di concetto marchesi (1878-1957) puo` dirsi che ebbe due vite: quella vera, di uomo di genio, con la sua grandezza, e le sue debolezze e zone d`ombra, il suo fiuto politico, il suo pessimistico individualismo; e quella, artificiosa, del mito postumo. l`esperienza che segno` tutta la sua vicenda fu la resa, e poi adesione, al fascismo della maggioranza degli italiani. marchesi convisse col fascismo nella difficile posizione dell`oppositore `dormiente`, unico esponente dell`alta cultura italiana legato al disciolto ma mai annientato partito comunista. intanto maturava in lui l`opzione, verso cui si orientava, negli stessi anni, anche antonio gramsci, per il , incarnato, ai suoi occhi, dal potere staliniano. la costante riscrittura di capitoli chiave della sua storia della letteratura latina (gaio gracco, sallustio, cesare, tacito) fu lo specchio di tale cammino. rettore a padova dopo l`8 settembre 1943, gioco` una partita spericolata e controversa, ma alla lunga insostenibile. costretto alla fuga, dall`esilio in svizzera, crocevia dei servizi segreti delle potenze in guerra, divenne il perno della rete che riforniva di armi i partigiani. nel riflusso del dopoguerra, presto vide che il fascismo non era affatto morto. ma nel , pur sferzando apostati e fuggiaschi, intui` la crisi profonda del movimento comunista. |