nel 1965 alberto arbasino pubblico` "grazie per le magnifiche rose", foltissimo volume di scritti sul teatro - non , si precisava, bensi` . che la maggior parte di quegli autori e attori sia poi scomparsa dalla senza lasciare , come arbasino avrebbe in seguito osservato, e` certo vero. ma e` altrettanto vero che non occorre ricordare chi fosse celeste aida zanchi per soccombere a un inciso come . l`inesauribile forza di seduzione di queste leggendarie cronache teatrali, difatti, sta tutta in una scrittura indiavolata, elettrizzante, che girando su se` stessa si appropria delle a broadway come a bayreuth - pubblico incluso - per poi ritrarle attraverso fulminanti comparazioni con il conosciuto (<"divi" noti e abituali> per il lettore italiano) oppure attraverso fastose ecfrasi degne di longhi e gadda. ma, soprattutto, palpita dietro ogni cronaca la felicita` della scoperta - quella che, di solito trattenuta, esplode di fronte a musical come gypsy, . cosi` come palpita - vero protagonista di questo - il mondo, quale era in quegli anni. |