

erik davidsen, psicanalista divorziato e troppo coinvolto dai propri pazienti, e la sorella inga, tormentata studiosa di filosofia vedova di uno scrittore geniale e dannato, trovano fra le carte del padre appena defunto l`inquietante lettera di una donna sconosciuta, che sembra far cenno a una morte misteriosa. decisi a non lasciar cadere quel fragile indizio di un lato oscuro nella vita ordinata e apparentemente impeccabile del padre, stimato storico delle migrazioni originario della norvegia, erik e inga devono affrontare scoperte impreviste e dipanare dolorosi segreti mentre calano il loro lutto privato in quello pubblico in una new york reduce dall` 11 settembre, dove la sofferenza si annida in ogni cuore, le verita` si fanno di giorno in giorno piu` sfuggenti e un lancinante senso di perdita stringe tutti nella propria morsa. erik si trova coinvolto in modo sempre piu` intimo nella ricostruzione della vita del padre, nelle fragilita` della sorella e dell`eterea nipote traumatizzata dal crollo delle torri gemelle, nelle afflizioni dei suoi pazienti e nelle proprie solitarie riflessioni su sogni, ricordi e desideri.

ian gibson, irlandese di nascita, diventato cittadino spagnolo e attualmente residente a granada, e` uno dei massimi studiosi di federico garcia lorca, su cui ha pubblicato innumerevoli saggi e una monumentale biografia. questa monografia e` uno strumento conciso per conoscere l`opera del grande poeta spagnolo. le sue opere di poesia e di teatro sono tra le piu` alte espressioni della volonta` di esprimere fratellanza verso tutti i sofferenti e perseguitati; le radici della sua scrittura affondano in una sofferenza personale, nell`aver vissuto per lunghi anni sulla propria pelle la pena dell`emarginazione.

il testo di questo spettacolo prende spunto da una serie di trasmissioni radiofoniche di moni ovadia con mara cantoni, a partire da una griglia di testi di brecht, magris, benjamin e altri. di qui si sviluppo` uno spettacolo, nato dalla collaborazione con giorgio strehler e il piccolo teatro di milano, incentrato sulle storielle, l`umorismo, la pieta` e il mondo struggente degli ebrei poveri.

una praga in cui la ribellione piu` radicale all`oppressione e alle ipocrisie del governo filo-sovietico e` espressa dal bisogno di liberta` dei giovani underground e rockettari. una cambridge in cui s`intrecciano utopie marxiste, cultura universitaria e istanze libertarie del movimento hippy. a partire dagli anni sessanta fino alle disillusioni degli anni ottanta, i protagonisti di rock `n` roll attraversano questi due mondi in un`incessante esplorazione di cosa voglia dire essere liberi e condividere un`identita` per chi voglia coniugare "la teoria e la pratica", di quali costi comporti "vivere nella verita` in una societa` che mente a se stessa". un teatro di idee che stoppard riesce a incarnare in personaggi indimenticabili, jan, max, eleanor, esme; mentre su tutto aleggia come una misteriosa divinita` il fantasma di syd barrett, fragile genio dei pink floyd. ma un teatro anche di straordinarie invenzioni linguistiche, che evelina santangelo ha cercato il piu` possibile di rendere in tutta la loro creativita` ed efficacia teatrale.

nel dopoguerra gli ex deportati si trovarono "immersi in un dolore che rifiuta l`espressione narrativa, nel tentativo di rimuovere un`esperienza inquietante". alla paura di non essere creduti e al senso di colpa per essersi salvati, si aggiungono il rifiuto degli editori, storici, mass media di ascoltare e di far conoscere quanto era accaduto nei campi di concentramento. cio` ha determinato un vuoto di conoscenza soprattutto per quanto riguarda i deportati politici e i lavoratori coatti, ai quali e` dedicata questa ricerca. eppure, i deportati politici italiani furono oltre trentamila, il 90% dei quali non tornarono; mentre altri centomila italiani civili (ignari cittadini, sospettati di antifascismo, renitenti alla leva, detenuti comuni) furono precettati o rastrellati e trasferiti nel reich dopo l`armistizio e utilizzati come manodopera nella produzione bellica. dopo il lavoro di "gli ebrei sotto la persecuzione in italia. diari e lettere 1938-1945", mario avagliano e marco palmieri ricollegano le memorie individuali per restituire un`altra pagina di storia italiana al pubblico dominio.

nell`arco secolare tra la meta` del quattrocento e la meta` del cinquecento, con una velocita` di acquisizioni, proposte, scelte che non ha eguali, l`arte a venezia si emancipa dall`ultima eredita` bizantina, propone prima una lezione tutta "italiana" con giovanni bellini, poi si impone come pienamente "europea" con tiziano vecellio. "nuova bisanzio" e poi "nuova roma" venezia assimila le versioni dei fiamminghi e dei nordici e restituisce una lezione coloristica con cui l`intera arte occidentale dovra` fare i conti. questo libro percorre quel secolo densissimo nel dialogo fra la pittura e l`architettura, la scultura e le arti proprie di venezia: i colori dei mosaici e dei marmi, dei tessuti e dei vetri, nel variare continuo di una citta` che affronta pericoli mortali e una civilta` orgogliosa della propria distinzione. l`umanesimo civile del patriziato, la committenza ecclesiastica e dogale, le scuole maggiori e minori danno vita a dialoghi intensi e ricchissimi, di cui ogni pittore seppe dare personale, e insieme collettiva, traduzione in immagini. che restano, nella loro autonomia, una componente essenziale ma anche "altra" del rinascimento.









