dopo quarantun anni, due uomini, che da giovani sono stati inseparabili, tornano a incontrarsi in un castello ai piedi dei carpazi. uno ha passato quei decenni in estremo oriente, l`altro non si e` mosso dalla sua proprieta`. ma entrambi hanno vissuto in attesa di quel momento. null`altro contava per loro. perche`? perche` condividono un segreto che possiede una forza singolare: "una forza che brucia il tessuto della vita come una radiazione maligna, ma al tempo stesso da` calore alla vita e la mantiene in tensione". tutto converge verso un "duello senza spade" ma ben piu` crudele. tra loro, nell`ombra il fantasma di una donna.
ad amici e seguaci schopenhauer non aveva nascosto l`esistenza di un vademecum gelosamente custodito che era solito chiamare "eis heauton". dopo la sua morte molti tentarono di ritrovare quelle preziose carte. l`esecutore testamentario, wilhelm von gwinner, dichiaro` di averle distrutte per volonta` dello stesso schopenhauer. in realta`, prima di ricorrere al fuoco, le aveva utilizzate per scrivere una biografia del filosofo nella quale gli specialisti non tardarono a riconoscere passi, letteralmente citati, tratti da quelle pagine inedite, tanto che fu possibile ricostruire per congettura il testo originale. questo libro segreto consisteva probabilmente in una trentina di fogli fitti di annotazioni autobiografiche, ricordi, riflessioni, massime, citazioni.
"avevo cominciato a pensare di scrivere "nelle vene dell`america", uno studio in cui avrei tentato di scoprire per me stesso che cosa potesse significare la terra dove, piu` o meno accidentalmente, ero nato... il progetto era di entrare nella testa di alcuni fondatori o, se volete, "eroi" americani, attraverso l`esame delle loro testimonianze." cosi` willliams avrebbe ricordato questo libro: un`opera che costituisce un genere a se`, l`autobiografia di un continente, affidata a chi sa entrare nella testa di vincitori e vinti, puritani e avventurieri, bianchi e indios, e al tempo stesso nella linfa di una natura troppo ricca, "la bellezza di orchidea del nuovo mondo", predestinata dal suo eccesso intatto allo stupro e al saccheggio.
il testo piu` importante del periodo russo di nabokov.
gia` quando talleyrand viveva erano leggendari i suoi bons mots - una battuta sussurrata a un`amica con aria noncurante, uno strale lanciato a un avversario politico attraverso una tavola imbandita, una risposta piazzata al momento giusto per togliersi dai piedi un postulante -, destinati a riverberarsi di salotto in salotto e di corte in corte, fino ad assumere lo status di certe sentenze anonime che tutti ricordano ma di cui nessuno saprebbe indicare l`origine. cosi` accadde che nel 1829 henri de latouche, singolare poligrafo di cui spesso scorgiamo la sagoma dietro le quinte del romanticismo francese, ebbe l`eccellente idea di raccoglierli e di pubblicarli in un delizioso libretto che la finzione letteraria vuole inviato da una misteriosa madame de *** a un`altrettanto misteriosa contessa di..., la quale rispondera` a sua volta con un florilegio di motti e aneddoti folgoranti significativamente intitolato "il rovescio della medaglia". il libretto apparve mentre talleyrand stava preparando il suo ultimo capolavoro: la sua uscita dalla scena del mondo. mai riproposto in francia dopo la prima edizione (che era gia` assai confidenziale), l`album perduto merita un posto accanto a quei preziosi "libri portatili" in cui lo spirito francese, da la rochefoucauld a chamfort, ha cristallizzato il meglio di se`, e al tempo stesso ci introduce al genio di uno dei rari esseri che, nel mondo moderno, hanno capito i segreti - fisici e metafisici - della politica e del potere.
argomento scottante quello trattato da annamaria manzoni: la condizione degli animali nel mondo di oggi. l`autrice affronta l`argomento attraverso un`analisi-resoconto delle sevizie cui sono sottoposti gli "ex amici dell`uomo", che viene arricchita da citazioni di grandi esponenti della cultura internazionale, del presente e del passato. un forte pathos "civico" pervade il libro, perche` la ferocia quotidiana che viene esercitata nei luoghi della vivisezione, nei mattatoi, nelle arene, nelle zone di caccia e` sintomo di un mondo che non rispetta l`essere vivente.
l`audace, dissacrante opera illuministica di un assiduo collaboratore dell`encyclope`die, amico di diderot. in questo libello holbach propugna l`ateismo non come il vezzo aristocratico di menti elevate e istruite, ma come una scelta logica dettata da una visione aspramente materialista, improntata alla critica di ogni religione e di ogni metafisica.
il romanzo, scritto nel 1926 a parigi, segna la rottura dell`autore con sherwood anderson, uno degli scrittori che piu` influenzarono la sua formazione propugnando la ribellione alle regole strutturali della narrativa americana. ma mentre anderson non era riuscito, distrutte le regole, a costruire nelle sue opere alcun disegno coerente, hemingway seppe trovare una nuova tecnica formale. e in questa feroce satira riecheggia grottescamente tutti i piu` tipici motivi andersoniani.
