
il secondo volume della raccolta presenta i romanzi: la neve era sporca, le memorie di maigret, la morte di belle, maigrait e l`uomo della panchina, l`orologio di everton, il presidente, il treno, maigret e le persone perbene, le campane di bicetre, l`angioletto, il gatto.

lo scrittore james agee e il fotografo walker evans sono stati inviati nel 1936 a "conoscere" e "studiare" la vita di famiglie di coltivatori di cotone in zone povere degli stati uniti, durante la depressione. a inviarli e` "fortune", che giudica pero` il materiale raccolto impubblicabile: troppo vero, diretto e al tempo stesso troppo complesso e vasto. contemporaneamente saggio, romanzo, indagine sociologica, il libro e` pubblicato nel 1941 e accolto con entusiasmo dalla critica. il volume contiene una nota di furio colombo.

preterossi traccia la storia del concetto di autorita` a partire dalle sue prime origini nel diritto romano e ne segue poi il transito nel pensiero cristiano e nella riflessione medievale relativa alla relazione tra chiesa e impero. con lo svincolamento del concetto di autorita` dalla trascendenza, il rinascimento avvia la secolarizzazione della politica che trova il suo compimento in hobbes. il volume procede poi a un`originale disanima dei mutamenti del concetto in eta` contemporanea, da hegel al positivismo, dalle teorie delle e`lites a weber, dalla psicoanalisi all`etologia, per finire con le teorizzazioni dello stato autoritario degli anni trenta, e quelle della filosofia e della scienza politica piu` recente.









nell`intento di dare delle crociate un`immagine nuova e diversa amin maalouf ha fatto ricorso agli scritti degli storici arabi, molti dei quali sconosciuti in europa, gettando al di la` della barricata uno sguardo che ci riserva non poche sorprese: un affresco a colori violenti, ma anche un monito inquietante per i nostri tempi, di fronte alle prospettive di un futuro gravido di incognite.










grondanti manierismo letterario e, naturalmente, di dubitabile "impressione" poetica per l?egemone critica post-romantica - che ammette, quasi si trattasse di una scienza patologo-letteraria, il manierismo -, i testi del marchese palombara, che vedono per la prima volta la luce in questa collana, riassumono cio che lo scritto alchemico nel suo preziosismo alessandrino, se cosi si puo dire, deve avere. anna maria partini porta alla luce attraverso gli scritti finora inediti, raccolti nel codice reginense lat. 1521 della biblioteca apostolica vaticana e negli archivi dei principi massimo a roma, la figura del palombara. oltre all?analogia che la curatrice mette in rilievo tra le scritte della "porta magica" di roma e le opere del marchese, anche la figura del palombara esce nella sua complessita e nella sua dimensione storica, con l?evidente invito ad ulteriori approfondimenti e discussioni. si diceva preziosismo alessandrino e, di fatto, nei testi di palombara si incontrano l?attanagliante e pervicace "crudelta" dell?enigma, il gioco, assunto a paradigma, della parola, la "fabula" intrecciata, contorta, segmentata, tramite i piu disparati tropi retorici. l?opera del palombara si presenta quindi come una sorta di "summa" di divertimenti alchemici in cui le tracce dell?operativita religiosa, non sono mai appannate dalla mucidita gnomica che appare soltanto come orpello o comodo. ci si abbandoni quindi, calandosi in esso completamente, al gusto letterario dell?epoca e ci si sbarazzi da ogni poltroneria critica che privilegiando di norma il contenuto, non si rende conto di quanto spesso, come nel caso di palombara, il vero contenuto sia il contenente. ci si lasci pero cullare dal gusto della forma, si gustino gli apparenti nonsense e le ridondanze: gli echi. puo essere un?operazione ricca d?amore gia sufficiente da sola, evidentemente, per un invito alla lettura.

78.08 e` una narrazione che ricorda come la febbre del sabato sera (di cui si celebra quest`anno il trentennale) abbia segnato in maniera irreversibile la societa` occidentale del tempo. basandosi sui propri ricordi e sul rapporto con la figlia sedicenne, in sette capitoli intitolati ai sette brani piu` famosi del film il protagonista antonio mette a confronto il 1978 con il 2008. nell`azione, ambientata a milano, intorno al quarantaseienne antonio, esponente di una generazione che non ha mai preso una posizione netta, ma ha subito insulti da qualsiasi fazione, compare una folta schiera di caratteristi del nostro tempo.



niccolo` machiavelli e` considerato uno dei piu` grandi teorici della ragione politica. in effetti e` straordinaria la capacita` con cui analizza le situazioni, i rapporti di forza, le alternative. ma non e` solo questo. e anche un visionario capace di sporgersi oltre le barriere dei canoni consueti, di vedere al di la` delle situazioni di fatto, di proporre soluzioni `eccessive`, straordinarie: appunto, . non per nulla gli amici gli attribuiscono capacita` profetiche, cioe` di prevedere cosa sarebbe, infine, accaduto. machiavelli condivide naturalmente il giudizio sulla pazzia come mancanza di senso della realta`, stravaganza, addirittura idiozia: fare le cose , come dice nella mandragola, gli e` completamente estraneo. la `pazzia`, pero`, puo` essere anche un`altra cosa: capacita` di contrapporsi alle opinioni correnti, di rischiare il tutto per tutto inerpicandosi sul crinale che divide la vita dalla morte, di combattere affinche` le ragioni della vita - cioe` della politica, dello stato - possano prevalere sulle forze della crisi, della degenerazione, pur sapendo che sara` infine la morte a prevalere sulla vita, perche` questo e` il destino di ogni cosa. realismo e `pazzia`: e` in questa tensione mai risolta che sta il carattere non comune, anzi eccezionale, dell`esperienza di machiavelli rispetto ai suoi contemporanei. una pazzia totalmente laica e mondana, senza alcun contatto con la follia cristiana di erasmo.
"a mark twain piaceva immaginare paradisi. gli servivano, naturalmente, per dare sfogo al suo spirito beffardo, che non risparmiava niente e nessuno: ne` angeli, ne` santi, ne` fanti, ne` generali, patriarchi, profeti, predicatori, arcipreti, amici, nemici e nemmeno lo stesso mark twain. a mark twain i paradisi servivano per pensare in grande. per divertimento, naturalmente, per dare sfogo alla fantasia: per immaginare quelle enormi comete degli spazi extrasolari, e tutti quei soli, e quegli oceani di tenebre tra un sole e l`altro." (dall`introduzione di maria turchetto)