
ai funerali di hannah arendt, hans jonas diede un`immagine precisa di questa vecchia esule ebrea con una piccola frase: "hannah aveva il genio dell`amicizia". e in effetti molti degli scritti della arendt vivono di amicizia, del ricordo di amicizie spezzate o impedite dall`avanzare della barbarie. cosi`, tra ricordi e pensieri, aneddoti e ipotesi interpretative, in questo testo dedicato all`amico walter benjamm, si disegna la storia di un`intensa amicizia, in cui l`intimita` degli affetti si ricompone con gli eventi della storia, dando vita a una rinnovata unita` tra la responsabilita` che nasce dal testimoniare il passaggio di un`esistenza eccezionale e la necessita` di dar conto dei segni vergati dagli eventi inesorabili del mondo.

"avevo cominciato a pensare di scrivere "nelle vene dell`america", uno studio in cui avrei tentato di scoprire per me stesso che cosa potesse significare la terra dove, piu` o meno accidentalmente, ero nato... il progetto era di entrare nella testa di alcuni fondatori o, se volete, "eroi" americani, attraverso l`esame delle loro testimonianze." cosi` willliams avrebbe ricordato questo libro: un`opera che costituisce un genere a se`, l`autobiografia di un continente, affidata a chi sa entrare nella testa di vincitori e vinti, puritani e avventurieri, bianchi e indios, e al tempo stesso nella linfa di una natura troppo ricca, "la bellezza di orchidea del nuovo mondo", predestinata dal suo eccesso intatto allo stupro e al saccheggio.



questo racconto lungo che inizia in argentina senza veramente mai lasciare l`italia e` una vera e propria inchiesta sul senso dell`essere oggi sospesi in una modernita` in cui le identita` si confondono e i luoghi perdono importanza; in cui dunque perfino l`estremo tentativo dello spaesamento (volare a buenos aires per preparare un viaggio che rischia di esaurirsi nella sua preparazione) non puo` non portare alla frustrazione. in uno stato di sonnambulismo in cui si riconosce il vecchio vizio dell`accidia, il protagonista, "dandy pagato dallo stato" per le sue ricerche universitarie, ripercorre i luoghi di una leggende letteraria che in fondo lo interessano meno delle minime varianti di una contemporaneita` banale e grottesca.

gli ultimi cinquant`anni della "felix austria": la situazione interna, lo scenario internazionale, le scelte di politica estera che portarono alla grande guerra e alla fine della mitteleuropa.

"ultimi scritti" non rappresenta solo l`ultima opera di charles baudelaire ma anche la sua opera definitiva e assoluta. si condensa in essa tutto l`odio per l`orrore della vita del suo tempo, tutta la sua ansia di riscatto e di salvezza. nietzsche, proust, valery riconobbero in queste pagine una vertiginosa anticipazione della propria opera: nietzsche affermo` che qui si mostrava l`autore del moderno; proust scrisse che mai dopo i profeti di israele, si era giunti a un tono cosi` intenso e disperato; valery disse che le affermazioni di questi scritti superavano per intensita` quelle di pascal. questi tre frammenti, sorti all`interno di un progetto di opera unitaria, costituiscono in ogni modo un modello per la riflessione della modernita`.

e` una ragazzina undicenne che frantuma, con il suo candore e la sua determinazione, i sogni di purezza dell`americano medio. ellen racconta in prima persona, in modo tanto piu` imperturbabile quanto piu` atroce, la sua storia di adolescente abbandonata e finisce per narrarci molto piu` del destino tragico di una bambina: dietro di lei e dentro di lei il mondo del sud tutto fiori alle pareti e meschinita`, squallore morale e il razzismo di una societa` pettegola e violenta. orfana di madre, ellen passa la vita a rifare le valigie, sballottata tra un padre ubriacone e una nonna perfida e distratta. viene infine adottata da una famiglia dove potra` vivere la sua adolescenza.

un giovane, sfigurato da un incidente automobilistico, si mette al servizio di un`oscura organizzazione e deve eliminare un assassino di professione diventato troppo ingombrante, willy l`olandese, il gigante che non ha paura di niente. un piccolo paese tranquillo, gerani alle finestre, il bar della piazza, le feste danzanti all`aperto; un clima che le strategie del delitto intorbidano sino a farne il teatro di un titanico confronto con il male. cento pagine con omicidio. e un sospetto: che la perfezione sia un corollario della crudelta`.

