quando la prima edizione di "casa di foglie" inizio` a circolare negli stati uniti, affiorando a poco a poco su internet, nessuno avrebbe potuto immaginare il seguito di appassionati che avrebbe raccolto. all`inizio tra i piu` giovani - musicisti, tatuatori, programmatori, ecologisti, drogati di adrenalina -, poi presso un pubblico sempre piu` ampio. finche` stephen king, in una conversazione pubblicata sul , non indico` "casa di foglie" come il moby dick del genere horror. un horror letterario che si tramuta in un attacco al concetto stesso di . qualcun altro l`ha definita una storia d`amore scritta da un semiologo, un mosaico narrativo in bilico tra la suspense e un onirico viaggio nel subconscio. o ancora: una bizzarra invenzione a` la pynchon, pervasa dall`ossessione linguistica di nabokov e mutevole come un borgesiano labirinto dell`irrealta`. impossibile inquadrare in una formula l`inquietante debutto di mark z. danielewski, o anche solo provare a ricostruirne la trama, punteggiata di citazioni, digressioni erudite, immagini e appendici. la storia ruota intorno a un misterioso manoscritto rinvenuto in un baule dopo la morte del suo estensore, l`anziano zampano`, e consiste nell`esplorazione di un film di culto girato nella casa stregata di ash tree lane in cui viveva la famiglia del regista, will navidson, premio pulitzer per la fotografia, che finira` per svelare un abisso senza fine, spalancato su una tenebra senziente e ferina, capace di inghiottire chiunque osi disturbarla. |