fergus ha quindici anni quando vede i suoi genitori e le sue sorelle morire di fame. non possiede niente. solo la rabbia e il desiderio di sopravvivere. nel suo viaggio verso la salvezza fergus fara` la conoscenza di una banda di banditi bambini guidati da una misteriosa ragazzina, scoprira` i piaceri e le insidie della carne in una casa di piacere a liverpool, rischiera` la vita nei cantieri ferroviari del galles in un estenuante corpo a corpo con la vita per guadagnarsi il diritto a esistere. siamo soliti immaginare la fine del mondo come un evento futuro, un qualcosa che deve ancora avvenire. dimenticandoci che il mondo e` finito molte volte, in molti modi. la grande carestia che travolse l`irlanda a meta` ottocento fu questo: una catastrofe immane che significo` la morte per milioni di persone e l`emigrazione in america come unica speranza per altrettanti disperati, in tempi in cui la traversata dell`oceano era terribile e spesso fatale. da li` a qualche anno la popolazione dell`isola si dimezzera`. raramente la grande carestia e` stata descritta in una maniera altrettanto vivida e sincera, con una scrittura scabra, affilata, ma allo stesso tempo evocativa e dolente, degna di cormac mccarthy. se la storia e` un incubo da cui tentiamo di svegliarci, l`unica scelta per fergus e` sottomettersi alla legge dei sogni.
henry dante nel mezzo del cammin della sua vita si ritrova in una selva oscura. o piu` prosaicamente in un gran casino. eppure la giornata era cominciata come tante altre: spedito dal suo capo - il famigerato "honey" pobrinkis, signore e padrone della malavita di chicago - a ritirare dei diamanti prima che il ricettatore li facesse sparire, henry si aspettava il solito pestaggio con al massimo qualche testa spaccata. invece - per proteggere una donna, una donna bella e innocente - si ritrova a mettere fuori combattimento i suoi stessi complici, intascarsi le gemme, e a cercare un posto abbastanza lontano dove la vendetta di honey non possa giungere. ma ogni dante deve avere la sua beatrice: quella di henry si chiama grace mcglone, una rossa divisa tra una naturale e scatenata sensualita` e la ferrea intenzione di "guadagnarsi il paradiso". grace lavora all`autolavaggio di un sonnacchioso paesino del wisconsin, in attesa della sua classica, romanzesca, "grande occasione", finche` una mattina capisce che quell`occasione e` finalmente arrivata e ha le fattezze di un uomo in fuga su un pick-up rosso con una valigetta di diamanti.
Dopo due libri di racconti e un romanzo, Gene Gnocchi si è dedicato a una raccolta di poesie. Una scrittura analitica riproduce meccanismi di percezione: "Le cose stanno sempre un po' più in alto", per vederle bisogna avere l'occhio un po' strabico. La scrittura straniata dell'autore ruota intorno ai temi anche più impegnativi e dolorosi, quali per esempio il rapporto con i morti. Fra il rimorso per l'inadeguatezza e l'angoscia per la precarietà, temperata dall'ironia, si snodano i versi del nuovo poeta.
i casi freddi sono i piu` pericolosi, niente di piu` facile del chiuderli sostenendo che il presunto colpevole sia anche un presunto morto. ma rosenzweig non molla, e scavando nel passato di koehler (noto delinquente), ricostruendone la vita e arrivando persino a cenare ogni sera nello stesso ristorante, nella speranza di veder passar sul marciapiede la sua preda, riesce a incastrarlo. il libro non vive soltanto della caccia al colpevole. philip gourevitch offre una galleria di newyorchesi indimenticabili, da richie glennon, una delle vittime, a murray richman, l`avvocato della mala che accetta di difendere koehler.
La Marana, un'isola nell'oceano Atlantico, è qui che vive la protagonista del romanzo, nel clima chiuso e stagnante del pieno franchismo. E' qui che maturano le vicende esistenziali di questa ragazza, che rimane sempre senza nome, fino al distacco da una struttura familiare viscosa, in cui "i padri non contano, l'identità è stata sempre materna". Ma sarà proprio la scoperta di essere figlia di un uomo diverso da quello che aveva sempre creduto essere suo padre a costituire l' elemento centrale del romanzo...
Intorno alla morte di Demetrio Gandolfi, sessantenne, librario, si sviluppa un breve giallo in cui si mescolano, come in un pasticcio gastronomico, balorde vivande: interviste televisive, errori commessi dai cronisti, coincidenze sciagurate. Ma si tace subito, su tutto. Perché è molto più interessante seguire gli ultimi giorni di vita del solitario e abitudinario personaggio, perché certe possibili spiegazioni del delitto sono lì, malamente nascoste tra indizi sicuri e tracce disseminate volutamente a caso.
Daniele, avvocato con passioni letterarie, si sente bersagliare improvvisamente da una raffica di telefonate minacciose, che gli rinfacciano un passato di colpe non specificate, finché un giorno viene trovato impiccato in casa propria. Il caso viene archiviato come suicidio, ma lo sciacallo continua a telefonare, coinvolgendo il figlio Davide: suo padre, dice, non si è ucciso, è stato assassinato e lui è l'omicida. Davide non gli crede. Ma lo sciacallo insiste, fino a convincere Davide ad un incontro drammatico. Sospeso tra realtà e incubo, Davide ha una sola via per tornare alla normalità: portare alle estreme conseguenze l'identificazione con il padre e lo stesso sciacallo: tre facce di una sola personalità.
Un'infanzia americana negli anni Settanta: una madre caduta in una profonda crisi per essere stata lasciata dal marito e che si unisce a una sorta di terapeuta selvaggio, ex prete guru e capo carismatico di una covata di figli avuti da un matrimonio fallito; tre figlie trascinate su un furgone per le strade americane fra drammi domestici e fumate di marijuana. Martha McPhee rievoca gli anni della generazione ribelle scrutandoli e vivisezionandoli attraverso gli occhi della dodicenne Kate e mettendone a nudo eccessi e pericoli.