di chi e` la voce che parla, in poesia? a chi parla, e per dire cosa? in questo libro si fondono e si mescolano monologhi e lingua comune, introversione e ascolto, chiacchiere prese dal quotidiano (tram, sale d`attesa, tavolini del bar) o dai social network (i veri luoghi d`incontro nel xxi secolo), tracce e risonanze di classici e contemporanei (da mann, hamsun, foster wallace e sarah kane a di ruscio, bordini e nathalie quintane). la distinzione e` un modo di essere nel mondo, tra gli altri, scoprendosi esposti alla stessa esuberanza verbale e alla stessa fragilita` corporea: centro simbolico e` l`ospedale, dove il male e la cura sono le due facce di un`umanita` che resiste all`inevitabilita` della fine, al suo annuncio, alla sua imminenza e chiede di essere raccontata proprio nel suo svanire o disperdersi entro le microstorie dell`indistinto (). ma non si tratta di annegare nella cupezza: le voci degli zombie ospedalieri sono, alla fine, vitali, non hanno paura di comunicare il desiderio di nutrirsi, di durare, di trasformare costrizioni e limitazioni in occasioni di vicinanza, condivisione, socialita`. chi ha il coraggio di morire ha anche quello di ridere, rovesciando la massima famosa. e qui, tra corpi difettati e disfunzioni psichiche, memorie sbriciolate e ipocondrie ossessive, ogni tanto, effettivamente, e di cuore, si ride. |