scrive virgina verasis di castiglione a uno dei suoi innumerevoli amanti, palesando la sua esigenza piu` radicata e insopprimibile: non avere padroni. un`esigenza che emerge prepotentemente dal racconto che della sua vita ci propone l`autrice di amanti e regine. tutti noi - grazie agli scritti di testimoni e biografi, a film e sceneggiati televisivi, nonche` ai moltissimi ritratti fotografici che in anni recenti sono stati pubblicati ed esposti - crediamo di sapere chi sia stata la contessa di castiglione: una di incomparabile bellezza che, dopo aver conquistato (secondo le istruzioni ricevute dal conte di cavour) napoleone iii e abbagliato la corte del secondo impero, si chiuse in una casa senza specchi nascondendo ai propri occhi e a quelli del mondo la sua inarrestabile decadenza. ma colei che robert de montesquiou consacro` per sempre come e` stata molto di piu`, e benedetta craveri, la quale ha rintracciato negli archivi italiani e francesi un`ingente mole di lettere totalmente inedite, ce lo fa scoprire lasciando che sia virginia a parlarci di se`: dei suoi amori, delle sue ambizioni, delle sue paure, delle sue ossessioni. vengono cosi` alla luce aspetti sorprendenti di una donna che seppe usare il suo fascino, ma anche la sua intelligenza politica, la sua audacia, la sua volonta` di dominio, la sua straordinaria abilita` di commediante, e anche una buona dose di cinismo, per raggiungere un traguardo all`epoca inimmaginabile: disporre liberamente della propria esistenza. una ribellione alle regole imposte dalla morale del secolo borghese che, scrive craveri, "ha mantenuto intatta la sua forza incendiaria e che ancora oggi disturba, sconcerta, scandalizza>. |