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"questo libro, forse, lo comprendera` solo colui che gia` a sua volta abbia pensato i pensieri ivi espressi - o, almeno, pensieri simili -. esso non e`, dunque, un manuale. conseguirebbe il suo fine se piacesse ad almeno uno che lo legga comprendendolo. il libro tratta i problemi filosofici e mostra - credo che la formulazione di questi problemi si fonda sul fraintendimento della logica del nostro linguaggio. tutto il senso del libro si potrebbe riassumere nelle parole: tutto cio` che puo` essere detto si puo` dire chiaramente; e su cio`, di cui non si puo` parlare, si deve tacere". cosi inizia la prefazione di wittgenstein al "tractatus" che, edito nel 1921, costituisce, come e` noto, l`unico libro filosofico che egli abbia pubblicato in vita. il libro e` un punto di partenza obbligato per chi intende percorrere il pensiero logico del secolo e inoltrarsi alla scoperta del filosofo che piu` seduce chi cerchi risposte a domande insoddisfatte, sul piano etico e su quello gnoseologico. il volume e` integrato da tutti gli altri scritti filosofici non postumi, dai "quaderni" del periodo corrispondente all`elaborazione del "tractatus", e da un`amplissima bibliografia di e su wittgenstein.

primi anni cinquanta, una sperduta localita` nell`appennino. nazario, guardia forestale, ha la passione dei lupi. li osserva, li studia. lontano, in citta`, ha una moglie e una figlia che i medici dichiarano incurabile. nazario viene accolto con gentilezza da una comunita` che vive appartata dal mondo, in una valle. appartata, ma con un commercio fiorente: il loro vino straordinario, frutto di vigne molto antiche. per caso, pero`, la guardia forestale scopre che dietro quelle vigne ci sono riti inquietanti, e segreti orribili che nessuno deve conoscere.

ufficiale degli alpini in russia, protagonista della resistenza nel cuneese, revelli si e` battuto per dar voce ai dimenticati di sempre: i soldati, i reduci, i contadini delle campagne piu` povere. questa e` la testimonianza delle storie vere e tragiche di cui furono protagonisti gli alpini della cuneese sul fronte russo: lo sfacelo di un esercito, la tragedia di uomini gettati allo sbaraglio, beffati e traditi, che pure riscoprirono in se` le profonde ragioni della dignita` del vivere. "la strada del davai ("avanti, cammina!" in russo) non mi ha fatto dormire - ricorda mario rigoni stern - non perche` i fatti raccontati mi siano nuovi, ma per la verita` atroce che continua nella vita dei sopravvissuti, e per la luce in cui sono messe queste testimonianze".

nel 1938 federico fellini approda a roma, in cerca di lavoro. lo trova al "marc`aurelio", un giornale umoristico che esce due volte alla settimana e che vende circa mezzo milione di copie. un vero fenomeno di massa, paragonabile, oggi, a quello della trasmissione televisiva zelig e al successo dei suoi comici e dei loro tormentoni. in questo volume, claudio carabba raccoglie una scelta dei pezzi scritti dal futuro regista per il giornale: molti della rubrica "ma tu mi stai a sentire?", diventata presto una frase ricorrente nel linguaggio dell`epoca, ma anche brevi storielle, barzellette, la maggior parte firmate e altre non firmate ma altrettanto riconoscibili per stile e tipo di umorismo.

dopo che gli avvenimenti raccontati nel precedente romanzo,"attenti al gorilla", lo avevano fatto finire all`ospedale, sandrone dazieri, e` finalmente guarito dai suoi malanni. ma per un tipo cosi` e` difficile stare lontano dai pasticci. torna a cremona, in convalescenza a casa della madre, incontra una ragazza meritevole di seduzione e finisce dritto dritto sul cadavere di un albanese. sembra uno di quei casi risolto in partenza, pero` sandrone, che i particolari li osserva, non e` affatto convinto. comincia a indagare e accetta anche la proposta di andare a torino, come coordinatore della sicurezza durante una strampalata convention di fantascienza. presto i due lavori si saldano in uno solo e la soluzione del caso si avvicina.

un ottocentesco quartiere di budapest divenuto ghetto: questo e` l`ottavo distretto; e qui due giovani gemelli, giorgio e nicola pressburger, vivono la loro infanzia, tra personaggi, eventi e atmosfere cosi` indimenticabili che i fratelli, diventati adulti, sentono il bisogno di raccontarli. e cosi` in questo libro rinasce il ghetto brulicante di persone e di commerci, in una sinfonia piena di fascino, ironica e nostalgica. dal bizzarro leuchtner al truffatore tibo, di strada in strada, di racconto in racconto, si aggiunge un prezioso tassello di una storia piu` ampia, di una realta` umana e sociale, storica e culturale destinata a risolversi in una tragedia i cui superstiti si sarebbero dispersi in tutto l`occidente.