organizzare un matrimonio, preparare il corredo, scegliere i padrini, pianificare il viaggio di nozze, ma anche come comportarsi durante una festa da ballo, oppure preparare un pranzo di livello o scegliere i regali di natale: sono questi alcuni dei temi raccontati in questa "strenna" del lontano 1901 per gli abbonati del "mattino" di napoli. un vademecum di buone maniere che dispensa in modo dettagliato consigli pratici e raffinati suggerimenti per portarsi in societa` e per affrontare con decoro i momenti piu` delicati e talvolta piu` problematici della convivenza tra le persone. l`autrice matilde serao, con arguta saggezza e con un pizzico sottile di malizia, elargisce regole di bon ton accanto a una sua filosofia del "saper vivere". a distanza di piu` di un secolo dall`uscita, il libro della scrittrice e giornalista napoletana resiste all`usura del tempo grazie a uno stile terso e appassionato che garantisce una lettura ancora coinvolgente. saper vivere e` una testimonianza dei costumi e delle aspirazioni di un paese, solo da un quarantennio nazione, alle prese con i problemi di una modernita` con cui cerca affannosamente di fare i conti.
la citta` e la possibilita` di governarne lo sviluppo per il bene comune sono temi fondativi della sinistra. basta riandare alla manchester descritta da engels o alle lotte di inizio novecento per i diritti elementari e i bisogni primari del proletariato urbano, da cui presero l`avvio partiti e sindacati di sinistra e la stessa urbanistica moderna. da qui, la riflessione dei due autori arriva a esplorare un paradosso italiano. vi e` stato un tempo, nel dopoguerra, in cui la sinistra - non solo quella comunista - rifiutava l`etichetta di riformista, ma nei fatti metteva in campo, sulla citta`, visioni e azioni squisitamente riformiste. erano gli anni delle lotte contro il sacco urbanistico di roma, napoli, palermo e contro i comitati d`affari incistati nella politica; e gli anni di alleanze per l`epoca decisamente inedite. ed ecco il paradosso. mentre oggi la sinistra rivendica con orgoglio la propria natura riformista, ha quasi smarrito la tensione di allora: distante com`e` dalla riflessione attualissima sull`urgenza di un freno al consumo di suolo; troppo legata, in alcuni, a pregiudizi ideologici - la mitizzazione dell`esproprio, la demonizzazione dei pri-vati - e troppo vicina, in tanti altri, a quel "partito del cemento" trasversale che spesso detta legge sul futuro delle citta` ed e` fonte di inquinamento affaristico della politica. ma la sinistra puo` permettersi di tradire la citta`? o non rischia cosi` di condannare se stessa?
ci sono romanzi che toccano corde cosi` profonde, originarie, che sembrano chiamarci per nome. e quello che accade con "l`arminuta" fin dalla prima pagina, quando la protagonista, con una valigia in mano e una sacca di scarpe nell`altra, suona a una porta sconosciuta. ad aprirle, sua sorella adriana, gli occhi stropicciati, le trecce sfatte: non si sono mai viste prima. inizia cosi` questa storia dirompente e ammaliatrice: con una ragazzina che da un giorno all`altro perde tutto - una casa confortevole, le amiche piu` care, l`affetto incondizionato dei genitori. o meglio, di quelli che credeva i suoi genitori. per (la ritornata), come la chiamano i compagni, comincia una nuova e diversissima vita. la casa e` piccola, buia, ci sono fratelli dappertutto e poco cibo sul tavolo. ma c`e` adriana, che condivide il letto con lei. e c`e` vincenzo, che la guarda come fosse gia` una donna. e in quello sguardo irrequieto, smaliziato, lei puo` forse perdersi per cominciare a ritrovarsi. l`accettazione di un doppio abbandono e` possibile solo tornando alla fonte a se stessi. donatella di pietrantonio conosce le parole per dirlo, e affronta il tema della maternita`, della responsabilita` e della cura, da una prospettiva originale e con una rara intensita` espressiva. le basta dare ascolto alla sua terra, a quell`abruzzo poco conosciuto, ruvido e aspro, che improvvisamente si accende col riflesso del mare.
ha scritto pietro citati . per tutti coloro che dal 2005 (anno della pubblicazione di "suite francese" in italia) hanno scoperto, e amato, le sue opere, questo libro sara` una sorpresa e un dono: perche` potranno finalmente leggere la - dattiloscritta dal marito, corretta a mano da lei e contenente quattro capitoli nuovi e molti altri profondamente rimaneggiati - del primo dei cinque movimenti di quella grande sinfonia, rimasta incompiuta, a cui stava lavorando nel luglio del 1942, quando fu arrestata, per poi essere deportata ad auschwitz. una versione inedita, e differente da quella, manoscritta, che le due figlie bambine si trascinarono dietro nella loro fuga attraverso la francia occupata, e che molti anni dopo una delle due, denise, avrebbe devotamente decifrato. qui, nel narrare l`esodo caotico del giugno 1940, e le vicende dei tanti personaggi di cui traccia il destino nel suo ambizioso affresco - piccoli e grandi borghesi, cortigiane di alto bordo, madri egoiste o eroiche, intellettuali vanesi, uomini politici, contadini, soldati -, ne`mirovsky elimina tutte le fioriture, asciuga e compatta; non solo: ricorrendo alla tecnica del montaggio cinematografico, limitandosi a , sopprimendo ogni riflessione e ogni giudizio, conferisce a questo allegro con brio un ritmo piu` sostenuto - e riesce a trattare la che ne costituisce la materia con una pungente, amara comicita`.