se nascere femmina puo complicarti la vita, figuriamoci nascere femmina in una borgata romana alla fine degli anni settanta. crescere, scoprire l?altro sesso, le differenze di classe, e la vergogna. e andartene dall?altra parte del mondo, sposarti, fare figli, divorziare, costruire una carriera, con tutto lo sforzo che implica cambiare il proprio destino. arianna farinelli e una politologa: ha insegnato alla city university di new york, viene da un quartiere popolare. negli anni del liceo si vergognava di abitare "allo sprofondo", ma grazie al lavoro da barista della madre ha fatto un dottorato negli stati uniti. eccellere nello studio era un modo per essere vista al di la del suo corpo, che i maschi tentavano continuamente di predare, maldestri e ingordi come si e nell?adolescenza, soprattutto in un paese sessista, in cui fino al 1996 lo stupro e stato reato contro la morale anziche contro la persona. che cos?e un corpo femminile, che cos?e una donna? farinelli si interroga e ci interroga, mettendo a nudo la sua storia personale e quella delle donne della sua vita: la nonna, la madre, le amiche di sempre. facendo appello alle scrittrici che hanno segnato la sua strada, da annie ernaux a bell hooks, da virginia woolf a susan sontag, porta il loro sguardo fino alla periferia romana, per esplorarne le dinamiche primordiali e restituirle con irresistibile ironia. e ci racconta una tormentata emancipazione, senza negare le contraddizioni che toccano ciascuna di noi: l?aver introiettato, malgrado la fatica fatta per combatterlo, tutto il patriarcato possibile. "puoi davvero scappare da un destino quando quel destino e scritto sul tuo corpo di donna?"

e da tutta la vita che matteo lesables accompagna in giro per il mondo statue, sarcofagi, papiri. per il suo ultimo incarico scorta la sfinge - un "blocco di sabbia tenuto insieme dal tempo" - fino a shanghai, la citta che piu di ogni altra abita nel futuro. li, tra grattacieli e profezie, l?incontro con una donna gli fara capire davvero quello che ha perso quando ha scelto di restare fedele a se stesso. "in cina c?e un proverbio per rimproverare chi non conosce il valore di quello che gli passa sotto gli occhi: comprare un cofanetto e dare indietro le perle. io e una vita che compro cofanetti per dare indietro le perle". nel corso della sua lunga carriera, matteo lesables ha trasportato per le mostre e i musei di tutto il mondo sarcofagi, gioielli, statue, papiri, persino intere tombe, bighellonando solitario per camere d?albergo e serate di gala. questo viaggio in cui accompagna in cina l?antichissima sfinge, fiore all?occhiello del museo di torino, e l?ultimo incarico delicato prima di avviarsi verso il congedo. ma una settimana a quelle latitudini e piu rivelatoria e pericolosa di una vita intera: nel formicaio di shanghai, lesables incontra una donna. qualcosa, nello sguardo, nel corpo e nei movimenti di qi - "un?aria di malizia negli occhi che mi fa sospettare una certa dose di mistificazione anche nei discorsi piu sinceri" - lo riporta al passato, a rimpianti e tenerezze che credeva di aver insabbiato per sempre. in particolare la presenza di quella donna gliene ricorda un?altra, sara: l?amore perduto per orgoglio, o per poco coraggio, o perche a volte proprio non si ha la stoffa per essere felici. insieme a qi berra piu di un bicchiere di vino, osservera un uragano abbattersi sulla citta dalla finestra del suo hotel, nuotera tra le antiche rovine della grande muraglia sommersa e - suo malgrado - si trovera al centro di un intrigo eco-terrorista. quest?ultima trasferta, per lesables, sara l?occasione per spingere un po? piu lontano la solitudine a cui si e co



da quando jhumpa lahiri si e trasferita a roma per imparare meglio l?italiano, nel 2012, la domanda "perche l?italiano?" le e stata rivolta con insistenza, e ancor di piu dopo che in questa lingua ha cominciato anche a scrivere. "per amore" e la prima risposta, la piu istintiva ma non meno vera. e come ogni amore, questo ha finito per trasformarla. da autrice e diventata anche traduttrice, dei propri testi e di quelli altrui. una metamorfosi personale che infonde grande lucidita e sentimento alle sue riflessioni sulle lingue e su quella preziosa attivita del pensiero che consente di passare dall?una all?altra, creando nuovi innesti e prospettive. fin da bambina, da quando le e venuto il dubbio su quale lingua usare in un biglietto per la festa della mamma - l?inglese imparato a scuola o il materno bengali? -, jhumpa lahiri si e posta problemi di traduzione. cosi, quando ha affrontato il rischio di tradurre le proprie parole e quelle degli altri, ha sperimentato quella particolare forma di riconoscimento di se che spesso chiamiamo destino. ma il destino ha i suoi snodi, e un percorso fatto di incontri fortuiti, scelte e occasioni. in questo caso, e un avvincente percorso intellettuale, una ricerca senza fine il cui racconto conferisce un andamento narrativo a questa intensa raccolta di saggi sulla traduzione e l?autotraduzione. nei tredici testi che compongono il libro, di cui quattro nati in italiano e nove in inglese, gli incontri sono fecondi e numerosi: in primis, quello con la lingua italiana, per amore della quale jhumpa lahiri ha scelto di vivere meta della sua vita a roma, e da cui tutto ha avuto inizio; poi quello con i romanzi di domenico starnone che l?autrice ha tradotto in inglese ("lacci", "scherzetto", "confidenza"), un?esperienza nuova ed emozionante; quello con le lettere dal carcere di antonio gramsci, un potente antidoto al confinamento della pandemia; e infine l?incontro di una vita, in un?altra lingua ancora, quello con il grande poema ovidiano,