"in questo libro non caposaldare (un divertissement, puoi chiamarlo, quando vuoi imbastire dotte conversazioni al bar) si bersagliano fascisti, comunisti, responsabili marketing, bambini, zingari, sardi, ninfomani, commercianti, ecologisti d`accatto, psicologi d`accatto, poeti d`accatto e svariate altre categorie, sempre d`accatto. se ne hai abbastanza di vivere in italia, qui troverai solidi argomenti a favore dell`espatrio."
"una storia del teatro che sia seria ed esauriente al tempo stesso e` francamente impossibile, poiche` nessuno puo` pretendere di coprire l`arco di conoscenze necessarie a narrare 2500 anni di vita, articolati in civilta` estremamente diverse, e in almeno venti lingue irrinunciabili. questa breve storia adotta un criterio diverso, e racconta il teatro quale noi lo conosciamo collegando sinteticamente quegli aspetti, quei momenti, quei movimenti e quei nomi che hanno contribuito a farne quello che e`. non tanto dunque una storia del teatro nella sua inabbracciabile estensione e sovrumana complessita`, quanto la storia del "nostro" teatro come logico punto di arrivo del passato." (luigi lunari)
rievocando la passione giovanile per il dialetto che, benche` tabu` nel contesto scolastico, gli era indispensabile per assicurarsi il rispetto dei coetanei e cogliere le sfumature di certe sere, di personaggi bizzarri e di odori e sapori di campagna, diego marani comincia il racconto del proprio approccio alle lingue, un lungo apprendistato che culmina nell`incarico di interprete al consiglio europeo. un tirocinio costellato di esperienze spassose, viaggi rocamboleschi e incontri personali.