"il carcere e` come la giungla amazzonica, come un paese in guerra, un`isola remota, un luogo estremo dove la sopravvivenza e` la priorita` e i sentimenti primari sono nitidi": forse e` per questo che, da narratrice attratta dai luoghi dove "l`uomo e` illuminato a giorno", daria bignardi trent`anni fa e` entrata per la prima volta in un carcere. da allora le prigioni non ha mai smesso di frequentarle: ha collaborato con il giornale di san vittore, portato in tv le sue conversazioni coi carcerati, accompagnato sua figlia di tre mesi in parlatorio a conoscere il nonno recluso, e` rimasta in contatto con molti detenuti ed e` tuttora un "articolo 78", autorizzata cioe` a collaborare alle attivita` culturali che si svolgono in carcere. ha incontrato ladri, rapinatori, spacciatori, mafiosi, terroristi e assassini, parlato con agenti di polizia penitenziaria, giudici, direttori di istituto. per scrivere di quel mondo si e` ritirata per mesi su un`isola piccolissima: linosa. ma il carcere l`ha inseguita anche li`. e gli incontri e la vita sull`isola sono entrati in dialogo profondo con le storie viste e ascoltate in carcere. bignardi ci racconta il suo viaggio nell`isolamento e nelle prigioni, anche interiori, con la voce unica con cui da sempre riesce a trasportarci al centro delle esperienze, partendo da se`, mettendosi in gioco, cosi` come ha fatto la mattina del 9 marzo 2020 in un video girato di fronte a san vittore, mentre alcuni detenuti salivano sul tetto unendosi alle rivolte che stavano scoppiando in molte carceri italiane. in seguito a quegli eventi sarebbero morte tredici persone recluse. "so come vanno le cose col carcere" scrive, "il carcere lo odiano tutti. alcuni amano il carcere degli altri, per cosi` dire": parlarne e` un gesto inevitabilmente politico, perche` rivolgendo lo sguardo al carcere lo si rivolge al cuore della societa`, ma questo e` anche e prima di tutto un libro personale, in cui ogni cosa - ritratti, riflessioni, cronaca, ricordi - e` cucita |