

all`alba, dal terrazzino di una camera d`albergo, un uomo scruta la collina in cerca di un gruppo di case, il paese in cui e` nato. presenze invisibili lo assediano e lo spingono in un viaggio a ritroso nel tempo. ed eccolo bambino nel povero borgo ligure di mollicciara, nei giorni sereni del gioco, fino allo scoppio della guerra "voluta dal ducione di forli`". in casa, l`esultazione del padre d`incrollabile fede fascista che si scontra con l`antico orrore per la violenza, saldo nel sangue della madre in parte ebreo. il baratro di silenzio che si spalanca tra i due genitori dopo l`8 settembre. e poi il trauma originario - il padre massacrato in quella strisciante guerra civile seguita alla liberazione - che segna per sempre l`autore.

oggi parliamo fin troppo di insegnamento, educazione e formazione, ma molto poco di "maestri". certo, la figura del maestro e` avvolta da un`aura retorica che puo` intimidire, e porta con se` l`asimmetria del rapporto con il discepolo e quella tensione erotica che li lega. attraverso una serie di figure esemplari george steiner individua tre modalita` fondamentali di questa relazione e risale fino ai due maestri che, pur non avendo lasciato una sola riga scritta, hanno fondato la tradizione occidentale: socrate e gesu`.







