tre giorni dura il ritorno a trieste di alma, che dalla citta` e` fuggita per rifarsi una vita lontano, e ora e` tornata per raccogliere l`imprevista eredita` di suo padre. un uomo senza radici che odiava il culto del passato e i suoi lasciti, un padre pieno di fascino ma sfuggente, che andava e veniva al di la` del confine, senza che si potesse sapere che lavoro facesse la` nell`isola, all`ombra del maresciallo tito "occhi di vipera". a trieste alma ritrova una mappa dimenticata della sua vita. ritrova la bella casa nel viale dei platani, dove ha trascorso l`infanzia grazie ai nonni materni, custodi della tradizione mitteleuropea, dei caffe` colti e mondani, distante anni luce dal disordine chiassoso di casa sua, "dove le persone entravano e se ne andavano, e pareva che i vestiti non fossero mai stati tolti dalle valigie". ritrova la casa sul carso, dove si sono trasferiti all`improvviso e dove e` arrivato vili, figlio di due intellettuali di belgrado amici di suo padre. vili che da un giorno all`altro e` entrato nella sua vita cancellando definitivamente l`austriaungheria. adesso e` proprio dalle mani di vili, che e` stato "un fratello, un amico, un antagonista", che alma deve ricevere l`eredita` del padre. ma vili e` l`ultima persona che vorrebbe rivedere. i tre giorni culminanti con la pasqua ortodossa diventano cosi` lo spartiacque tra cio` che e` stato e non potra` piu` tornare - l`infanzia, la liberta`, la jugoslavia del padre, l`aria seducente respirata all`ombra del confine - e quello che sara`. federica manzon scrive un romanzo dove l`identita`, la memoria e la storia - personale, familiare, dei paesi - si cercano e si sfuggono continuamente, facendo di trieste un punto di vista da cui guardare i nostri difficili tentativi di capire chi siamo e dov`e` la nostra casa. |