che cos`e` la musica, che cos`e` un musicista, come apprendiamo la musica. questi sono i tre interrogativi che fanno da filo conduttore a questo volume dell`"enciclopedia della musica", partendo dal presupposto che il concetto stesso di musica cambia con il tempo ed e` in diretto rapporto con i mutamenti sociali, politici e culturali.

Gli animali domestici, raccontati da Yael Hedaya, si lasciano o s'incontrano girando a vuoto in città grandi e desolate, e bussano per farsi aprire, per farsi amare, per farsi posto davanti a un piccolo indizio di calore: il prossimo innamoramento, l'ultima occasione di felicità, la convivenza definitiva. Nei primi due racconti si presenta davanti agli occhi del lettore una processione di piccoli choc mimetici e allora non sarà difficile rivedere se stessi nelle spiazzate trentenni in preda ad affannosi inseguimenti di partner recalcitranti, di genitori che vogliono separarsi a 60 anni e di amici permalosi. Nel terzo e ultimo racconto si passano il testimone diverse voci narranti che svelano una situazione drammatica all'interno della famiglia.

l`individuale, il locale e il globale sono inestricabilmente intrecciati, ma non sempre si e` portati a stabilire connessioni tra le proprie vite individuali e i poteri piu` estesi che le configurano. cosi` passivita` e indifferenza contribuiscono ad alimentare lo sgomento collettivo che regna nel mondo. in un libro che mescola l`attualita`, l`analisi della societa` e la storia, paul ginsborg disegna il tracciato di una politica al futuro: che sappia scoprire e reinventare ideali riconoscendo gli stretti legami che intercorrono tra i valori universali e i comportamenti quotidiani.

"siamo condannati ad avere fede - sostiene l`autore - se vogliamo vivere. con la nostra parte oscura combattere un`altra parte oscura. l`animale che e` in noi, non il nostro intelletto, ci porta avanti, verso le vette piu` alte della spiritualita`. qui vedo il paradosso della fede". una ricerca dei segni della propria fede piu` sotto il segno di kafka che di dostoevskij, perche` avere fede e` un impegno tragico. lo scrittore ne indaga l`origine tra le paure infantili, le menzogne dell`eta` adulta e l`illuminazione della grazia. una ricerca che ben presto si muta in un corpo a corpo con la questione del male e della sofferenza: la fede come necessita` della nostra vita senza certezze.

alessio medrano da bambino costruiva tabelline con i sassi e controllava, da un anno all`altro, che dall`elenco del telefono non fosse scomparso nessuno. oggi che ha trentacinque anni, della matematica ha fatto un mestiere e sta creando un fondo finanziario molto conveniente: compra, per poi rivendere, le polizze di clienti che non vogliono piu` pagare la propria assicurazione sulla vita. o non possono. e un investimento sicuro: "le persone si fidano di me perche` dico una cosa che gia` sanno, e cioe` che tutti muoiono". ma piu` che di morte, alessio preferisce parlare del tempo che rimane. solo che le vite non sono tutte uguali e non tutti i rischi possono essere previsti. quando si trova a contrattare la polizza di elena invitti, nell`equazione compare l`incognita per eccellenza, l`amore. ma "il tempo e` fatto solo di tempo, lo spazio solo di spazio, l`amore solo di amore. grandezze omogenee".

la raccolta che rivelo` pavese scrittore concentra e mette a fuoco un intero universo esistenziale, quello che sara` successivamente declinato nei romanzi e nei racconti. la torino dei viali, dei corsi, dei prati, delle sponde del po, delle strade in salita fra siepe e muro, popolata da creature sradicate e notturne; una campagna che non e` solo e necessariamente langa, ma tende a trasfigurarsi in una dimensione mitica e primordiale; un io che rimane distinguibile, nell`irredimibilita` della propria solitudine e nell`anelito amoroso e fantastico, pur se mimetizzato nel racconto di vicende altrui. prefazione di vittorio coletti.

