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delfini pubblico` un solo libro di versi: "poesie della fine del mondo", uscito da feltrinelli nel 1961. nel 1995 il libro e` stato riedito da quodlibet con l`aggiunta di alcune poesie escluse dalla raccolta. questa terza edizione amplia di molto la percentuale degli inediti, presentando per la prima volta un grosso nucleo di poesie degli anni trenta e quaranta tratte dagli autografi in possesso della figlia giovanna. e un`occasione per considerare l`esperienza poetica di delfini nel suo complesso, dall`inizio alla fine. come scrive irene babboni nella sua nota, si potra` vedere che la poesia di delfini "e` stata nel tempo manierista, lirica, romantica, crepuscolare, sghemba, sgrammaticata, scombinata, bettoliera, offensiva, innamorata. ha tentato, di volta in volta, di rincorrere i poeti antichi, gli stranieri, i surrealisti. non sempre ci e` riuscita, certo. la sua e` spesso `mala poesia` (`e` mio dovere scrivere mala poesia`, dice l`autore). ma in questa mala poesia delfini ha saputo inventare, prendere a prestito, a volte persino fraintendere, e sempre rimescolare con estro il tutto". con la sua poesia delfini ci ha lasciato una possibile lettura del mondo, e di una vita. prefazione di marcello fois.

. chandra livia candiani invece i nomi li confonde, li centrifuga, li riassegna dandogli piu forza. essere in una stessa poesia cammello, seme di una mela, cane, fiamma e altre cose e` rinominare il mondo con un`altra logica. la forte metaforicita` di questa poetessa e` tutt`uno con la ricerca di fermare in linguaggio il flusso incessante di sensazioni contrastanti ed entita` che la attraversano, che ci attraversano. se nell`atto del camminare dice di essere per meta` uccello e per meta` albero, non e` solo un`analisi precisa della natura umana che tende contemporaneamente a staccarsi da terra e ad ancorarsi ad essa. non e` una semplice iperbole. e la condivisione della natura di uccello e di albero, che stanno dentro quella umana, perche` tutte stanno insieme in un`, fatta . non sempre in perfetta armonia. i versi di chandra, le sue parole, le sue metafore, vengono da quella partitura.

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