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in messico un giovane storico vuole ricostruire gli ultimi giorni di walter benjamin, morto suicida nel 1940; ha trovato un testimone diretto di quel suicidio e si reca fin laggiu` per intervistarlo. ma laureano, il vecchio esule che ha vissuto quegli anni, lo travolge con il fiume della sua memoria, quasi che la storia non aspettasse che l`occasione per essere raccontata. l`uomo ha quasi ottant`anni ma dentro di lui vive ancora il ragazzo asturiano che nell`ottobre del 1934 e` diventato uomo in una battaglia combattuta dal popolo spagnolo due anni prima della guerra civile.

tutti vorrebbero la vita di anna e tom. un lavoro creativo senza troppi vincoli; un appartamento a berlino luminoso e pieno di piante; una passione per il cibo e la politica progressista; una relazione aperta alla sperimentazione sessuale, alle serate che finiscono la mattina tardi. una quotidianita` limpida e seducente come una timeline di fotografie scattate con cura. ma fuori campo cresce un`insoddisfazione profonda quanto difficile da mettere a fuoco. il lavoro diventa ripetitivo. gli amici tornano in patria. il tentativo di impegno politico si spegne in uno slancio generico. gli anni passano. e in quella vita cosi` simile a un`immagine - perfetta nel colore e nella composizione, ma piatta, limitata - anna e tom si sentono in trappola, tormentati dal bisogno di trovare qualcosa di piu` vero. ma esiste? vincenzo latronico torna alla narrativa con una storia lucida e amara di sogni e disillusioni, una parabola sulle nostre vite assediate dalle immagini dei social media e sulla ricerca di un`autenticita` sempre piu` fragile e rara.

"poche menti scientifiche come la sua si sono degnate di mettersi al servizio degli dei della fantasia; con il suo amore per la precisione e il disegno complesso ha allestito uno spettacolo del cuore umano, colto nelle sue sbandate piu futili e primitive - lascivia, terrore, nostalgia. la violenza e la violenta comicita dei suoi romanzi ci colpiscono soprattutto per la mera descrittivita, perche e la stessa violenza degli eventi geologici. vedeva le cose da una postazione piu alta, dalla cima dei continenti che aveva dovuto lasciarsi alle spalle". (john updike)

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