"il personaggio principale, almeno in quei momenti di lucidita` in cui riusciro` ad impormi una linea di condotta, sara` il mio defunto fratello maggiore seymour glass che (preferisco dir tutto in un`unica frase da necrologio) nel 1948, all`eta` di trentun anni, mentre era in vacanza in florida con sua moglie, si tolse la vita. egli ebbe un grande significato per moltissime persone con cui venne a contatto e per noi, suoi fratelli e sue sorelle, egli fu tutto. tutto quel che e` realta`, egli fu, per noi: il nostro unicorno striato di blu, il nostro specchio ustorio, il genio di famiglia che da` consigli a tutti, la nostra coscienza portatile, il nostro commissario di bordo, il nostro unico poeta..."

com`e` morto il consigliere garau? suicidio, omicidio o banale errore? l`amante, l`ex moglie, lo zio canonico, la zia cieca, i colleghi, tutti avrebbero avuto un motivo per liberarsi di lui. e chi era quest`uomo? un cinico, un seduttore, un bugiardo, un ingenuo? il giudice chiamato a far luce sul delitto si muove fra palazzi polverosi e villette in abbandono, viali alberati e strade accidentate, nell`isola dove giungono le notizie del sequestro moro, accompagnate da un clamore lontano che lascia intatta la polvere degli uffici e l`indifferenza dei funzionari. con uno scritto di natalia ginzburg.










"la tragedia greca ha saputo articolare, a piu` riprese e con implicazioni differenti, il linguaggio della sofferenza e la rappresentazione di corpi umani stretti dalla morsa del dolore, feriti e piagati fino agli estremi limiti della sopportazione. meno consueta e` la rappresentazione diretta di un corpo divino che, nell`impossibilita` di agire, occupa lo spazio con l`ostensione di una pena indicibile e inaggirabile. il criminale e` prometeo, riconosciuto colpevole da zeus, considerato un nemico dagli altri dei che si raccolgono intorno al trono olimpico del figlio di crono. la partita si gioca crudamente tra pari, tra soggetti che appartengono ad una stessa dimensione. la societa` divina, nella persona del suo re, espelle e condanna un suo membro che ha rotto gli equilibri, che ha infranto un ordine e un patto di governo. prometeo ha commesso un torto dispensando onori e privilegi che erano un possesso celeste. ha rubato il fuoco per darlo agli uomini. ma la crisi che tale iniziativa innesca non si misura a partire dai soggetti mortali che vengono beneficati: gli uomini restano, essenzialmente, fuori campo e fuori scena. il dramma si muove in una sfera superiore: il teatro degli dei e` un teatro di signori che disputano, fra loro, per il potere e la supremazia, che regolano i loro conti con la ferocia dei gesti e delle maledizioni, che rispondono alla violenza con la violenza per assicurarsi il regno." (dall`introduzione)


Richie Furay, membro dei Buffalo Springfield e leader dei Poco, da tempo sta facendo un bella carriera come solista. E dopo l'ottimo doppio dal vivo Deliverin' Again - 50th Anniversary Return to The Troubadour, ci regala un disco di ballate country. Un disco di covers, prodotto dall'amico Val Garay, con ospiti come Vince Gill, Timothy B. Schmit, John Berry. Tra le canzoni riprese da Furay abbiamo classici come Take Me Home Country Roads, di John Denver, e Walking in Memphis, di Marc Cohn. E brani più recenti di musicisti come Garth Brooks, Alabama, Julie Miller ed altri. Un disco decisamente piacevole.