
"questo testo e` stato scritto nel 2002, mentre facevo ricerche per un altro libro, poi pubblicato. e nato dall`incontro fra le tesi di uno studioso tedesco brillante e fuori dagli schemi, klaus theweleit, e l`opera di un fascista belga, le`on degrelle, in cui il gioco delle immagini e della lingua fa emergere la struttura stessa del pensiero del suo autore. poiche` il testo e` scritto in francese, ho potuto tentare un`analisi piu` approfondita di alcune intuizioni; effettuare una verifica sperimentale di una particolare teoria del fascismo, proposta appunto da theweleit. una teoria che, come si potra` vedere, contiene la sua parte di verita`, cosi` come altre linee di pensiero che del resto ho avuto modo di esplorare, ampie vie maestre, semplici sgrossature, vicoli ciechi o rapide incursioni nell`oscurita`, che quella teoria incrocia senza mai ricalcarle. l`argomento e` infatti tale che, per quanto rigorosamente si cerchi di delimitarlo, sfugge sempre per qualche suo aspetto; sempre le sue profondita`, messe a nudo, nasconderanno altre profondita` insospettate, e talvolta ripiegate su se stesse, a formare un`unica superficie liscia, piatta, banale, ma sempre pronti a cedere di nuovo sotto i piedi di chi vi si avventura". (jonathan little)

l`apparato di 186.668 soldati delle forze armate italiane non serve piu` alla difesa della patria. non c`e` un solo soldato a guardare le frontiere e non si sa neppure da chi venga la vera minaccia. il problema della sicurezza e` planetario, per affrontarlo dovremmo integrare le forze almeno in europa e avere una nostra politica. lo stesso senso della guerra e` cambiato. si combatte per i cicli produttivi: in tutto il globo e senza fine. gli eserciti ne escono trasformati. ai soldati di leva si affiancano i professionisti, ai militari i civili: mercenari o contractors. un testimone d`eccezione, interno alla macchina militare, ci restituisce il quadro mutato dei nuovi professionisti della sicurezza: che quando cadono commuovono, al piu` spaventano, quasi sempre appaiono impotenti. fabio mini e` stato capo di stato maggiore del comando nato delle forze alleate sud europa e al vertice della kfor in kosovo.

meta` degli anni ottanta in un`imprecisata citta` romena: tornando a casa da scuola, l`undicenne dzsata fa appena in tempo a salutare il padre scienziato che sta partendo per un lavoro urgente fuori citta`. all`inizio arriva qualche cartolina, poi le notizie si diradano, tendono a scomparire del tutto. e un giorno dzsata scopre, nel piu` brutale dei modi, che il padre non sta lavorando in una stazione di ricerca in riva al mare ma alla costruzione del canale danubio - mar nero, uno dei faraonici progetti di ceausescu, che per realizzarlo utilizzo` migliaia di prigionieri politici, molti dei quali morirono. dzsata cerca di alleviare il dolore e la solitudine della madre. la protegge come puo`, sino dove gli e` possibile, dalla realta` in cui lui stesso si trova a vivere: che se da un lato e` quella di tutti i ragazzini di questo mondo, dall`altro e` pero` anche lo specchio di un paese che sembra ormai essere privo di qualsiasi legge morale, dominato com`e` dalla meschineria, dalla crudelta`, da una violenza politica e privata che ha permeato anche la lingua. cosa pensare dell`allenatore che costringe i ragazzi a giocare a pallone nonostante la nube radioattiva di cernobyl, degli operai che crudelmente deridono dzsata dopo avergli fatto credere che il padre lavora li con loro, del nonno "compagno segretario" che gli regala una vecchia luger e lo esorta a esercitarsi sui gatti del giardino, dei compagni abbrutiti e violenti, sempre pronti a estrarre il coltello, a massacrare di botte i "nemici"?

il libro si apre con la morte del patrigno della scrittrice, un evento che la turba profondamente, trasportandola negli irrisolti eventi della propria giovinezza, nell`indistinta consapevolezza di lei bambina e ragazza. a undici anni fugge con la famiglia dai pettegolezzi e dai fantasmi che infestano casa sua, per iniziare altrove una nuova vita con un diverso padre. adolescente sogna i cavalieri di re artu`, mentre il collegio e` un santuario con a capo una suora terribile. a diciannove anni un dolore persistente l`obbliga all`uso di farmaci distruttivi e a frequentare gli psichiatri: l`inevitabile ricovero la lascia sterile e obesa. segue la fuga dall`universitia` e da un matrimonio. a cavallo tra autobiografia e romanzo di formazione, "i fantasmi di una vita" restituisce al lettore le fasi di un`esistenza, in un andamento circolare che apre e chiude sullo smantellamento di una casa - e di un`era - del tempo presente.

e` noto come la maggior parte degli scrittori di racconti di fantasmi non abbia creduto alla loro esistenza; altrimenti quali "grandi mentitori" sarebbero stati? questa antologia punta proprio sul fatto che i fantasmi non esistono. ci si diverte cioe` a burlarsi dei modelli dei racconti gotici e dello stesso concetto di fantasma o spettro. i racconti di questa strana raccolta comprendono alcuni degli scrittori di lingua inglese piu` noti del periodo tra dickens e gli anni trenta di questo secolo.


