
un libro che raccoglie tre lavori poetici di quello che luis sepulveda ha definito "il miglior poeta vivente di lingua spagnola". il primo e` un delicato e intenso poemetto, "lettera a mia madre", dedicato alla madre che muore lontana durante gli anni di esilio dell`autore. il secondo, che da` il titolo al volume, e` una raccolta di brevi liriche in cui gelman tratteggia il ritorno in argentina e lo svanire delle voci che popolavano gli anni della lotta politica. l`ultimo, "incompletamente", e` una raccolta di sonetti pubblicata nel 1977: versi che di nuovo toccano una tematica esistenziale e ci conducono in un concerto particolarmente elaborato e ammaliante di sonorita`, armonie e dissonanze.

che cosa rende questi reportage in paesi sconvolti da guerre atroci - vietnam, biafra, laos, cile -, in anni, fra l`altro, ormai remoti, tanto vivi e intensi? soprattutto, una qualita` ignota alla maggioranza degli inviati di guerra: l`"amoroso tocco", potremmo dire, che spinge parise a rischiare la vita non tanto per trasmettere dati e informazioni, ricostruendo fedeli ed effimeri scenari geopolitici, quanto piuttosto per partecipare del sentimento che domina i popoli di quei paesi. non si tratta dunque di passione politica o militare, ma di "una specie di fame fisica e mentale che porta a confondere il proprio sangue con quello degli altri, in luoghi o paesi che non siano soltanto quelli della propria origine". alla passione umana del parise reporter si accompagna anche uno speciale intuito, una vibrante capacita` di analisi, in virtu` della quale il conflitto vietnamita appare uno scontro fra uomini "puri, prismatici e refrigerati come una sfilata di bottiglie di coca-cola" da un lato e la vita "con tutto il suo esplosivo e misterioso disordine, la sua estrema mobilita` animale" dall`altro. apparso nel 1976, "guerre politiche" raduna quattro reportage.

"manfred" vede l`incontro della poesia di patrizia valduga con la pittura di giovanni manfredini, un incontro che si manifesta nella materialita` del suo farsi, pagina dopo pagina, ritmo e immagine, ed e`, naturalmente, nel segno del nero, simbolo per entrambi dell`intreccio mortale e salvifico tra liberta` e costrizione, fra l`azzardo del "cosa" e il rigore del "come".






sandokan, la formidabile tigre della malesia, si lancia insieme al fido yanez in una nuova avventura nel corso di un viaggio favoloso ed esotico da mompracem a sarawak. deciso a liberare l`indiano tremal-naik, fidanzato della splendida vergine della pagoda, sandokan dovra` affrontare il potente rajah james brooke, che non per nulla si e` guadagnato il nome di "sterminatore dei pirati". in un susseguirsi di colpi di scena, di scontri eroici all`ultimo sangue contro nemici feroci, tra mille astuzie e un pizzico di improvvisazione, i tigrotti ci lasceranno col fiato sospeso fino all`ultima pagina. eta` di lettura: da 11 anni.








libro fotografico in giapponese
Guaraldi Ed., 1976, IT. Dopo anni di pubblico disprezzo e di citazioni ingiuriose, i film di Raffaello Materazzo, con in testa la gloriosa trilogia Tormento-Catene-Figli di nessuno, portabandiera del cinema fotoromanzante, vengono inopinatamente riscoperti da giovani critici agguerriti, che dedicano loro rassegne e cicli monografici nei circuiti d'essai. Il libro si limita a abbozzare un approccio attorno al problema del "neorealismo d'appendice" con due interventi che salgono lungo versanti opposti. Da una parte un'analisi in negativo della funzione per così dire sociale svolta dal cinema "alla Matarazzo" negli anni 40-50, non senza uno stretto rapporto con la fiorente industria del fotoromanzo a fumetti. Dall'altra una lettura più interna dei singoli pezzi, sorretta da irrispettosa ipotesi di fondo: che insomma, in definitiva, Matarazzo e Visconti, Gallone e De Sica, furono sempre, nella loro diversità, compagni di strada, impegnati nello stesso mestiere.

