autore di "commedie italiane" di successo, pallavicini accende il suo allegro cinismo a maggior disdoro di quelle categorie di persone che volentieri siamo concordi nell`etichettare come intollerabili: il so-tutto-da-bar, il marcatore territoriale, l`inventore del cannone sparafoglie, la paranoide scientifico-ossessiva, l`anziano su internet, i diapositivisti delle vacanze nell`epoca del digitale, lo spara-stato-di-salute altrimenti detto il "rigor mortis", ecc ecc. di ciascuna tipologia si raccontano le caratteristiche e i guasti prodotti e si propongono le modalita` di una soppressione radicale a fin di bene. fra l`una e l`altra eliminazione (preparata da abbondanti prove a carico dell`infausto personaggio) ci sono le tipologie che suscitano raptus letali, e li` si arriva al "mai piu`" del "buon uccidere" senza troppe remore. "l`arte del buon uccidere" e` una scuola efferata contro le efferatezze della noia, del fastidio, dell`ingombro. viene da lontano, e va lontano, perche` noia e fastidio fanno ridere, e la comicita`, come e` noto, prolunga la vita. per "l`arte del buon uccidere", piersandro pallavicini si e` ispirato a una serie di antonio amurri pubblicata da mondadori negli anni settanta (come ammazzare la moglie/il marito/la suocera/se stessi, ecc) e ha subito il fascino dei "delitti esemplari" di max aub (sellerio). |