formidabile, già maturo. Splendido album.
Vengono dal Sud ed hanno un suono tra country rock e southern rock che ha conquistato già parecchi fans. Sono onesti, non innovativi, ma suonano con molta forza e tanta voglia. Hanno aperto per gente come Zac Brown e Grace Potter e si sono inseriti nel filone Americana a buon diritto. Dopo il valido esordio di un anno fa con Somewhere Beneath These Southern Skies, ora stanno uscendo decisamente allo scoperto.
Sospeso tra carriera solista e la sua creatura originaria, Craig Finn torna a fare il leader degli Hold Steady e, assieme alla sua band ( che ha acquisito con Steve Selvidge una seconda chitarra che dà ulteriore grinta al suono) ci regala un disco di rock di grande forza. Basta ascoltare la conclusiva Oaks, epica e ruggente, dove le due chitarre danno lezione a tutti ( l'altra è di Tad Kubler ) per capire dove vogliono andare a parare. Rock and roll allo stato puro, per una band che non ha ancora smesso di crescere.