con una scrittura originale come un classico pezzo di jazz, in questo romanzo autobiografico vitaliano trevisan racconta il lavoro nel luogo in cui e` una religione, il nordest, dagli anni settanta fino agli anni zero. e attraverso questa lente scandaglia non solo le mutazioni del nostro paese, ma la sua stessa vita: il fallimento dell`amore, i meccanismi di potere nascosti in qualunque relazione, la storia della propria e di ogni famiglia, che e` sempre . . la condanna tutta umana al lavoro inizia per vitaliano trevisan a quindici anni, quando una sera a cena chiede al padre una bicicletta nuova, da maschio, perche` girare con quella della sorella maggiore significa essere preso in giro dai compagni. per tutta risposta, il padre lo porta nell`officina di un amico che stampa lamiere per abbeveratoi da uccelli: , gli dice, alludendo al denaro. inizia per l`autore una che e` un succedersi di false partenze: dal manovale al costruttore di barche a vela, dal cameriere al geometra, dal disoccupato al gelataio in germania, dal magazziniere al portiere di notte, fino allo spaccio di droga e al furto, . trevisan racconta gli anni settanta schiacciati tra politica ed eroina, cui sembra essere sopravvissuto quasi per caso, la storia di un matrimonio e della sua fine, le contraddizioni del mondo della cultura - dove per ironia della sorte la frase piu` ripetuta e` , la stessa che gli propinava il pad |