"l`opera della mia vita e` stata di "vivere" l`opera d`arte, di girarla e rigirarla sul palato del mio spirito, di meditare e sognare su di essa; poi, nella speranza di meglio comprenderla, di scriverne. il regno dell`arte e` un mondo, in se` e per se`, fondato su cio` che e` attuale. ci offre, quando siamo esauriti dallo sforzo di distaccarci dalla confusione e dal ronzio dell`attuale, il riposo e il refrigerio che bramiamo prima di prendere il volo e d`innalzarci alla regione dei concetti, delle astrazioni, della matematica pura. e un regno in cui non possono trovar luogo reazioni di piacere fisico o di pena fisica, poiche` ne` quello ne` questa possono attraversarne le frontiere senza lasciare indietro ogni principio attivo. e un regno al di la` della sensazione fisica, e tuttavia e` un regno che non puo` non servire di modello e d`ispirazione a cio` che e` attuale. e il regno delle sensazioni immaginarie."
"qualcuno ha scritto che nei testi di de pisis si riconoscono i soggetti, i colori e certe emozioni dei suoi dipinti, cercando una correlazione fra i due linguaggi. e certamente vero perche` entrambi fanno parte di un unicum, l`uno nutre l`altro e viceversa. ma la caratteristica piu` interessante del personaggio nel suo complesso sta nella dimensione culturale assolutamente fuori dal comune, una dimensione erudita e profonda, da intellettuale raffinatissimo, conoscitore di discipline le piu` diverse, appassionato di arte antica e studioso di cosiddetti artisti minori, capace di darsi regole di studio severissime per raggiungere l`obiettivo della conoscenza. tutto cio` fa da substrato fecondo sia della scrittura che della pittura, entrambi linguaggi articolati e di difficile elaborazione, che tuttavia de pisis trasforma con apparente facilita` in un dipanarsi di immagini, scritte o dipinte, che narrano la sua particolare visione del mondo che lo circonda, con un carattere di candore che e` un elemento fondamentale del suo modo di leggere gli eventi, anche nei momenti nei quali affermera`, con la levita` che gli era propria, la sua omosessualita`. egli ha senza dubbio conservato dentro di se` il pascoliano "fanciullino", attraversando due guerre mondiali senza neppure per una volta prenderne atto in uno scritto o in un quadro; con una levita` che fortemente dentro di lui contrasta con il bisogno profondo di conoscenza. [...]". (dalla nota di claudia gian ferrari)
"sino al 1926... ricercai una via, un modo per esprimere i miei sentimenti. avevo stabilito che tutti i pittori dipingono le stesse cose, che solo lo stile cambia. poi, dopo avere acquisito familiarita` col cubismo, col futurismo e con l`opera di de chirico, mi resi conto che lo stile e` come la grammatica. non ha nulla a che fare con la pittura. cio` che conta e` che cosa si deve dipingere. mi resi conto anche del fatto che l`invisibile non puo` essere reso visibile, ossia che emozioni, sensazioni ecc. non possono essere dipinte. come si puo` dipingere la liberta`? come si puo` rappresentare la liberta`: in parole o immagini o anche nella propria mente? non si puo`." un`edizione critica degli scritti sull`arte, la politica, la vita del pittore belga.
