"la dottrina della creazione dell`uomo a immagine (tzelem) di dio ( gn, 1, 26), gia` in se` alquanto problematica per la teologia monoteistica, offri` ai mistici il termine tecnico per una concezione che aveva ormai una parentela molto remota con l`idea biblica. ai cabbalisti premeva sapere in che cosa propriamente consistesse la particolare essenza individuale dell`uomo, dal momento che la dottrina della trasmigrazione delle anime ... si prestava a mettere in dubbio la specifica unicita` e irripetibilita` dell`essere umano. qual e` il pri`ncipium individuationis di ogni uomo, l`elemento che costituisce l`unicita` della sua esistenza e che mantiene la sua identita` attraverso le varie trasmigrazioni dell`anima?". cosi` si legge in questo volume, che raduna le conferenze tenute da scholem ai celebri colloqui di eranos, ad ascona, tra il 1952 e il 1961. a quel pubblico assai scelto scholem decise di presentare lo sviluppo storico e i nodi essenziali delle dottrine cabbalistiche scandendoli in altrettanti capitoli di un lessico ideale del misticismo ebraico. scorrono cosi` davanti ai nostri occhi i temi e i concetti piu` profondi, misteriosi e affascinanti della teosofia cabbalistica: la figura mistica del creatore, l`intreccio misterioso di bene e male nella divinita` stessa, la dimensione sessuale del divino, compendiata nelle forme del giusto e della shekinah, le peripezie della reincarnazione e i viaggi cosmici del nostro "doppio", il "corpo astrale".
quando ire`ne ne`mirovsky viene arrestata, nel luglio del 1942, la maggiore delle sue due figlie, denise, ha tredici anni, la minore, elisabeth, soltanto cinque. tre mesi dopo anche il padre sara` deportato. per le due bambine cominciano gli anni atroci della fuga: braccate dalla polizia francese e dalla gestapo, passano da un nascondiglio all`altro, spostandosi di notte, prendendo treni da cui bisogna saltare giu` prima che entrino nelle stazioni per evitare i poliziotti e i loro cani, trovando rifugio in un convento di suore, in cantine umide, in sottoscala. alla liberazione, denise ed elisabeth si recheranno, insieme a molti altri, alla gare de l`est, dove assisteranno sgomente all`arrivo dei treni che riportano a casa quei fantasmi macilenti che sono i sopravvissuti dei campi: ma da quei treni non vedranno scendere ne` l`uno ne` l`altro dei genitori. di loro resta soltanto la valigia che michel epstein ha affidato alla figlia maggiore raccomandandogliela come cosa preziosa appartenuta alla madre: la valigia dentro la quale, molti anni dopo, denise trovera` il manoscritto di suite francaise. in questa lunga intervista denise ripercorre, con la limpida chiarezza del suo spirito indomabile, ma anche con l`arguzia e l`ironia che le sono proprie, un`esistenza in cui le assenze hanno pesato piu` delle presenze, e la memoria (e la difesa della memoria stessa) ha svolto un ruolo determinante.
il primo libro di elsa morante, una raccolta di racconti edita nel 1941, si intitolava "il gioco segreto". pubblicato quando l`autrice non aveva ancora trent`anni, esso ebbe un tiepido successo di stima e si merito` qualche benevola parola di incoraggiamento. la stessa morante lo dimentico` in gran parte e concorse a farlo dimenticare, riferendolo sempre alla propria preistoria. quando nel 1963, al culmine della maturita` e del successo, pubblico` "lo scialle andaluso", molti dei racconti del "gioco segreto" furono esclusi dalla nuova raccolta e cestinati. in questo libro "il gioco segreto" viene rivalutato non solo come prezioso incunabolo, ma come una fonte di luce nascosta che si irradia su tutta l`opera della morante e ne illumina il percorso sotterraneo.
al centro della foresta della notte dorme la bella schizofrenica, in un letto dell`hotel re`camier. t. s. eliot, accompagnando questo libro alla sua uscita, scrisse che vi trovava "una qualita` di orrore e di fato strettamente imparentata con quella della tragedia elisabettiana".