nell`agosto del 1939, emil ferenczi si trova sui monti tatra, in polonia, per fronteggiare l`imminente invasione nazista come sottufficiale dei cacciatori ungheresi. nel corso di lunghe marce attraverso una natura selvaggia e ostile, all`apprensione per la concreta minaccia del nemico si intrecciano, in un oscuro crescendo, atavici timori superstiziosi. alla loro origine, una serie di scomparse e delitti che sono forse l`opera di una bestia spaventosa. la creatura, pero`, sembra avere i tratti del margravio di quelle terre, vukovlad. maurensig si muove sul crinale ambiguo del genere fantastico, costruendo un romanzo nel quale gli eventi si succedono sulle prime con rigore, come il lucido incedere di un cavallo degli scacchi, per poi frangersi subito dopo, travolgendo con se` il lettore nell`alternarsi continuo di logica e superstizione, razionalita` e soprannaturale. e l`ambientazione alle soglie della seconda guerra mondiale innesta, con uno straniamento di grande impatto, i piu` antichi, ancestrali orrori sul tronco del male della storia.
lo zen e` la scuola buddhista piu` refrattaria a ogni pensiero concettuale, la piu` scettica nei confronti del linguaggio e della sua capacita` di trasmettere quella viva verita` che lo zen chiama a realizzare nel modo piu` diretto. la sfida di questo saggio di byung-chul han consiste nel dispiegare filosoficamente il nucleo concettuale presente nel buddhismo zen in forma latente, poetica e sconcertante. operazione non facile ma feconda, perche` permette al nostro pensiero di aprire nuovi orizzonti di senso, di esperienza e di espressione. il libro e` impostato a tal fine in senso comparatistico: le grandi voci del pensiero europeo-occidentale, da platone a hegel e heidegger, vengono messe a confronto con le intuizioni fondamentali del buddhismo zen. piuttosto che cercare punti di contatto e di somiglianza, come talvolta e` stato fatto, l`autore mira a far risaltare l`irriducibile originalita` del buddhismo zen rispetto alle nostre familiari abitudini di pensiero. al centro vi si staglia naturalmente l`intuizione del vuoto. la negazione radicale che esso opera di ogni idea di sostanza e soggetto apre la realta` a un`insospettabile fluidita`, e chiama l`uomo a un contegno di gentilezza amichevole nei confronti di ogni vivente.