

tra realta` e leggenda, con parole appassionate rey descrive i luoghi e gli abitanti, gli artisti e gli studiosi che da tutta l`europa furono attratti dal mitico monte, racconta i sacrifici e le sofferenze morali e fisiche che accompagnarono i numerosi, caparbi tentativi di conquista della vetta da parte dei protagonisti piu` diversi, dalle guide della valtournanche all`abate gorret, fino alla vittoria finale dell`inglese whymper nel 1865. non meno coinvolgenti sono le intense pagine autobiografiche in cui l`autore racconta i suoi rapporti con il cervino, che segnarono profondamente la sua esistenza. pagina dopo pagina le parole si fondono con i disegni di edoardo rubino e con le riprese di vittorio sella e dello stesso rey.


l`area che, partendo dalle porte di trieste, si estende lino a quelle di salonicco rimane per molti, nella sua struttura storica e umana, una zona grigia, priva di una precisa fisionomia, simile a quelle terre inesplorate che gli antichi cartografi si limitavano a descrivere con uno sbrigativo "hic sunt leones". in realta`, quella fascia` di territorio e` da un millennio e mezzo teatro di un drammatico scontro di popoli, civilta` e religioni. vi si insediarono, a partire dal vi-vii secolo, a seguito delle grandi migrazioni abbattutesi sull`impero romano, popolazioni slave da cui deriveranno tre grandi etnie: serbi, croati e sloveni. caratterizzati da consistenza demografica, storia, tradizioni, lingua e alfabeto diversi, croati e sloveni da una parte, serbi dall`altra sono stati divisi per secoli da due grandi formazioni imperiali, quella asburgica e quella ottomana, che hanno deciso del destino dell`europa e del mediterraneo. a ciascuna delle tre nazioni e` dedicato un capitolo in cui le rispettive vicende -dalle origini ai giorni nostri - s`intrecciano con quelle di altri gruppi (bosniaci, montenegrini, abitanti del kosovo e della macedonia).




"allegro occidentale" e` la storia di mister piccolo, uno scrittore giornalista al quale hanno proposto di vedere il mondo (o quanto meno una buona parte di questo) insieme ad altri otto colleghi. e mister piccolo comincia questo lungo viaggio a occhi sbarrati scoprendo subito, da quando mette piede per la prima volta nella business class dell`aereo diretto in sri lanka, che il privilegio sara`, per tutto il tempo della sua odissea, l`unico vero luogo che fa la differenza, quello che uniforma tutti i luoghi, che azzera le distanze geografiche e amplifica quelle sociali, che crea paradisi e li distrugge.










Pensare che un film possa avere un impatto rivoluzionario sulla storia dell'umanità può parere utopistico per chi non abbia ancora visto Chasing Ice. A spiegarci che il riscaldamento globale non è una teoria complottista di scienziati hippie non è il documentario, non il suo protagonista - il fotografo James Balog - ma i ghiacciai. Nonostante le intemperie meteorologiche e le insidie naturali, James Balog e i suoi collaboratori riescono nell'impresa di installare decine di macchine fotografiche in Montana, Alaska, Islanda, Groenlandia. Incorrono in problemi tecnici e fisici, che minano la loro stessa salute, ma riescono a produrre migliaia di frame fotografici che, montati a dovere, creano una serie di cortometraggi che documentano la veloce scomparsa dei ghiacciai. Le immagini non vogliono denunciare solo gli effetti negativi dei cambiamenti climatici ma mostrano anche la bellezza del ghiaccio, le straordinarie forme e le infinite sfumature di azzurro. Ogni scatto diventa così un omaggio alla bellezza stravolgente di un paesaggio in perenne mutamento. Nel booklet: Il processo di creazione del documentario e Il ghiaccio, il cambiamento climatico e il nostro futuro.

a 45 anni, nel pieno della sua maturita` artistica e professionale, charles dickens e` profondamente insoddisfatto: della famiglia, del lavoro, della propria immagine. nasce cosi`, contro il parere di tutti, il progetto di reinventarsi come "lettore" delle proprie opere e di portare in scena, in stupefacenti one man sbows, alcune pieces tratte dalla sua produzione narrativa: i readings appunto, o copioni, che qui presentiamo nella prima traduzione italiana. fu un successo travolgente. per poco piu` di dieci anni, prima in tutto il regno unito e poi negli stati uniti, dickens compie tourne`es entusiasmanti, che riempiono le sale di migliaia di spettatori ipnotizzati davanti ai quali egli "recita" il mondo variegato e ricchissimo della sua narrativa, riportando in vita - condensati, riadattati e reinterpretati - i momenti, le scene e i personaggi piu` amati, da lui e dal suo pubblico. da grande attore qual era, trasporta nella voce tutta la ticchezza inesauribile del proprio linguaggio, dalle sfrenatezze del comico alle melodrammatiche intensita` del patetico, alle oscure pulsioni del tragico, in spettacoli di indimenticabile intensita` emotiva di cui rimangono attonite e appassionate testimonianze. niente, naturalmente, potra` restituire l`incanto di quei momenti; ma questi "copioni", che conservano tutte le tracce del parlato e del processo di drammatizzazione, mostrano intatto l`affascinante percorso di un autore maturo che ritorna su se stesso accogliendo e negando...



"l`irrealta` quotidiana" e` un "saggio romanzesco" il cui nucleo e` l`esperienza di una cura psicoanalitica intesa come terapia del "sentimento d`irrealta`", ossia di quel sentimento dovuto a uno stato di alienazione psichica e politica. e questo un tema caro a ottieri, un tema che viene via via declinato in termini psicologici, politici, autobiografici, filosofici fino ad abbracciare il grande capitolo della follia.
"il ciclo di romanzi in antico francese che gli specialisti conoscono con il titolo `lancelot-graal`, o ciclo della vulgata, non e` mai stato tradotto integralmente in italiano in epoca moderna, nonostante sia una delle opere piu` grandiose del medioevo europeo, e abbia esercitato uno straordinario influsso sull`immaginario narrativo della cultura occidentale. di autore ignoto, forse piu` autori al lavoro insieme, composta nei primi decenni del xiii secolo in una localita` imprecisata della francia del nord, non incardinata ne` sui miti del mondo greco-romano ne` sul confronto tra il mondo cristiano e il mondo islamico, la vulgata non sembra possedere i connotati che definiscono un classico secondo i parametri correnti, e di fatto non e` stata ancora pienamente riconosciuta come tale. non e` tra le opere entrate nei canoni della modernita` letteraria, non e` tradotta in molte lingue, anche in francia e` entrata nella collana della ple`iade solo pochi anni fa. eppure e` in questa successione di romanzi che per la prima volta trova una struttura compiuta, e riesce quindi a porsi come nuova fonte mitologica, un mondo narrativo la cui potenza e` rimasta memorabile fino a oggi. non solo il bacio dell`amore tra lancillotto e ginevra, o il regno di artu` e le magie di merlino, ma il potere di escalibur, la spada nella roccia, l`equilibrio utopico della tavola rotonda, l`idea dell`avventura come condizione del cavaliere errante, le foreste e i draghi, le damigelle e i giganti, la gratuita` e la follia dell`amore e dell`amicizia, e infine l`intreccio di questo mondo con le tragedie della guerra e soprattutto con il mito del graal, che a partire dal nostro ciclo diventa il riferimento originario - in quanto strumento eucaristico dell`ultima cena - della storia cristiana, e insieme il segno escatologico del suo compimento. l`efficacia di questo nuovo sistema articolato di racconti fantastici si e` manifestata, oltre che nel successo del ciclo in quanto tale, anche e anzi sopra