in un giorno di agosto degli anni ottanta, stella, sedici anni e il in testa, coltivato sulle pagine di on the road, e suo cugino michele, dieci anni scarsi e il naso ficcato sempre in qualche libro, arrivano in un piccolo borgo del monferrato. partiti dalla stazione centrale di napoli, si ritrovano in un paesaggio di vigneti arrampicati sulle colline, dove, a ridosso di una strada provinciale cinta da pali della luce su cui si appollaiano spesso falchetti, nibbi e poiane, si erge il cascinale di rensin. con i calzoni macchiati dalle gore di grasso del trattore, un rigo nero di terra sotto le unghie, rensin vive in quella casa da quando e` nato. quando assomigliava a mastroianni, ha fatto breccia nel cuore di marina, la zia di stella che lavorava in una clinica a napoli come inserviente prima di trasferirsi nel munfra`, il nomignolo fraterno con cui rensin chiama il monferrato. in quel cascinale del munfra`, stella, michele e poi angela, la sorella di stella, assisteranno, nel corso degli anni, allo svolgersi delle vite racchiuse tra quelle mura. alla vita della zia marina, innanzi tutto, che sarchiera` la terra, leghera` le viti, raccogliera` le uova dal pollaio, ma restera` sempre prigioniera di un amore impigliato, incapace di sciogliersi dalla trama del destino. a quella di rensin, che, attaccato alle leggi della terra, trattera` le bestie da bestie finche` non si ammalera`. alla vita, infine, di lodovina, la nonna piccola, bassina, con la bocca grande e gli occhi enormi e distanziati, che narrera` degli spettri celati in ogni casa, in ogni famiglia, in ogni paese, spettri che non l`aiuteranno, pero`, ad alleviare la spietata durezza della vecchiaia. vite appartate, lontane dai clamori della storia, vite tuttavia che hanno il proprio posto nel mondo e, sapendo che l`amore si nutre soltanto della creatura che lo genera, sono capaci di cogliere gli istanti di felicita` che l`esistenza riesce a elargire. omaggiando la terra che ha dato i natali a |