quando, alla fine del secondo pannello della trilogia, il giovane tito, signore di gormenghast, trova la forza di strapparsi al suo reame, la cui bellezza si e` ormai corrotta in cupa fatiscenza, le parole della madre - "non esiste un altrove. tutto conduce a gormenghast" - sembrano richiudersi sulla sua fuga come una pietra tombale. scoprira` che un altrove esiste, ma che e` divorato non meno di gormenghast dal male: la citta` a cui approda e` solcata dalle disumane meraviglie del controllo poliziesco - figure con l`elmetto che paiono scivolare sul terreno, sciami di velivoli senza pilota simili a equazioni di metallo, globi dalle viscere colorate quasi umane -, sottomessa a una scienza dispensatrice di morte. e nei cunicoli del sottofiume vive una immane popolazione di reietti, fuggiaschi, falliti, mendicanti e cospiratori che non vedranno mai piu` la luce del sole. scoprira` che al di la` della sua nessun`altra realta` e` per lui decifrabile, cosi` come la sua e` per gli altri inconcepibile: lontano da gormenghast non c`e` che l`ossessione del ricordo, e la follia. dovra`, sorretto dall`aiuto di pochi - il gigantesco musotorto, l`amorosa giuna, i transfughi del sottofiume cancrello, frombolo e sbrago -, combattere, sfuggire a insidie, sottrarsi a ogni vincolo d`amore, amicizia e riconoscenza per conquistare l`unica verita` che conti: "era come una scheggia di pietra, ma dov`era la montagna dalla quale si era staccata?".
negli anni della grande crisi, john maynard keynes si spinge a immaginare, per il denaro e il capitalismo, un futuro molto diverso da quello che tutti prevedono. in quel futuro - che e` oggi - e nel pieno di un`altra crisi, guido rossi dimostra che le congetture di keynes erano meno ardite di quanto siano sempre parse.
il padre della patria george washington aveva gravi problemi di denti - tant`e` che a mount vernon sono conservate diverse dentiere: di legno, di avorio, di zanna di tricheco o di ippopotamo. a partire da una constatazione apparentemente marginale ed eterodossa, robert darnton, con erudizione e gusto nel narrare, ci porta all`interno di un mondo molto piu` complesso e contraddittorio da come emerge dalle interpretazioni della storiografia dell`illuminismo, in particolare quella marxista. in questo libro egli affronta quattro temi strettamente connessi fra loro: i rapporti franco-americani, la vita nella repubblica delle lettere, le forme di comunicazione e i modi di pensare tipici del settecento francese. e lo fa, come al solito, rivolgendosi non agli storici di professione, bensi` "al comune lettore colto", che guida in luoghi del tutto inaspettati. rispetto poi ai suoi libri precedenti c`e` pero` una novita`, e di un certo rilievo: questa volta darnton intende "fornire una prospettiva storica" a quesiti, come si usa dire, di scottante attualita`: "l`adozione dell`euro mette in crisi il concetto di identita` europea? internet ha creato una nuova societa` dell`informazione?". quesiti ai quali risponde in un modo che e` sempre spiazzante, offrendo ai miti dell`attualita` uno specchio in cui si sveleranno, appunto, come miti.
sullo sfondo del fronte austroungarico orientale attorno al 1917, assistiamo alle vicissitudini del sottotenente keller che, braccato dai cosacchi, si trasforma in kascha, prima contadinella poi cameriera al servizio delle damigelle lubienski. il sottotenente, non solo dovra` sfuggire alla feroce caccia all`uomo scatenata dai cosacchi, ma anche, e soprattutto, rintuzzare gli assalti erotici di truci ufficiali zaristi e zotici vaccari ruteni e dar quindi prova, contemporaneamente, di virtu` militare e muliebre. intorno a keller-kascha si agita inoltre un`interessante folla di comprimari: fanciulle astute e sensuali, traditori russi candidati al capestro e spiantati cacciatori di dote polacchi.
gli effetti personali della vittima: una ventiquattrore con dentro solo un panino raffermo e una pistola, un vestito con il marchio di un campo profughi, una stilografica acquistata nel new jersey. un noto commediografo inglese che per sfida al proprio mestiere ha accettato di scrivere il resoconto giornalistico di un grande processo politico d`oltrecortina. come sempre accade nel mondo delle spie, il disegno che fra delitti, depistaggi e smascheramenti sembra emergere ne nasconde un altro e un altro ancora.
la beata elisabetta era una fanciulla che, per la sua eccessiva bellezza, fu vittima di ogni lascivia e vanita`. tento` di suicidarsi, gettandosi da un campanile, ma venne trattenuta e salvata, da un accesso di vertigini. da allora, convertita, condusse vita pia, diventando la protettrice di coloro che soffrono di vertigini. la vicenda e` piena di crittografie e profezie, manoscritti tarlati e vendette, dubbi teologici e certezze criminali. due domande ci accompagnano sempre, insinuanti, infide: puo` una profezia diventare delitto? e puo` un delitto diventare profezia?
chiara d`assisi, che fiancheggio` francesco nel suo itinerario spirituale e ne fu l`erede piu` antentica, ci ha lasciato alcuni scritti fra i quali emerge un esile epistolario diretto ad agnese di praga. figlia del re di boemia, agnese aveva rinunciato, per una vita consacrata, a una serie di nozze regali, e in particolare a quelle con l`imperatore federico ii. attratta dalla fama di chiara, scelse la nuova formula di vita istituita da francesco e ispirata a una poverta` radicale. pur trattando delle concrete difficolta` che incontrava l`impostazione francescana di rinuncia a ogni possesso, le lettere di chiara si elevano al livello di sottili speculazioni contemplative. inoltre e` l`unico carteggio medioevale fra due donne.
Dramma scritto da Schnitzler nel 1895, racconta, in una Vienna dei primi anni del Novecento, della tragedia di Christine, figlia di un violinista, che s'innamora di un bel tenente di cavalleria. Per lei, egli abbandonerà l'amante, una baronessa sposata il cui marito sfiderà a duello l'ufficiale, uccidendolo. Christine finirà col buttarsi dalla finestra per il dolore.
il 3 ottobre del 1996 l`accademia di svezia comunica a wis?awa szymborska che le e` stato assegnato il premio nobel. da quel momento, lei cosi` schiva, e` costantemente sollecitata: arrivano lettere, telegrammi, manoscritti, richieste e proposte spesso del tutto incongrue. il telefono squilla anche di notte. si impone il supporto di un segretario. quando micha? rusinek, neolaureato ventiquattrenne, si presenta in casa sua, la trova sgomenta. racconta . le restera` accanto per piu` di quindici anni. in questo libro - basato su ricordi di prima mano - rusinek getta un fascio di luce su aspetti della grande poetessa rimasti finora in ombra: le sue a volte stravaganti passioni (per i limerick e per il kentucky fried chicken, per vermeer e per gli oggetti kitsch, per woody allen e per - e soprattutto per le sigarette); il suo bisogno di solitudine; il modo in cui nascevano le sue poesie () e quello in cui creava i suoi collage; i suoi (complessi) rapporti con l`altro grande premio nobel polacco, czes?aw mi?osz; i rituali della scrittura e quelli che precedevano qualunque spostamento. ma inanella anche decine di aneddoti esilaranti, di battute fulminanti e di osservazioni acuminate, in cui ritroviamo l` settecentesco, la sottile ironia e la capacita` di stupirsi di una delle poetesse piu` fervidamente amate dai lettori di tutto il mondo.