"fenoglio con questi racconti conferma il suo universo narrativo di langhe e resistenza, ma soprattutto narra di uomini e donne che dietro la scorza della loro miseria e del loro carattere covano un male di vivere e un ribollire di sentimenti che non riescono a dire" (marco balzano). "nella valle di san benedetto", "l`addio, il gorgo", "l`esattore", "il paese", "il signor podesta`", "l`affare dell`anima". ecco alcuni titoli dei racconti riuniti in questo volume secondo la data di composizione: quelli non compresi in raccolte d`autore, pubblicati in rivista dallo stesso fenoglio o editi dopo la sua scomparsa. oltre alle storie partigiane, sette in tutto, il cui nucleo tematico fu inaugurato dai "ventitre giorni della citta` di alba", la parte piu` cospicua del volume e` costituita dai racconti "langhigiani", che tra vari progetti occuparono fenoglio prima e dopo "il partigiano johnny". dietro a essi sta l`enorme lavoro dello scrittore piemontese, dai primi anni cinquanta fino ai suoi ultimi giorni: i personaggi e le vicende raccontati riportano a un paesaggio esistenziale che, attingendo a una memoria parentale o collettiva, rivela stralci di vita di una provincia per sempre perduta. con le schede ai singoli racconti e la cronologia della vita e delle opere.

a los angeles e` una notte afosa, quella in cui marilyn monroe muore di overdose e di solitudine. lo stesso giorno la polizia libera una starlette che era stata rapita. tra le due storie c`e` un collegamento, cosi` pensa un detective corrotto, con la passione per le droghe, maestro del ricatto. quando si tratta di scavare nel torbido, la persona giusta da chiamare e` freddy otash. ha spiato marilyn per conto di jimmy hoffa, il discusso capo del sindacato dei camionisti, e adesso dalla polizia lo incaricano di indagare sulla sua morte. una cosa delicata, perche` persone molto in alto, a washington, potrebbero avere a che fare con la scomparsa dell`attrice piu` famosa del mondo. per qualche oscura ragione, che forse c`entra con l`amore, freddy decide di andare fino in fondo. anche a costo di mandare in frantumi un`icona, anche a costo di trasformare in incubo il sogno della citta` degli angeli.

A questo quarto pannello della sua epopea letteraria e civile Scurati affida il gigantesco affresco dell'Italia fascista sui fronti del secondo conflitto mondiale, degli errori, degli orrori e dell'eroismo ancora possibile per uomini e donne reduci da vent'anni di dittatura. E tratteggia il ritratto al nero di un uomo di fronte al destino che ha plasmato per sé e per un'intera nazione, solo all'incrocio tra il parallelo del crepuscolo e un meridiano di sangue.

"rivendico il diritto all?arte del saccheggio, alla non-oggettivita, alla contraddizione, al procedere non scientifico, al libero prelievo di testi altrui e al loro casuale sovrapporsi e pure al loro confliggere". con grande sincerita e senza alcun timore di essere "politically incorrect", un linguista si scompone nelle sue manie e passioni, idiosincrasie e valori. la poesia e il jazz, l?irritazione per i luoghi comuni ricorrenti e il pensiero unico, le parole e il destino delle lingue, i vivi e i morti, le differenze e le analogie, l?intelligenza artificiale e quella artificiosa, la filosofia grammaticale e l?ironica saggezza dell?interpunzione... tutto questo e molto altro ancora creano un indimenticabile "me stesso", castello di carte e di carta nell?infinito gioco del mondo. mettiamo che un linguista, che e anche un poeta, decida di descrivere senza remore cio che vede e pensa del mondo, osservandolo dalla sua finestra affacciata su un tramonto occidentale. e, per farlo, cominci con l?aprirla... se percio vi attendete che questo libro sia un monologo, o un soliloquio, abbandonate da subito l?ipotesi: l?"io" narrante non sara mai solo. perche i linguisti parlano, certo, ma soprattutto ascoltano. se poi sono anche poeti sentono perfino i rumori bianchi, le pause, gli a capo. e da quella finestra d?occidente entra davvero di tutto. e irrompe con una folla di voci. e interrompe "io". di continuo. ma forse e per l?appunto nell?essere interrotti che si diventa davvero se stessi: nella propria libera e liberatoria reazione a cio che, da fuori (ma anche da dentro), ci avvolge costantemente di parole. quella reazione che e un discrimine e un vaglio, un generatore di categorie, di dilezioni, di appartenenza, di rifiuto. e quindi di pronomi. il fastidio tremendo di fronte alle vocette che blaterano parole alquanto cretine ma di moda; l?idiosincrasia per le astrusita pompose e spesso vuote di senso pronunciate in tono impostato (di solito un po? nasale); o, al contrario, l?

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