Dopo due dischi interessanti, la band americana incide un album live in studio dove mostra la sua reale forza. Un disco in cui si mischia la rabbia mostrata dal vivo con la scrittura classica del gruppo ( che prende il nome da un tragedia di Shakespeare ). Radici folk, intuizioni rock, il gruppo del New Jersey è pronto a farsi conoscere anche fuori dai confini Usa.
Bob Weir fa il suo quarto disco come solista ma, in realtà, fa il suo primo (grande) disco: Blue Mountain, un lavoro che ha iniziato a partorire musica ed idee sin dagli anni sessanta, ma ha trovato forma e musica, testi e canzoni, solo da qualche anno a questa parte. I testi li ha scritti Josh Ritter, che conosciamo benissimo, ma il resto è farina del sacco di Weir. Blue Mountain non assomiglia assolutamente ai Grateful Dead: è un cocktail di rock e folk, antico e moderno, tradizione e nuove idee. Molto legato alla grande musica Americana ed al mondo dei cowboys, si presenta come qualche cosa di realmente diverso e ci colpisce nel profondo. Copia non sigillata.