
dagli anni della formazione intellettuale tra i cinefili del cineguf all`approdo nell`orbita della fronda e della lotta politica. dallo sconforto del dopoguerra in una roma dove il cinema e` agonizzante, alla scoperta di una nuova frontiera di cultura europea in una milano bohe`mien. dalle prime prove come sceneggiatore e aiuto regista con rossellini in "germania anno zero" e nella stesura di "riso amaro" di de santis, cosi` l`autobiografia di carlo lizzani e` una ricostruzione minuziosa delle tappe fondamentali di un cammino accidentato: tra fedelta` alle istanze estetiche ed etiche di un cinema risorto dalle macerie della guerra e apertura verso i generi piu` disparati; tra impegno politico attivo nelle file del pci e bisogno di narrare, da un osservatorio privilegiato e libero, il recente passato cosi` come le stagioni piu` calde di un presente tutto da decifrare. tra faticosa ricerca di sotterfugi per aggirare le strettoie di una censura occhiuta e i contraccolpi di un maccartismo strisciante; tra radicali ripensamenti sotto l`urto dei movimenti contestatari e neoavanguardistici, e riassestamenti, infine, per non soccombere dinanzi al diktat del mercato. il tutto rievocato attraverso un gioco continuo di rimandi al passato (custodito in lettere, note di diario, articoli, interventi) e riflessioni sul presente.

"confrontiamo allora i nostri miti" presenta la raccolta poetica d`esordio di leonard cohen. apparsa originariamente nel 1956 e da tempo introvabile anche in lingua originale, questa silloge permette di riscoprire, a oltre cinquant`anni di distanza, le espressioni giovanili di una voce destinata ad affermarsi come una delle piu` uniche e rappresentative del novecento. "questo e` il vero motivo per cui ho cominciato a scrivere poesie. scrivevo messaggi per le donne, per sedurle. loro li facevano circolare, e la gente li chiamava poesia. quando non funzionava con le donne, mi rivolgevo a dio". in questa riflessione autoironica c`e` tutto cohen. e, a ben vedere, espresse con sublime grazia disincantata tutte - o quasi - le ossessioni della sua poetica: il distacco appartato e come sciamanico del poeta/bardo, il sesso, il misticismo.