"il mio sbigottimento alla notizia della morte di giorgio morandi non e` quasi tanto per la cessazione fisica dell`uomo, quanto, e piu`, per la irrevocabile, disperata certezza che la sua attivita` resti interrotta, non continui; e proprio quando piu` ce ne sarebbe bisogno. non vi saranno altri, nuovi dipinti di morandi: questo e`, per me, il pensiero piu` straziante. e tanto piu` se ricordo quel che, ancora pochi giorni fa, egli mi diceva: "se sapesse, caro longhi, quanta voglia ho di lavorare..." parole che denunciano l`improprieta`, pur molto diffusa, di assmilare il percorso di un artista a una parabola. nella costante lucidita` di morandi, esso fu piuttosto una traiettoria ben tesa, una lunga strada; speriamo che resti aperta." (roberto longhi)
i souvenirs di elisabeth vige`e le brun (1755-1842) sono, innanzi tutto, l`autobiografia di un`artista, la storia della vocazione, del suo percorso creativo, della sua committenza. dietro la pretesa ingenuita` e la maschera della modestia femminile, dietro la civetteria di una donna consapevole della sua bellezza e dei suoi successi, avvertiamo una passione totalizzante, sorretta da una grande ambizione e da un`implacabile energia. questa passione e` la pittura. madame vige`e le brun non si azzarda mai ad avventurarsi sul terreno della riflessione teorica e le brevi annotazioni di carattere tecnico sono annegate nel flusso dci ricordi. l`artista non e` un intellettuale e manca, comunque, della cultura necessaria per imbastire un discorso critico. dipingere e` per lei un dato istintivo, che assorbe nutrimento direttamente dalla vita e, alla fine di queste memorie, sorge il sospetto che sia, in realta`, la vita stessa a essere vissuta in funzione della pittura. con ottimismo incrollabile, con curiosita` entusiasta, madame vige`e le brun attraversa le prove piu` difficili della sua avventurosa esistenza. ha l`edonismo della bellezza e il suo occhio instancabile registra con uguale avidita` un quadro di raffaello, un paesaggio, anfiteatro romano, un viso di donna. non e` solo la vista a lavorare per lei: tutti i suoi sensi sono impegnati a selezionare, ad assorbire le emozioni che le giungono dal mondo esterno e che ci restituira` come gioia di vivere attraverso la sua pittura.
(dallo scritto di mario de micheli)
e proprio dei grandi spiriti sollecitare indagini e interpretazioni talvolta antitetiche tra loro, soprattutto quando, come nel caso di hieronymus bosch, la loro opera e` enigmatica e la loro vicenda umana rimane avvolta in un alone di leggenda impenetrabile. wilhelm fraenger, che ha dedicato la propria vita di studioso all`opera di bosch, approfondisce qui le tesi gia` esposte nel regno millenario (pubblicato in questa stessa collana) secondo cui l`arte del "virgilio della pittura olandese" sarebbe una proiezione del messaggio religioso e rituale della comunita` adamitica dei "fratelli del libero spirito", ai cui misteri il pittore sarebbe stato iniziato. secondo questa tesi, enigmatica e affascinante, bosch non e` dunque soltanto uno straordinario inventore di immagini: la sua e` una visione del mondo che in ogni particolare obbedisce a un disegno allegorico di vaste dimensioni, in cui fonti teologiche, tradizione ermetica e metamorfosi alchemiche sono evocate con immagini di eccezionale pregnanza figurativa.
questa raccolta di lettere dei macchiaioli non e` solo un documento artistico, ma e` anche e soprattutto uno spaccato della societa` e della storia dell`italia del secondo ottocento. le guerre d`indipendenza e l`orgoglio nazionale fanno da sfondo al vernacolare racconto di una delle prime avanguardie artistiche italiane. i giovani che si ritrovano attorno ai tavoli del caffe` michelangelo di firenze sono studenti appena usciti dalle accademie, sono letterati, musicisti, scrittori, sono uomini pieni di entusiasmo, di idee e di passioni. "l`arte e` un sentimento non un mestiere", afferma fattori. e bastano queste poche parole per esprimere lo stato d`animo di un`epoca, per riassumere la ricerca di una pittura che vuole essere espressione del sentire piu` che del fare e che, anche se sembra guardare ai vicini d`oltralpe, in verita` non puo` dimenticare i secoli che l`hanno preceduta. la "macchia", dunque, non vuole accontentare l`occhio ma il cuore, non vuole cogliere una fugace impressione, ma essere un fedele resoconto della piccola quotidianita`. non ci sono eroi, ma uomini; non ci sono battaglie, ma retrovie, non ci sono prodezze, ma il semplice e commuovente cammino di tutti i giorni: e` li` che si manifestano l`epicita` e le ansie del mondo.
in un arco temporale che va dal 1979 al 1981, anno del referendum sull`aborto, si vedono riemergere dall`esperienza viva degli interlocutori gli interrogativi ultimi sul senso e il non senso dell`esistenza umana, sulla natura del cristianesimo, sulla figura di cristo e la sua verificabilita`. nel momento in cui diventano clamorosi i segni di un congedo della societa` da una mentalita` cristiana, non si tratta innanzitutto di aggrapparsi ai "valori", ma di ritornare all`origine: cristo come avvenimento del presente. la fede non e` la sopravvivenza di un`etica, o l`attaccamento nostalgico a un mondo che finisce, bensi` "la certezza di alcune grandi cose". secondo volume della serie "l`equipe".