, scrive la psicoanalista austriaca hermine hug-hellmuth nel diario di una giovinetta prefato da sigmund freud. un libro , dunque - come dichiara bordini nella sua prefazione - fa rinsavire chi lo legge, perche` punta un faro da ring sulla sua vita, non soltanto amorosa, ma di relazione. la tenace strategia di bordini e` mettere in scena la confusione che segue all`apparir del vero, che presenta se` stesso in parvenza d`, ma riverbera la sua ombraluce fino allo stato inerme dell`infanzia. strategia e` infatti scritto senza risparmio e non risparmia neanche l`autoavverarsi della profezia di morte (simbolica) all`avversario amoroso che, in questo caso, coincide col primo lettore. e pure noi, lettori postumi all`amore qui dato, riceviamo diretti in pieno viso, se mai una volta siamo stati investiti dallo spavento che chiamiamo . bordini prova a emanciparsi dall`ossessione trasferendo in contesto agonistico la dantesca, che ora diventa una ma poco dopo, nient`affatto salvo, scrive il nome dei nomi, mamma, con la voce che quasi gli fallisce per i singhiozzi, spostato nel tempo senza tempo della psiche il seme del piangere di giorgio caproni - che, a sua volta, lavorava un seme dantesco. con bordini, che invoca la madre passando attraverso la perdita della donna amata, torniamo dunque due volte al padre della nostra poesia: una per via diretta (la ) e una per via indiretta (il piangere caproniano) ma, soprattutto, attraversiamo il confine tra cosi` detta realta` e scienza interiore, tra follia e ragione, dunque tra vita e morte, conosciamo per negazione come in montale () e ritorniamo a noi come rinati, come sciacquati da una colonna d`acqua, per meta` pianto e per meta` futuro. maria grazia calandrone |