
parmeno, il gradasso, il bevitore, il bugiardo e, incidentalmente, anche il valletto di giacomo c. vive le ore piu` belle della sua vita. concluso il suo ruolo di subalterno, scatta l`ora delle feste mondane, del piacere di mostrarsi vestito con abiti sontuosi, di possedere denaro, potere e di sentirsi chiamare ovunque: il duca di totto. ma dietro a quello che potrebbe sembrare un racconto da fiaba, si trama nell`ombra un insidiosa macchinazione dove il povero parmeno rischia in ogni istante di perdere i piaceri della vita...


il protagonista de la morte d`oro incarna, nella sua ricerca di perfezione, un ideale di bellezza insolito nell`estetica dell`autore, cosi` inusitato da indurre poi lo scrittore a rinnegarlo. ma e` proprio a quest`opera che mishima yukio dedica un saggio pochi mesi prima del suicidio nel 1970. un testo che diviene riflessione teorica sull`estetica del narcisismo, cioe` sulla tentazione dell`artista di fare di se stesso l`oggetto dell`arte. quando cio` si realizza, al protagonista de la morte d`oro, come a mishima, non resta altra soluzione che la morte sublime. l`atto finale non puo` che essere il suicidio, la "bella morte".


i ricordi della giovinezza, vagheggiati per tutta la vita come ultimi bagliori di un`epoca dorata e perduta. i paesaggi italiani, simbolo della bellezza del vivere, di una passione che aleggia nei colori e nelle atmosfere di una terra seducente e fatale. l`amore irresistibile e irresistibilmente votato a un esito tragico, in questo caso la morte prematura di una fanciulla. questi motivi, e altri ancora, hanno fatto emergere questo breve romanzo fra le numerose opere del suo autore, decretandone la fortuna attraverso i decenni, le mode e i mutamenti del gusto dei lettori.


