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obeso, la testa rasata e gli occhi saggi, don isidro parodi prepara, lento ed efficiente, il mate in un piccolo bricco celeste: e intanto invita la pittoresca schiera dei suoi clienti a esporgli con chiarezza i misteri che li affliggono e che lui invariabilmente risolvera` lasciandoli di stucco. enigmi labirintici e inestricabili, di fronte ai quali qualsiasi altro investigatore avrebbe l`accortezza di battere in ritirata: come il caso del talismano di giada trafugato dal tempio della fata del terribile risveglio nello yunnan e avventurosamente approdato a buenos aires, dove gli danno la caccia il mago tai an, la conturbante madame hsin, l`ebanista russo samuel nemirovsky e altri non meno improbabili personaggi. ma a questo punto e` forse il caso di precisare un dettaglio piuttosto rilevante: i colloqui fra l`imperturbabile e geniale detective e la sua variopinta clientela hanno luogo nella cella 273 del penitenziario nazionale, in calle las heras. in effetti don isidro, ex barbiere nel quartiere di sur, sta scontando ventun anni per l`assassinio di un macellaio, un certo agustin r. bonorino - assassinio che ovviamente non ha commesso. come se non bastasse, a raccontarci le sue fantasmagoriche e sedentarie avventure e` il dottor honorio bustos domecq, torrenziale poligrafo clamorosamente inesistente. a muoverne la penna e` infatti la beffarda, spumeggiante complicita` di due sodali efferatamente ironici, fautrice di parecchi e deplorevoli misfatti letterari, di cui non potremo piu` fare a meno.

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